QUARTIERI DI ROMA

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Quartieri di Roma

ROMA NORD

La zona prende il nome a seguito di un evento curioso accaduto a Costantino il Grande quando, nella battaglia di Saxa Rubra del 312 d.C., gli cadde di mano il “labarum”, stendardo militare che doveva precedere l’esercito in battaglia con le prime due lettere dell’alfabeto greco della parola Cristo. Labaro, fa parte di quelle borgate e di quegli agglomerati urbanistici realizzati a Roma dal 1924 al 1937 grazie a progetti di edilizia popolare, che nel tempo ha portato l’intera zona ad uniformarsi dal punto di vista architettonico, in quelle che al tempo erano le zone dell’Agro Romano, adibite alla coltivazione. L’intera area di Labaro è sempre stata meta di immigrazione, prima da parte di centinaia di abruzzesi scappati da terremoti e povertà, poi marchigiani e ciociari che, dalle vicine campagne laziali, cercavano fortuna avvicinandosi al centro abitato, per finire ai nostri giorni con africani, rumeni, peruviani, che scappando da guerre e miseria hanno trovato in questo quartiere un punto strategico, per poi arrivare a Roma e cercare un lavoro. Un grande sviluppo del quartiere è avvenuto attorno agli anni ’50 quando fu costruita la diga di Castel Giubileo, che dista pochi chilometri da Labaro, grazie all’opera della Società Idroelettrica Tevere, poi assegnata ad ENEL. Questo permise di offrire un’opportunità di lavoro a moltissimi operai provenienti dalle zone vicine e dalle regioni Umbria ed Abruzzo. Il quartiere è densamente popolato da famiglie del ceto medio basso, che, soprattutto per questioni economiche, ha scelto di vivere in periferia per poter avere un alloggio meno caro, pagando però il prezzo delle lunghe code in auto per arrivare a Roma, o il disagio di treni, spesso sovra affollati ed inefficienti, che trasportano ogni giorno migliaia di pendolari sul luogo di lavoro. Gli immobili sono stati edificati con i criteri dell’edilizia popolare ed hanno costi decisamente dimezzati rispetto a quelli della città di Roma, sia per chi acquista, sia per chi preferisce stare in affitto. Naturalmente abitare a Labaro oggi è come vivere in quartiere dormitorio. La necessità di spostarsi su Roma per lavorare diventa un obbligo per molti, anche per gli studenti che fanno la spola con la Capitale per raggiungere licei ed università. Le strade che collegano Labaro a Roma sono estremamente trafficate ed obbligano i residenti a trascorre molto del loro tempo in automobile, malgrado la distanza non sia cosi eccessiva.
La zona prende il nome da via di Prima Porta, la quale strada si trova interamente ricompresa nella zona in oggetto. Sull’origine del nome, il dizionario toponomastico recita testualmente: “Dall’antica tenuta omonima”. Si trova nell’area nord di Roma, si trova al di fuori del Grande Raccordo Anulare, a ridosso del confine con i comuni di Formello, Sacrofano e Riano e a ridosso del fiume Tevere. Il nome Prima Porta risale al XIII secolo e precisamente al 1225. Fu quindi nel Medioevo che il piccolo borgo, sorto al 13º km della via Flaminia su resti di antiche costruzioni romane, assunse tale denominazione per la presenza dei ruderi di un arco presso la chiesa dei Santi Urbano e Lorenzo, arco che poteva essere la “prima porta” di ingresso all’Urbe per chi veniva da nord. Nel 1912, sotto il pontificato di Pio X, in occasione del sedicesimo centenario della vittoria di Costantino I su Massenzio nella battaglia di Saxa Rubra del 312 d.C., venne apposta una lapide, con epigrafe in latino, su una parete rocciosa all’inizio della via Tiberina, per suggellare la vittoria del cristianesimo sul paganesimo. Nel 1941 avvenne la consacrazione del cimitero Flaminio, comunemente chiamato Cimitero di Prima Porta, che con i suoi 140 ha di estensione è il più grande cimitero d’Italia. Prima Porta è servita dalla omonima fermata posta lungo la ferrovia Roma-Civitacastellana-Viterbo, servita da treni regionali ATAC.
La zona “Tomba di Nerone” si estende lungo l’ex consolare Cassia ed è uno degli insediamenti programmati nei piani d’espansione urbanistica sviluppati negli anni ’20 del XX secolo. La zona prende il nome da un monumento sepolcrale, edificato lungo l’antica via consolare Cassia nella seconda metà del III secolo, erroneamente ritenuto la tomba di Nerone a causa di una credenza popolare sorta nel medioevo. Questa credenza nacque nel XII secolo, allorquando voci popolari supposero che le spoglie dell’imperatore fossero state traslate in quel sepolcro, a seguito della distruzione del mausoleo che le conteneva, in Piazza del Popolo. Questo monumento, in realtà, è il sarcofago di Publio Vibio Mariano, proconsole e preside della Sardegna e prefetto della Legio II Italica, e di sua moglie Regina Maxima. Il quartiere si svolge per tutta la lunghezza su un crinale abbastanza elevato della consolare Cassia. Questa zona è una delle più verdi e tranquille della città di Roma, godendo della presenza della Riserva Naturale dell’Insugherata, che sorge ad ovest, tra Via Cassia e Via Trionfale e del Parco Regionale di Veio a Nord-Ovest, anch’esso ricco di sentieri e luoghi di interesse storico e naturalistico. Questo quartiere confina con La Giustiniana, Grottarossa, Tor di Quinto, Della Vittoria, Trionfale e Ottavia, a Roma Nord, nel contesto del Municipio Roma XV. Oggi gran parte del quartiere Tomba di Nerone, cuore della Cassia, è considerata una delle zone più belle di Roma Nord, grazie alla presenza di ampie aree verdi e una rete di servizi assai efficiente, soprattutto per quanto riguarda le scuole e gli ospedali. Su bei viali alberati si affacciano case che vanno da palazzine non troppo alte a villini bifamiliari, con la tranquillità tipica delle zone lontane dal caos del centro. La vicinanza con il G.R.A. permette di raggiungere in un tempo relativamente breve gli altri quartieri romani, mentre la via Cassia collega direttamente con il centro storico. A breve distanza si trovano anche Corso Francia, la Farnesina, gli spazi verdi del Foro Italico, del Parco delle Nazioni e del Parco della Farnesina.
Flaminio è il nome del primo quartiere di Roma. Si trova nell’area nord della città, a ridosso delle Mura Aureliane e del fiume Tevere. Rientra interamente nel territorio amministrato dal municipio II del Comune. Ha una superficie di 118,77 ha. Il Flaminio è fra i primi 15 quartieri nati nel 1911, ufficialmente istituiti nel 1921. Il quartiere deve il suo nome alla via consolare che lo attraversa, Via Flaminia. Disabitato fino al 19° secolo a causa dei frequenti straripamenti del fiume Tevere, ha attraversato diverse fasi storiche di evoluzione, con una progressiva urbanizzazione durante il periodo fascista fino a trasformarsi profondamente dopo la fine della seconda guerra mondiale con l’assegnazione dei Giochi Olimpici del 1960 a Roma. Il Flaminio è oggi un quartiere prestigioso di Roma, che ospita le più grandi opere dell’architettura contemporanea in città, oltre ad essere un luogo ricco di posti interessanti da visitare, sia a livello culturale che paesaggistico. Nella zona è presente la fermata Flaminio della linea A della metropolitana, oltre ai numerosi tram ed autobus che portano in ogni angolo della capitale. Inoltre, è disponibile la stazione ferroviaria di Piazzale Flaminio, capolinea della ferrovia Roma–Civitacastellana–Viterbo.
Grottarossa è uno dei quartieri più esterni di Roma, fa parte dell’Agro Romano, la zona rurale della città. Si trova nell’area nord di Roma, a ridosso ed internamente al Grande Raccordo Anulare e contigua al fiume Tevere. Grottarossa era attraversata dall’antica via Veientana che si staccava dalla via Cassia e collegava Roma con Veio. La zona prende il nome da grotte scavate nel tufo rosso, trovate nei pressi della omonima via di Grottarossa e dove, presumibilmente, abitavano degli ominidi preistorici. La densità di popolazione del quartiere, così come le caratteristiche degli abitanti, è molto eterogenea. Il centro di Roma è raggiungibile dalla via Cassia mentre per partire verso altre destinazioni, è disponibile a due passi il Grande Raccordo Anulare. Da segnalare in zona la presenza del moderno ospedale di Sant’Andrea che garantisce servizi sanitari di alto livello. L’area è comoda anche per chi lavora in Rai, considerando che qui c’è anche la frazione di Saxa Rubra che ospita il più importante centro di produzione della televisione di stato.
Parioli è il nome del secondo quartiere di Roma. Rientra interamente nel territorio amministrato dal municipio II del Comune. Sull’origine del suo nome ci sono differenti versioni: chi lo attribuisce ai Monti Parioli colline su cui l’area è stata edificata a partire dal ‘900; chi l’associa ai peraioli, i coltivatori di pere che popolavano la zona ad inizio secolo. Il quartiere, che si trova nell’area nord della città, a ridosso del fiume Tevere non lontano dal centro storico ma vicino alla periferia, è fra i primi quartieri nati nel 1911. La sua storia prende il via ufficialmente nel 1921 e ci vollero circa 30 anni per completarne la fisionomia. Negli anni ’50, infatti, i Parioli si presentano come un quartiere abitato dalla borghesia medio-alta, per lo più ufficiali e personaggi di spicco del fascismo. In quegli anni vennero erette eleganti palazzine e villini, inseriti in contesti verdi signorili, edificazioni che, tutt’oggi, rimangono simbolo storico e culturale di epoche passate visibile nel rione. Il quartiere, da sempre residenza di facoltosi, commercianti ed imprenditori nonché personaggi televisivi, negli anni è stato al centro di film, riviste e libri. L’accezione “pariolino”, termine usato per identificare persone agiate e alla moda (anche non residenti nel quartiere), diventa una parola molto usate ed entra anche nel vocabolario. La storia più antica del quartiere, risalente ed epoche romane ed antecedenti, è ancora visibile tra le strade del quartiere. Nell’area si trovano infatti i resti dell’antica città Sabina “Antemnae”, la villa Romana dell’Auditorium e le Catacombe dei Giordani e di Sant’Ilaria.
Terzo quartiere della Capitale, il Pinciano si trova a nord rispetto al centro di Roma, e a ridosso delle mura aureliane. Si trova nell’area nord della città, a ridosso delle Mura Aureliane. Rientra interamente nel territorio amministrato dal municipio II del Comune. Il quartiere Pinciano è fra i primi 15 quartieri nati nel 1911, ufficialmente istituiti nel 1921, con il nome di Vittorio Emanuele III. In precedenza erano già in uso nomi come “Quartiere dei Fiumi” per la parte delle vie intitolate a vari fiumi e “Pinciano” per la parte fra via Pinciana e via Salaria, o anche “Quartiere Sebastiani”. Il nome attuale, riconquistato nel 1946 con l’avvento della Repubblica, deriva da Via Pinciana e dal Colle del Pincio su cui è stato costruito il quartiere. La caratteristica principale, condivisa con il quartiere Parioli, è il parco di Villa Borghese che rende l’area molto verde. Nella parte ovest c’è il Tevere, con cui confina. Il colle su cui è stato eretto il quartiere offre panorami mozzafiato su Roma.
Salario è il nome del quarto quartiere di Roma. Si trova nell’area nord della città, a ridosso delle Mura Aureliane. Rientra interamente nel territorio amministrato dal municipio II del Comune. Il territorio immediatamente al di fuori di Porta Pia è rimasto zona di campagna fino alla fine del XIX secolo come tutte le zone fuori le Mura aureliane note allora come “suburbia”. La zona, percorsa dalla via Nomentana e dalla via Salaria che da lì prendono origine, ha ospitato dal XVIII secolo tenute di caccia e residenze di campagna come Villa Albani, ancora oggi esistente e che occupa un buon quarto del territorio del quartiere, e Villa Patrizi (nel territorio del quartiere Nomentano). Quest’ultima sorgeva immediatamente fuori Porta Pia e fu sacrificata alle esigenze d’espansione della Roma post-unitaria. Il sito è ora occupato dal Ministero dei Trasporti. Le prime attività edilizie sulle nuove lottizzazioni esterne alle Mura aureliane, iniziarono nell’area esterna a Porta Pia e Porta Salaria già nell’ultimo ventennio del XIX secolo. Fu solo, però, nel 1911 che l’amministrazione della città definì la nascita dei nuovi quartieri, che venne poi resa ufficiale nel 1921. L’area del quartiere Salario fu compresa nell’ambito del territorio definito dalle Porte Pia e Salaria fino al ponte sull’Aniene e alla riva sinistra dello stesso fiume. Tale definizione territoriale fu poi rivista nel 1926 con l’istituzione del quartiere Savoia (oggi Trieste) che incluse tutte le zone al di là dell’attuale viale Regina Margherita riducendo notevolmente la dimensione del Salario.
Nomentano (Nomentano-Italia) è il nome del quinto quartiere di Roma. Si trova nell’area nord-est della città, a ridosso delle Mura Aureliane. Rientra interamente nel territorio amministrato dal municipio III del Comune. Comprende la zona tra via Nomentana, la tangenziale est, il Policlinico Umberto I e parte della zona di San Lorenzo. Nomentano è un quartiere piuttosto rilevante a Roma per via della sua storia socio-culturale. Nato agli inizi del Novecento come area destinata alla borghesia medio-alta, caratterizzato da villini con pregevoli finiture artistiche, ha avuto un profondo sviluppo come zona residenziale nel periodo fascista quando l’intera zona venne rivisitata e destinata alle residenze dei gerarchi fascisti. Con l’avvento della seconda guerra mondiale, i bombardamenti e le deportazioni degli ebrei, di cui molti risiedevano proprio nel quartiere Nomentano, i villini sono stati via via rimpiazzati da palazzine moderne ed uffici, arrivando in tempi rapidi alla completa saturazione dello sviluppo territoriale. Nomentano offre un’ottima scelta di servizi: negozi, caffetterie, ristoranti, tavole calde, uffici, aree verdi come Villa Torlonia. E’ caratterizzato dalla presenza della Sapienza, Università degli Studi di Roma, con i suoi 2000 studenti la più grande in Europa e la terza nel mondo, dal polo ospedaliero universitario Policlinico Umberto I, da molte strutture ministeriali, sindacali, culturali, scuole e istituti di ricerca e di alta formazione. In questo quartiere si incrociano le vite di famiglie romane, di dipendenti d’ufficio, di studenti fuori sede e di giovani migranti. Il quartiere Nomentano è ben collegato a tutte le zone di Roma con autobus, tram e la metro. I capolinea principali degli autobus sono Piazza Fiume (ovest) e Piazza Bologna (Est), le fermate della metro Bologna e Policlinico sono sulla linea B (la blu). Questa posizione permette di raggiungere sia le principali stazioni di Roma Termini e Tiburtina, collegate dalla metro B, sia gli aeroporti dell’urbe Fiumicino (FCO) e Ciampino (CIA).
Il quartiere Trionfale di Roma prende il suo nome dalla Via Trionfale, che era la strada che percorrevano i guerrieri romani dopo aver vinto la battaglia contro il nemico per ricevere gli omaggi del popolo. Esso è situato ad ovest, confinante con le Mura leonine ed al suo interno ospita il Parco del Pineto. Questo quartiere, come quello del Flaminio, nacque nel 1911 ma venne istituito ufficialmente solo nel 1921. Nel periodo del Medioevo la Via Trionfale fu la strada che percorrevano i pellegrini che arrivavano a Roma dalla Via Francigena durante il loro pellegrinaggio. In questo quartiere dall’atmosfera solenne, è tangibile la mescolanza di antico e moderno, e si respira un’aria ricca di storia e dal passato importante. Il quartiere era ricco di insediamenti ed erano presenti molte fabbriche di operai, lavoratori e artigiani al servizio dei numerosi Papi che si sono succeduti nel tempo. In quest’area era forte la presenza dei cosiddetti fornaciari ossia coloro che fabbricavano mattoni e materiali di argilla cotta utilizzati nell’edilizia dell’epoca, quando Roma venne designata come capitale d’Italia. Oggi vi sono ancora i resti di alcune fornaci custoditi nel Parco Regionale del Pineto, e vicino alla stazione della linea metropolitana Valle Aurelia, oltre ai ruderi delle fabbriche di mattoni che approvvigionarono materiale per la costruzione della Roma dei Papi e successivamente della Capitale. Qui i palazzi esistenti ancora oggi furono edificati nel secolo scorso; a contribuire alla loro costruzione fu soprattutto nel 1912 l’Istituto Autonomo Case Popolari, e dagli anni ’20 vi fu poi uno sviluppo di un’edilizia di massa col mercato all’aperto, uno tra i più conosciuti e più vecchi della città, che è stato poi ristrutturato. Nel quartiere vi erano numerosi stabilimenti dell’industria laterizia ricordati ancora oggi da molti anziani del quartiere come la FRU e la Enrico Bonomi. Nel 1949 venne costruita la fontana del Peschiera di piazzale degli Eroi, che venne inaugurata dall’allora presidente della Repubblica Luigi Einaudi. Dal 1920 alla fine del 1940 fu costruita la maggior parte delle strutture presenti ancora oggi come la Scuola Elementare Giambattista Vico , la Scuola Media Luigi Rizzo e la Casa dei Bambini di via Ruggero di Lauria. In sostanza, il quartiere si è sviluppato in epoche diverse ed oggi si presenta come un quartiere densamente popolato e molto ben collegato, pieno di attività, di negozi, di edifici di culto, e che offre molti servizi al cittadino.
Vittoria è il quindicesimo quartiere di Roma. Amministrato dai municipi XVII e XX del Comune. È fra i primi 15 nati nel 1911, ufficialmente istituiti nel 1921, con il nome di Milvio, rinominato nel 1935 con il nome attuale, probabilmente per via dell’esito della Prima guerra mondiale. Si trova nel quadrante Nord della città, a ridosso delle Mura Aureliane e del fiume Tevere. Il Quartiere della Vittoria, nei primi del Novecento, si ampliò verso nord-ovest con una vasta gamma di servizi: sportivi, e tra questi spicca il Foro Italico, servizi burocratici come il Ministero degli Esteri, giudiziari come il tribunale penale di Piazzale Clodio, ricettivi come Ostelli della Gioventù, e delle telecomunicazioni come la Rai di via Teulada. Questo ampliamento ebbe inizio durante l’epoca fascista e proseguì durante gli anni cinquanta. A piazza Maresciallo Giardino terminava viale Angelico, che un tempo proseguiva fino a ponte Milvio. Al di là del Tevere si sviluppava in epoca fascista un’ampia zona acquitrinosa che fu scelta da Enrico Del Debbio per la progettazione del Foro Italico. Nel 1929 si diede avvio al progetto che fino alla caduta del regime si chiamava Foro Mussolini, davanti si erge un immenso Obelisco con inciso il nome di “Mussolini”. Nel 1927 De Debbio avviò i lavori di edificazione dell’Accademia di Educazione Fisica oggi sede gli uffici del CONI. Il primo edificio che si vede è la Foresteria Sud, oggi sede dell’Ostello della Gioventù che fu realizzata dal De Debbio nel 1930. Su viale delle Olimpiadi c’è la Casa o la Palestra delle Armi o della Scherma, edificata nel 1935-36 su progetto di Luigi Moretti, e decorata dai mosaici di Antonio Canevari, ha ospitato anche i maxi-processi. Proseguendo c’è lo Stadio del Nuoto ultimato nel 1960 e realizzato su progetto di Del Dobbio e Vitellozzi; poi c’è lo Stadio del Tennis, ex impianto della Racchetta o Pallacorda, realizzato su progetto di Costantino Costantini tra il 1933 e il 1934. Lo stesso Costantini realizzò nel 1937 lo Stadio delle Terme che si innalza a nord delle piscine. Sulla piazza è innalzato un obelisco e davanti c’è il ponte Duca D’Aosta. All’altezza del Lungotevere Maresciallo Diaz c’è il Palazzo di Educazione Fisica di Del Dobbio, realizzato tra il 1927 e il 1932, oggi sede del CONI. C’è anche lo Stadio della Farnesina che può ospitare fino a 5 mila posti. Troviamo anche degli edifici e la Casa Internazionale dello Studente realizzata tra il 1957 e il 1960 da Del Dobbio e Lugli. Affacciato su Tevere si erge l’imponente edificio della Farnesina, sorta al posto del vecchio poligono di tiro e prima ancora di un campo militare pontificio e francese del 1864.
Situato nella parte nord-est della Capitale, nei pressi del fiume Aniene, quest’area confina nella sua parte orientale col quartiere di Talenti, mentre nella zona occidentale è delimitata dall’affascinante zona Trieste. A sud invece troviamo i popolari quartieri di Pietralata e del Nomentano, mentre dalla parte opposta, a nord, troviamo alcune aree del vecchio agro romano, quali Val Melaina e Casal Boccone. Zona abitata fin dall’antichità, tuttavia è con l’impero romano che acquista una certa notorietà in quanto su questa collina, alta alcune decine di metri, vi si recavano importanti sacerdoti per interpretare la volontà degli Dei, attraverso l’osservazione del volo degli uccelli. Da qui la sacralità dell’area e la conseguente origine del nome di “Monte Sacro”. Sempre su questo sito, secondo alcuni studiosi, si ritirarono per ben due volte nel V° secolo a.C. i plebei in rivolta contro gli esponenti patrizi romani, per ottenere maggiori poteri nelle prime istituzioni cittadine. Con il crollo dell’impero di Roma, questa zona man mano si spopolò, tuttavia rimanendo sempre un avamposto strategico per arrivare alla parte settentrionale dei territori laziali. Secondo la tradizione poi, è proprio in quest’area che, nei primi anni del XIX° secolo, Simon Bolivar decise di impegnarsi per la liberazione di diversi popoli del Sudamerica, dopo aver appreso che qui si erano ribellati i plebei contro i patrizi nell’antica Roma. Cosa poter ammirare e visitare nella zona di Montesacro Per i più curiosi, è possibile visitare diversi luoghi di culto religioso della zona. Tra i più belli troviamo la chiesa dei Santi Angeli Custodi, situata in piazza Sempione, realizzata durante gli anni ’20 del XX° secolo, su progetto dell’architetto Giovannoni. Questa struttura è stata costruita con stile e forme classiche e all’interno si possono ammirare diversi affreschi e decorazioni graziose, raffiguranti appunto angeli ed arcangeli. A livello storico, importante è invece il Ponte Nomentano, che rappresentava ai tempi dell’antica Roma, assieme al celebre Ponte Milvio, uno dei principali ponti extraurbani cittadini. Nel corso dei secoli poi venne restaurato e fortificato. Secondo un’antica tradizione, fu proprio su questa struttura che nell’800 d.C. si ebbe l’incontro tra Carlo Magno ed il Papa Leone III°. Oggi, interamente pedonale, è possibile occasionalmente visitare ed ammirarne le strutture interne. Per gli amanti della natura invece, in questa zona è possibile ammirare parte della Riserva Naturale della Valle dell’Aniene, un’area regionale protetta di circa 650 ettari. Qui si ritrovano diversi generi di piante e fiori, tra cui sambuco, malva ed iris, mentre a livello faunistico si possono osservare, nelle zone limitrofe al fiume Aniene (che attraversa l’area della riserva), gamberi americani, trote, rane e granchi di varie specie.
Già borgata ufficiale si trova nella periferia nord della città, compreso tra viale Jonio, via delle Vigne Nuove, via Giovanni Conti, tratto di via Monte Massico e via di Val Melaina. Il nome, probabilmente, deriva dal tufillo, una roccia sedimentaria derivante dal tufo. L’architettura, pur essendo decisamente eterogenea, si può sostanzialmente suddividere in due macro settori con la via delle Isole Curzolane a fungere da confine ideale: a sud è classica e tipica degli edifici di inizio ‘900 (rientrando il quartiere nel progetto urbanistico “Città-Giardino Aniene”) mentre a nord rispecchia l’edilizia popolare degli anni sessanta-settanta (anche se a differenza di altri quartieri di Roma, qui vengono mantenuti ampi spazi di verde tra gli edifici). Negli ultimi anni l’intero quartiere ha subito una massiccia riqualificazione sociale ed urbanistica, legata in particolare ai riscatti delle ex case popolari ed alla successiva alienazione. Questo fenomeno ha provocato, come conseguenza, un’enorme riabilitazione commerciale e ripresa di valore degli appartamenti, favorita anche dalla fortunata posizione tra i quartieri alto-residenziali di Monte Sacro e Talenti. A questa trasformazione, poi, deve aver sicuramente contribuito anche il pregio architettonico di alcune palazzine tra quelle edificate negli anni venti del ‘900 (in tipico stile “Barocchetto Romano”), con la peculiarità di offrire ai residenti, oltre ad una surreale tranquillità, anche la fortuna di vivere completamente immersi nel verde (cose abbastanza rare per i quartieri semi-periferici). Fulcro della zona è il mercato coperto di piazza dei Colli Euganei dove vi arriva a comprare gente anche dai quartieri limitrofi.
Il Quartiere Trieste si estende nell’area compresa tra le consolari Via Salaria e Via Nomentana, oltre il Quartiere Salario e fino al fiume Aniene. Ricerche hanno testimoniato una presenza umana in età preistorica nelle aree del Monte delle Gioie e della Sedia del Diavolo, all’interno del Quartiere. Per numerosi secoli, questo territorio fu occupato dalla campagna. Durante l’Antica Roma, come usuale nelle zone extraurbane lungo le strade consolari, vi furono costruiti diversi sepolcri, come quelli di Elio Callistio, noto ai Romani con il nome di Sedia del Diavolo, risalente al II Secolo. Durante il III e IV Secolo, invece, sempre in questo territorio, lungo la Via Salaria, nacquero le Catacombe di Priscilla, nelle quali furono sepolti numerosi Martiri Cristiani, tra cui il Papa Marcellino. Nello stesso periodo, sempre nel territorio dell’attuale Quartiere Trieste, ma sul versante della Via Nomentana, sorsero le Catacombe di Sant’Agnese, dove la Santa è sepolta. Negli anni successivi, dopo l’editto di Milano dell’Imperatore Costantino (313) che legalizzò il culto Cristiano, furono costruiti qui l’antica Basilica di Sant’Agnese ed il Mausoleo di Santa Costanza, dove fu sepolta la figlia dell’Imperatore Costantino. A metà del VII Secolo, Papa Onorio I costruì qui la nuova Basilica di Sant’Agnese fuori le Mura. Dopo che la zona fu per Secoli occupata dalla campagna, nel 1909 il Piano Regolatore di Edmondo Sanjust di Teulada contemplò un’urbanizzazione di quest’area: fu così che nel 1926 nacque ufficialmente il nuovo Quartiere, con il nome di Quartiere Savoia (il nome di Quartiere Trieste fu assunto solo nel 1946), inizialmente urbanizzato dal primo intervento edilizio dell’INCIS a Roma. L’edilizia del quartiere fu principalmente una tipologia residenziale di qualità, fatta di villini e palazzi signorili, che vedono come esempio più singolare il cosiddetto Quartiere Coppedè, così chiamato perchè progettato dall’architetto Gino Coppedè. Strada centrale del Quartiere Trieste è Corso Trieste, che da Via Nomentana raggiunge Piazza Annibaliano, e che dal 1946 dà il nome al Quartiere. Nei decenni successivi continuò l’edificazione del Quartiere, arrivando praticamente alle sponde dell’Aniene. Sorsero così le zone di Piazza Vescovio ed il cosiddetto Quartiere Africano, così chiamato per i nomi delle strade che, nel 1920, si decise di dedicare a quelle città e quei territori che, all’epoca, facevano parte delle colonie Italiane in Africa. Negli anni della Seconda Guerra Mondiale, un ululato si poteva sentire spesso la notte nella zona di Piazza Vescovio, all’epoca ancora in parte campagna, e si sparse la voce che un lupo minacciasse l’area. Si scoprì però che si trattava di un malato di mente che, una volta individuato, fu recluso in un manicomio. Nel 1944, invece, quando gli alleati entrarono a Roma, si sparse la voce che la zona era stata minata dai tedeschi in ritirata. La voce fu smentita, ma ci furono numerose scene di panico tra gli abitanti del quartiere. Negli anni Sessanta, nel Quartiere sorse uno dei principali locali di Roma: il Piper Club, in Via Tagliamento, in cui in quegli anni ebbero luogo le celebri esibizioni della cantante Patty Pravo.
Piazza Bologna è una delle piazze più conosciute di Roma che ha visto gli albori di un quartiere fortemente voluto durante il periodo fascista e divenuto motivo di propaganda del regime. Considerata allora il cuore di un quartiere moderno, ha il suo punto di riferimento nel palazzo delle poste, fulgido esempio di architettura razionalista inaugurato nel 1935 e ideato dall’architetto Mario Ridolfi. Piazza Bologna è anche il punto di riferimento degli studenti universitari che popolano un quartiere a due passi dall’università e dalle sue sezioni staccate, che ha un bacino di influenza che arriva fino a Porta Pia, sulla via Nomentana. Protagonisti quindi sono i giovani dai 18 anni in su che qui fanno esperienza della vita caotica e sempre di corsa di una metropoli come Roma, da un lato tentacolare, dall’altro prodiga di occasioni di svago, cultura, stimolo artistico, scambio interculturale e capacità di aprirsi a esperienze sempre nuove. Questa piazza caratterizzata da una forma circolare sulla quale convergono vie ad alta frequentazione, come Viale delle Province che porta verso la rinnovata Stazione Tiburtina e l’omonimo quartiere, o Viale XXI Aprile, dove si trova il comando generale della Guardia di Finanza, al termine di questa via si trova il quartiere Nomentano mentre dal lato opposto alla piazza, è collocato il “Policlinico Umberto I” accanto alla sede universitaria “Sapienza”. La vivacità di un quartiere considerato universitario non impedisce tuttavia che la piazza venga frequentata e vissuta anche dagli abitanti della zona, dai romani e da chi si trova a passare da li. Piazza Bologna è anche uno snodo centrale per gli spostamenti con i mezzi pubblici capitolini, soprattutto per la presenza di una stazione della metro omonima. Da qualche anno è diventata anche il punto di scambio con la diramazione della metro B1, facilitando lo spostamento di un enorme massa di persone, che prima dovevano utilizzare i collegamenti in superficie, che pure sono molto frequenti. La piazza e il suo quartiere sono tra i più attrezzati sia per i servizi che per gli esercizi commerciali e non mancano luoghi d’interesse architettonico, storico e artistico, e naturalistico come è nella natura della capitale. A prima vista i palazzi che circondano la piazza e le strade, che a raggiera partono e arrivano ad essa, possono sembrare austeri, essenziali e senza grandi pretese a causa della linearità e dell’architettura severa che spesso le caratterizza. L’abbattimento di molti palazzi e case, a volte fatiscenti, durante il ventennio fascista ha portato a un assetto urbanistico che vede palazzi anche di sette pianti con un’intensa densità demografica, che tuttavia risultano decorosi ma popolari. Piazza Bologna è molto più vivibile durante il fine settimana e lontano dalle ore di punta. Durante il week end, specie il sabato sera, è molto frequentata sia da ragazzi che da famiglie che si fermano a prendere un gelato o a bere un aperitivo. Nella limitrofa Via Padova si trova l’Enoteca Uva e Forme con un ambiente accogliente e familiare che organizza anche corsi di degustazione e dov’è possibile deliziare il palato con piatti sapientemente accostati al vino. Non lontano sorge l’elegante Villa Torlonia, storica residenza di Mussolini e oggi Villa museale, dove molte delle case stile impero sono state restaurate e riportate al loro antico splendore. Qui è piacevole passeggiare o fare jogging tra i viali alberati e ammirare il laghetto artificiale, la Casina delle Civette dove spesso vengono allestite mostre o godere semplicemente di un “polmone verde” immerso nel cuore di Roma, inutile dire che questa Villa è molto frequentata anche dai residenti. A piazza Bologna come accennato all’inizio si trova anche il Palazzo delle Poste dalla particolare forma curvilinea che segue perfettamente l’armonia della piazza. L’edificio è stato restaurato di recente ed è uno dei maggiori punti di smistamento postale. Su viale XXI Aprile si può ammirare Villa Massimo, sede dell’Accademia Tedesca, eretta tanto tempo fa nell’allora campagna romana, la tenuta si estendeva per 25 ettari ed arrivava fino all’odierna Piazza Bologna. Piazza Bologna è un punto nevralgico del quadrante est della capitale che velocemente porta ai quartieri vicini come la zona di Viale Trieste con il meraviglioso quartiere Coppedè e il famoso quartiere dei Parioli o Viale Libia, ideale per lo shopping. In conclusione si può affermare che questo quartiere è molto comodo per viverci, studiare, lavorare, soprattutto se ci si sposta con i mezzi pubblici, e per trascorrere del tempo libero in un’atmosfera accogliente, frizzante e sbarazzina.
Il cosiddetto quartiere Africano è un’area del quartiere Trieste caratterizzata dai nomi delle strade tutti riferibili alle guerre coloniali dell’Italia in Eritrea, Libia, Somalia, Abissinia, ed Etiopia, dagli ultimi anni dell’Ottocento alle seconda guerra mondiale. Il quartiere Agfricano coincide con la Zona Roma2pass Trieste5. MAPPA della Zona Trieste 5 (quartiere Africano) Il quartiere Africano si estende da via Nomentana all’asse viale Eritrea – viale Libia che percorre il tracciato dell’antico fosso di Sant’Agnese. Il quartiere nasce negli anni Venti con la costruzione di villini destinati a dipendenti delle Ferrovie dello Stato e si è fortemente sviluppato nel secondo dopoguerra con i caratteristici palazzi degli anni Cinquanta e anni Sessanta. Nell’area sono presenti diversi interventi architettonicamente di qualità come la palazzina in viale Libia di Ugo Luccichenti o le Case a torre in viale Etiopia. Alcune vie sono molto larghe, gli edifici luminosi, ma non si sono parcheggi per gli abitanti in quanto non c’è stata alcuna pianificazione strutturale. Oggi il quartiere è caratterizzato da residenze e appartamenti signorili, come quelle in via Asmara, palazzi popolari pubblici e privati, ad esempio quelli presenti in via Tripoli e piazza Amba Alagi, e attive arterie commerciali, rappresentate soprattutto da viale Libia e viale Somalia. Parrocchie del quartiere sono Santa Emerenziana e Santa Maria Goretti.
Il Quartiere Coppedè è una piccola area urbana di Roma unica nel suo genere (non propriamente un quartiere) costituita da 17 villini e 26 palazzine, che si snodano lungo vie a raggiera intorno a piazza Mincio, suo epicentro. Deve il suo nome dall’architetto e scultore fiorentino che lo progetta e ne segue la costruzione, Gino Coppedè. Chiamato a Roma nel 1913 proprio per la realizzazione di questo complesso, commissionatogli dai finanzieri Cerruti e Becchi della Società Anonima Edilizia Moderna, dirige i lavori fino alla sua morte, avvenuta nel 1927. L’entrata del quartiere è segnato dalla originale prospettiva della via Diagonale (oggi via Doria). tra due torri cariche di ornamenti eclettici entriamo da massiccio arco ribassato tra i due Palazzi degli Ambasciatori , per arrivare al cuore del quartiere, piazza Mincio, con al centro la Fontana delle Rane . Da piazza Mincio le vie interne si diramano a raggiera da questa piazza: oltre a via Doria, via Brenta, via Aterno e via Tanaro. Altre strade del quartiere sono via Olona e via Ombrone. Intorno a noi massicci edifici e sognanti villini, sono caratterizzati da un coacervo di stili che, in una geniale opera di contraffazione, vengono evocati in modo da sovrapporsi gli uni agli altri. Sulle facciate delle costruzioni sbocciano decorazioni che ricordano gli ori bizantini, i marmi e i cotti dell’Assiria, i ferri battuti, ora gotici, ora liberty, le citazioni dall’arte paleocristiana o manierista, tutti accostati con una profusione di ornamenti che rasentano l’allucinazione. I dettagli, a volte carichi di implicazioni simboliche, si susseguono ovunque si posi lo sguardo: balconcini, piccionaie, misteriosi e conturbanti bestiari, lucerne, bifore e sculture che rasentano l’assurdo. I villini, alti fino a 19 metri e generalmente disposti su 2 o 3 piani, sono circondati da giardini con una folta vegetazione, delimitati da grandi cancellate di confine. Le facciate degli edifici presentano una commistione di motivi mitologici greci, archi, torrette, ponti e reggifiaccole medievali in ferro battuto, edicole sacre che rinviano all’iconografia classica cristiana, e vetrate in stile Liberty, con la stilizzazione di elementi naturali, come gigli, rose e rami intrecciati insieme. Gli edifici, invece, danno direttamente sulle strade e hanno più piani, e hanno un aspetto massiccio seppur alleggerito da logge e balconi. Il Quartiere Coppedè ha avuto al suo nascere alcuni estimatori e molti detrattori fra cui gli “architetti razionalisti” che lo definirono il “quartiere degli orrori”. Questo straordinario miscuglio di stili, peculiarità di tutto il quartiere, portò a ricondurre Gino Coppedè sotto la più vasta terminologia di Neoeclettismo ma in realtà la sua arte è a sé stante, senza precedenti né, finora, successori. Ideato inizialmente per un ceto medio impiegatizio, il quartiere cambiò successivamente destinazione, adeguandosi a un possibile utilizzo signorile. Lo stravagante architetto non poteva, però, allora prevedere quali sarebbero stati i successivi sviluppi della città e della società. L’innalzarsi di nuovi palazzi e palazzine lì intorno, la fiumana di traffico automobilistico e la selva di insegne al neon fecero sì che il quartiere apparisse un po’ spento e antiquato, cadendo così nell’oblio generale. Ciononostante le sue suggestive architetture hanno ammaliato il regista Dario Argento, che vi ha girato alcune scene di “Inferno” e “L’uccello dalle piume di cristallo”.
Tor di Quinto conobbe un forte impulso edilizio-urbanistico negli anni cinquanta e negli anni sessanta con l’espansione della zona nord della città. Fino al 1930/40 Tor di Quinto era considerata una zona praticamente fuori città. L’ultimo “avamposto” prima di raggiungere Tor di Quinto era piazzale di Ponte Milvio, dal quale si poteva arrivare per mezzo di un tranvai (la linea 101) ad una delle propaggini settentrionali del quartiere, ossia il capolinea di via dei Due Ponti. Il mezzo pubblico, chiamato dal popolo “er tranvetto” o anche “er 101”, collegava due zone che all’epoca dei citati periodi storici erano considerate remote dai più, anche se da Ponte Milvio(chiamato dal popolo romano ancora oggi “Ponte Mollo”) si potevano raggiungere facilmente un quartiere altolocato come i Parioli o il popoloso Flaminio. I Parioli ospitavano la classe alta, il Flaminio la classe media, medio – alta e i ceti artigianali, Ponte Milvio la classe medio – bassa e operaia e anche artigianale, mentre Tor di Quinto, a causa della vocazione “campagnola” e “fuori porta”, ospitava una classe medio bassa come le sopracitate, ma anche un po’ contadina (i cosiddetti “vignaroli”, piccoli orticoltori/braccianti locali che operavano proprio in quelle zone ove ora vi sono numerose civili abitazioni) e data la situazione in quel momento, nella zona non c’erano case organicamente distribuite, ma una sorta di villaggio sparso su un territorio che andava da quello che oggi è corso Francia (alcune vecchie case del periodo sono ancora visibili) a via dei Due Ponti, passando per i pressi della caserma di Cavalleria che occupava, per questioni addestrative, anche le zone che sono ora di pertinenza dei Carabinieri e di un centro sportivo della Marina militare. Inoltre, sul viale di Tor di Quinto (anche conosciuto come viale del Lazio) vi sono ancora antiche strutture di epoca umbertina, separate dai “Lancieri di Montebello” ove l’Arma di Cavalleria si addestrava e dove si disputavano tornei equestri di spessore nazionale e internazionale. In tali strutture furono girate nel 1936 anche alcune sequenze della struggente pellicola “Cavalleria” con Amedeo Nazzari, Elisa Cegani, Ernst Nadherny, Enrico Viarisio, Anna Magnani, Mario Ferrari, Silvio Bagolini per la regia di Goffredo Alessandrini.
Talenti, che è un quartiere del IV Municipio del Comune di Roma, corrisponde all’area di circa 150 ettari, con una popolazione intorno ai 50.000 abitanti,compresa all’interno delle strade seguenti: via della Bufalotta, via di Casal Boccone, via Nomentana, via Romagnoli, viale Ionio. Nei primi anni quaranta esisteva una grande azienda agricola chiamata “Talenti” dal nome dello stesso titolare, Ing. Pier Carlo Talenti. Fino agli Cinquanta il quartiere Talenti era davvero ancora tutta campagna, faceva parte di un latifondo di proprietà Talenti animato da pastori con le loro greggi al pascolo dove nell’attuale via Romagnoli sorgeva solo un fabbricato, costruito due anni prima dall’ingegnere Pier Carlo Talenti con 30-40 appartamenti ceduti in affitto gratis per un biennio allo scopo di attirare famiglie alquanto restie per la mancanza di mezzi pubblici. Successivamente l’azienda Talenti si fuse con una grande impresa stradale il cui titolare era l’Ing. Todini; pertanto l’azienda venne chiamata “Impresa Todini & Talenti”. Negli anni sessanta l’impresa ebbe l’autorizzazione da parte del Comune di Roma di poter costruire sui propri terreni delle abitazioni nonché scuole, parchi ed altre strutture di pubblica utilità. Così nacque il quartiere Talenti che ha i seguenti confini: – a nord è delimitato da Casal Boccone; – ad est da Via Nomentana; – a sud da Via Ettore Romagnoli e Via Luigi Capuana; – a Ovest da Via della Bufalotta, angolo Via Casal Boccone. Ha potentemente contribuito a modellare il territorio nel corso dei millenni anche l’intensa azione di erosione causata dal sistema delle acque di superficie. Oltre al Tevere ed all’Aniene, un numero consistente di fossi è presente anche oggi nella parte non edificata dei territorio circoscrizionale, con tutta la ricchezza in termini naturalistici e storici che la loro presenza comporta e con tutte le contraddizioni derivanti dal rapporto con una città cresciuta in molti casi al di fuori di ogni pianificazione urbanistica. Nelle zone urbanizzate per esempio spesso il sistema viario si è sovrapposto a quello di preesistenti corsi d’acqua (in qualche caso, come per via Monte Cervialto o via di Val Melaina, la strada è stata costruita sull’alveo del fosso) con conseguenti comprensibili problemi per l’assorbimento delle acque in caso di forti piogge e talora per la stessa stabilità degli edifici.
A rigore il nome Bufalotta spetta ad un terreno di oltre 300 ettari ancora non urbanizzato (è compreso nella Riserva Naturale Marcigliana), corrispondente all’antica tenuta “Ciampiglia dei Del Bufalo” (nel 1200 passò a detta nobile famiglia di Pistoia trasferitasi a Roma, nel cui stemma figura la testa di un bufalo con un anello alle narici e il motto fra le corna), detta in seguito anche Bufalotta. La strada che da Roma (dopo Ponte Nomentano) conduceva alla tenuta fu quindi denominata “via della Bufalotta”. Nell’ambito del contemporaneo sistema di riferimento toponomastico, e in spregio all’opportuno mantenimento delle denominazioni tradizionali, le nuove zone residenziali finiscono per usurpare il nome delle originali destinazioni della viabilità radiale, assumendolo a loro volta dalle strade che fiancheggiano: pertanto, come nella periferia romana occidentale si parla di Boccea a proposito di nuove urbanizzazioni che fiancheggiano la via che portava fino alla vera località Boccea, sulla riva sinistra del fiume Arrone, così oggi il nome Bufalotta è indefinitamente attribuito alle nuove aree che costeggiano la via omonima, mentre è quasi perduta la consapevolezza del luogo a cui in origine spettava tale nome. Appare quindi infondata l’etimologia che fa riferimento alla presenza lungo la strada di pascoli destinati specialmente a bufale da latte. Ricerche condotte tra il 1980 e il 1986 in una zona della Bufalotta vicino al Grande Raccordo Anulare, hanno consentito il ritrovamento di reperti fossili (elefanti, rinoceronti, ippopotami, cavalli, cervi) risalenti a più di 700.000 anni fa. Gli abitati della zona si sono sviluppati in periodi diversi, ma i primi insediamenti erano fondamentalmente legati alla vita nelle varie ‘Tenute’, sfruttate a fini agricoli e/o di pastorizia. Sono ancora visibili le torri, edificate su preesistenti ruderi romani, del castello di Redicicoli, sulla sinistra di Via di Settebagni, circa 2 Km. prima di uscire sul Grande Raccordo Anulare nei pressi della Via Salaria, provenendo da Via della Bufalotta e all’incrocio di Via delle Vigne Nuove con Via di Settebagni. Nel percorso di Via della Marcigliana per raggiungere Via della Bufalotta, è possibile osservare il castello dei Duchi Grazioli.
Porta di Roma è un progetto urbanistico inserito nei piani di sviluppo per Roma Capitale (legge 396/90); prevede la realizzazione di un quartiere residenziale inserito nel nuovo Parco delle Sabine, nelle zone Castel Giubileo e Casal Boccone. All’interno del nuovo quartiere è stata realizzata la Galleria Porta di Roma, uno dei più grandi centri commerciali d’Europa: è composto da 220 negozi, un ipermercato, un cinema multisale (14 sale) con una capienza di 2.500 posti e un parcheggio formato da 7.000 posti. Il polo dello shopping Il centro commerciale sarà la prima opera che verrà completata.Il polo sarà costituito da tre edifici. Il magazzino d’arredamento Ikea di 25mila mq, l’edificio “Leroy Merlin” dedicato al bricolage, e il corpo principale, su due livelli. Al suo interno, Rinascente, Auchan, multisala cinematografica da 3 mila posti, bowling a 16 piste, 250 negozi da minuscoli (13 mq) a grandissimi (5 mila mq), che saranno affittati. Sotto l’edificio un parcheggio su due piani per 9 mila posti auto. Dall’esterno apparirà l’incredibile profilo di un grande transatlantico, o di una cittadella murata con la base color tufo e un cornicione metallico che a seconda della giornata potrà assumere toni grigi o azzurri. Sopra la skyline dell’edificio svetteranno i grandi lucernai che daranno luce alle gallerie. Alti 24 metri, si vedranno dal Raccordo. A livello strada, otto ristoranti si affacceranno su una grande piazza pedonale abbellita con due cisterne antiche trovate durante gli scavi. Sul tetto (lungo 700 metri e largo 500) troveranno posto 4 campi da tennis, due da calcetto, piscina scoperta, un’area bambini e due ristoranti con pergolato all’aperto. All’interno del centro ci saranno palestre, spogliatoi e altre due piscine. Ci lavoreranno un migliaio di persone. Il villaggio residenziale Il quartiere abitativo nascerà subito dopo. Avrà la forma di una palla da tennis, attraversata da un grande boulevard largo 50 metri, a più corsie e con pista ciclabile. Su di esso si affacceranno i grandi edifici direzionali e amministrativi alti 7 piani. Le abitazioni avranno 4 o 5 piani per complessivi 3 mila appartamenti. Intorno ci saranno le aree pubbliche per le scuole.
Si trova nell’area nord del comune, a ridosso ed internamente al Grande Raccordo Anulare.  Il borgo, incuneato tra la via Salaria ed il fiume Tevere, è formato da tre nuclei distinti, tutti di estensione ridotta, uno dei quali posto sul piccolo rilievo dove spicca il castello omonimo. I due nuclei posti piedi del rilievo si articolano, in uno più grande posto a nord, in cui è presente un edificato composto in base ad una sequenza di strade parallele comprese tra due elementi viari, che possono essere qualificati alla stregua di due assi insediative principali (costituite dalle vie Grottazzolina e Montappone). All’estremità ovest, di questo nucleo sono presenti piccole imprese artigiane, due alberghi, dal lato opposto un’altra struttura alberghiera. Il fronte commerciale (di modestissimo rilievo) si estende lungo l’asse posta a sud. L’altro nucleo abitativo si articola a ridosso dell’argine del fiume Tevere, qui sono presenti la scuola elementare e l’asilo nido. La storia dell’attuale Castel Giubileo si collega direttamente con la città di Fidenae che, sulla base di testimonianze archeologiche, sorse intorno all’XI secolo a.C. sulla collina di Villa Spada, dove oggi si trova l’omonima località e la Borgata Fidene, in una importantissima posizione strategica. Nel 1280 era di appartenenza del monastero di San Ciriaco e solo in seguito il castrum venne chiamato Castel Giubileo perché forse venne acquistato da Bonifacio VIII con i soldi ricavati dal Giubileo del 1300, ma per altri perché venne posto sotto l’egida della famiglia Giubilei. Nel 1406 il castello venne assalito e occupato da Paolo Orsini e nel 1484 fu saccheggiato da una banda armata.Dopo essere stato depredato il castello entra in declino e viene progressivamente utilizzato per finalità agricole. L’insediamento urbano di oggi fu costruito dagli immigrati del secondo dopoguerra, provenienti da molte regioni italiane, a cominciare dai primi braccianti veneti, chiamati da Mussolini per la bonifica dell’agro romano. Fu progettata nel 1948 e portata a compimento nel 1953 dall’architetto Gaetano Minnucci, perla Società Idroelettrica Tevere. Era un simbolo evidente e concreto della ricostruzione del dopoguerra, avveniristica per gli innovativi materiali di costruzione, leggerezza della cabine di comando, passerelle aeree, trasparenza delle pareti in vetrocemento (ove erano custodite le turbine idroelettriche), calcestruzzo armato per i piloni. Dotata di un punto di “birdwatching” gestito dall’associazione Legambiente, oltre a produrre energia elettrica, fornisce la possibilità di partecipare a visite guidate naturalistiche organizzate, lungo il Sentiero Natura.
Settebagni fa parte di quello che fino agli anni Trenta circa era chiamato agro romano o, se preferite, campagna romana. Il nome di “Settebagni” o, meglio, di “Septem Balnea” appare per la prima volta in un atto del 3 dicembre 1297 riguardante il casale e la tenuta della zona, a proposito dei confini di Castel Giubileo. Altri documenti di poco posteriori e relativi alle proprietà appartenenti nella zona allo scomparso monastero dei SS. Ciriaco e Nicolò in via Lata (era situato nell’odierna piazza del Collegio Romano) citano i toponimi “ad septem bangos” e “ad septem vangora”. Un leggero cambiamento a quest’ultima denominazione si ebbe a partire dal 1427 quando il casale è ricordato con l’appellativo “Septem Vagnara” ed infine dal ‘500 in poi quello di ” Septem Balneorum”. Settebagni era compresa nella vasta distesa di verde che circondava la città “for de porta” e che indusse studiosi e ricercatori romani come Rodolfo Lanciani(1848-1929) e Giuseppe Tomassetti(1849-1911) ad illustrare non solo la viva suggestione che da essa emanava, ma anche le sue località, le sue ville ed i suoi monumenti. Oggi la zona e radicalmente e profondamente mutata; da antico e laborioso centro di coloni, agricoltori e pastori, è divenuta una delle tante appendici dell’estrema periferia della città. Settebagni si sviluppa su una collina con circa 5000 abitanti, nonostante possa sembrare un piccolo paesino, è dotato di tutti i servizi necessari come stazione ferroviaria, scuole, negozi alimentari, oltre a un grande centro sportivo. Inoltre per chi ama uscire sono presenti trattorie, ristoranti e bar. Settebagni è facilmente raggiungibile tramite Via Salaria, inoltre può essere raggiunta grazie alla stazione ferroviaria di Settebagni. Dista circa 15 Kilometri dal centro di Roma.
Fidene è una zona urbanistica 4d del IV Municipio situata nella parte nord della capitale, internamente al grande raccordo anulare e conta una popolazione di circa 12.000 abitanti, su un’area di poco più di un chilometro quadrato. Questo quartiere sorge sui resti dell’antica città di Fidenae, un’antica città del Lazio, situata a circa 8 chilometri a nord di Roma sulla Via Salaria, nel punto in cui questa correva lungo il Tevere. Sorse, in base alle testimonianze archeologiche, nel sec. XI a.C. In questa area, dunque, si trovano numerosi siti archeologici etruschi e romani. Oggi l’area è abitata prevalentemente da giovani famiglie italiane. Sono presenti diversi negozi, botteghe, parrucchiere, edicole e quanto altro può servire durante il giorno. Anche le scuole sono ben presenti sul territorio, a partire dagli asili nidi fino ad arrivare alle scuole medie inferiori e superiori. Nelle vicinanze, inoltre, vi è un grande centro commerciale, molto comodo per gli acquisti di vario genere. Per quanto riguarda i collegamenti con il centro storico, essi sono ben diramati e si contano numerose linee di autobus oltre ai treni regionali che passano per la stazione di Fidene.

ROMA OVEST

Situata sul versante meridionale di Monte Mario, la Balduina, con i suoi 139 metri, è il punto più alto di Roma. La Balduina si divide in tre aree riconoscibili: la “Balduina” vera e propria, nel mezzo del quartiere e che ruota attorno alla piazza omonima; il “Belsito“, la zona di piazzale delle Medaglie d’oro e delle pendici verdi del parco della Vittoria, di villa Stuart e delle aree attorno l’hotel Cavalieri Hilton, fino a piazza Socrate; “Monte Ciocci“, vicino l’omonimo casale (forse peruzziano) prospiciente il colle Vaticano, appena sopra piazza Giovenale, nonché area più vecchia del quartiere, limitrofa ai prati di Castello e alle fornaci per la cottura dei mattoni destinati alla fabbrica di San Pietro. Il quartiere si è sviluppato con un primo intervento a villini in base a una convenzione urbanistica approvata con delibera del consiglio comunale di Roma del 26 gennaio 1920 con la società dell’ing. Carlo Pomilio proprietaria dei terreni. La zona, infatti, era posta all’esterno del Piano Regolatore di Roma del 1909. Già con le modifiche apportate nel 1920 al regolamento speciale edilzio del 1911 e con la variante generale al piano regolatore messa a punto negli anni 1925-’26 e in gran parte recepita dal nuovo piano regolatore del 1931, si passa ad una edificazione più intensiva della zona, divenuta di proprietà dal 1940 della Società Generale Immobiliare. Il piano particolareggiato di esecuzione e le numerose varianti hanno incrementato notevolmente i pesi insediativi, portando al completamento dei prospetti sul viale Tito Livio e sul viale delle Medaglie d’oro, passando poi alle aree circostanti che hanno visto completare l’intervento all’incirca agli inizi degli anni ottanta, con la congiunzione di via della Balduina con la via Trionfale per mezzo di via Alfredo Durante. Negli anni cinquanta (ma già dal ’47) si iniziano a formare cooperative edilizie per la realizzazione di palazzine condominiali nel quartiere. Le cooperative erano omogenee per categoria professionale dei soci (i giornalisti, i magistrati, gli ufficiali, i dipendenti dei vari Ministeri) iscritte all’elenco del Ministero dei Lavori Pubblici, sotto forma di società per azioni o a responsabilità limitata finanziate dai soci stessi e integrate con un contributo statale variabile e l’accensione di un mutuo agevolato (ad esempio con la Cassa dei Depositi e Prestiti). Negli anni sessanta le palazzine si espandono su tutto il versante della collina, attestandosi da un lato al tracciato della ferrovia umbertina Roma-Viterbo e dall’altro alla dorsale segnata dalla via Trionfale che qui inizia a perdere la sua numerazione cardinale per assumere quella indicante la distanza metrica progressiva dalla piazza del Campidoglio. Negli anni settanta il quartiere si è caratterizzato per un’intensa attività politica svolta dai residenti e dalla sezione del Movimento Sociale Italiano nella sede prima in via Valerio Scarabellotto e dopo, in viale delle Medaglie d’oro, 128. Negli anni ottanta il riflusso dalla politica e da certe passioni civili ha visto il quartiere trasformarsi ancora, con la chiusura, insieme a tanti altri della città, dei due cinema presenti: nel 1988 il Balduina sulla omonima piazza e già nel 1985 il Belsito in piazzale delle Medaglie d’oro. Fu recuperato negli anni ottanta come sala congressi per il PSI e dopo il 1993 come sala spettacoli, chiamato Bal Tabarin, sul modello del Moulin Rouge parigino, avventura conclusasi pochi anni dopo per il basso riscontro dell’iniziativa. Negli anni novanta, con lo spostamento degli studi di Telemontecarlo (TMC) nei locali dell’ex cinema Balduina, (frazionati però per creare nell’area della vecchia uscita di sicurezza della sala alcuni locali Telecom) e l’arrivo della grande distribuzione, la zona ha ripreso una certa vitalità, per lo più legata allo shopping e a servizi legati al terziario. Luoghi rilevanti Presso la sommità del colle, sopra la via Trionfale, sono presenti alcuni luoghi celebri dello skyline della città: l’albergo Hilton Rome Cavalieri, l’antenna televisiva e l’Osservatorio astronomico, posto da Giuseppe Armellini nella villa Mellini, con annesso Museo Copernicano, dal quale passa il meridiano di Roma, con coordinate 41°54’N 12°30’E. Istituito nel 1923, dopo la chiusura degli antichi osservatori del Campidoglio e del Collegio Romano fu ufficialmente inaugurato nel 1938. L’Osservatorio è dotato di due cupole principali e di una torre solare. Quest’ultima contiene un celostato (strumento a specchi atto a seguire il Sole nel suo moto diurno) con il quale si effettuano studi di fisica solare. Del complesso facevano parte anche una palazzina trasformata nell’Ottocento in un neogotico villino denominato villa Falconieri che ospita la struttura “Piccolo rifugio” delle volontarie della carità e i due edifici all’angolo tra la via Trionfale e viale dei Cavalieri di Vittorio Veneto. Uno di questi, fino al restauro del 1999, conservava visibili i resti dell’abside della vecchia chiesetta della Santa Croce abbattuta nel 1849. Ivi già insisteva un oratorio eretto per il Giubileo del 1350 e riscoperto nel 1971. Alla sua base, a guardare la sottostante piana del Tevere, si apre per un’estensione di 120.000 m² il parco di Monte Mario, istituto nel 1990 con la messa a dimora di 16.000 essenze verdi che affiancano la tradizionale vegetazione mediterranea dal marcato profilo di pini domestici (Pinus pinea). La sua esecuzione è stata attuata nel 1993.
La zona Cortina d’Ampezzo è una delle zone più rinomate di tutta Roma. Ma quale è la differenza tra questa e le altre zone di Roma? In linea di massima, a rendere così speciale Viale Cortina d’Amprezzo e le zone limitrofe è il fatto che a viverci sono i cosiddetti ricchi. Ville, villette e case autonome: sono queste le tipologie degli immobili che per la maggior parte si trovano si Viale Cortina d’Ampezzo. Come è facile intuire, dunque, si tratta principalmente di una zona residenziale in cui ad avere la meglio sono i giardini e le aree verdi. A ben vedere, quindi, si ha a che fare con un piccolo polmone verde nel cuore della capitale che, però, sembra essere riservato solo ai più abbienti. Tra l’altro, è interessante tenere conto del fatto che proprio in questa zona è presente il bar Cortina, uno degli storici locali di Roma nonché punto di ritrovo per tutti coloro che abitano in quell’area. Poco lontano, poi, c’è un piccolo centro commerciale in cui sono rigorosamente presenti negozi cosiddetti di lusso. I servizi, poi, non mancano. Ci sono, ad esempio, una ludoteca, un centro sportivo dotato di campo da calcetto e varie strutture sportive ed un supermercato. Insomma, in zona Cortina d’Ampezzo non manca proprio nulla. Trattandosi, poi, di una zona residenziale a tutti gli effetti, si ha la possibilità di passeggiare nelle aree verdi e di vivere il quartiere come se non ci si trovasse nel cuore pulsante della Capitale. Dalla zona, infatti, è possibile raggiungere i quartieri più importanti di Roma in pochissimi minuti e con ogni genere di mezzo di trasporto. La tranquillità di questo quartiere è a dir poco unica, infatti il fatto che non si tratti di una zona particolarmente movimentata la rende ideale per le famiglie con bambini piccoli che sono alla ricerca di un immobile in una zona molto tranquilla.
L’area di Monte Mario è situata sulla sponda destra del fiume Tevere, nell’area nord-ovest di Roma. Insieme al Gianicolo e al Pincio, questa zona, conosciuta anche con il nome di Zodiaco, è fra le più panoramiche della città, in quanto la cima raggiunge i 139 metri d’altezza e permette di ammirare la maggior parte dei monumenti dell’antica Roma, la Città del Vaticano e i colli e monti che circondano la capitale. Per quanto riguarda l’origine del nome, una prima ipotesi propende per indicare come l’attuale nome derivi dalla parola ‘mare’, che può essere osservato dalla collina nelle giornate limpide e soleggiate. La zona, un tempo attraversata dalla famosa Via Francigena, è suddivisa in quartieri popolari e residenziali, con una grande area occupata dalla Riserva naturale di Monte Mario e dalla Riserva naturale dell’Insugherata, dichiarate nel 1997 aree naturali protette dalla regione Lazio. Il quartiere Monte Mario è leggermente discostati dal centro più caotico della capitale ma comunque immersi in un’atmosfera di storia e cultura. Considerando, inoltre, che proprio in questa zona ha sede il policlinico universitario ‘Gemelli’ e la facoltà di medicina e chirurgia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, è chiaro come sia facile vivere in un ambiente pieno di giovani universitari, che qui alloggiano per raggiungere facilmente la sede delle lezioni. A Monte Mario, si trovano numerose abitazioni di prestigio ma comunque accessibili per diverse persone, in quanto il mercato è ben variegato. La realtà della zona è tranquilla e popolata per lo più da residenti che desiderano allontanarsi dal pieno traffico cittadino. Questo quartiere nella zona nord della capitale è sede di importanti istituiti nazionali ed internazionali. Qui infatti, si trova l’Osservatorio astronomico di Roma, sede del Museo astronomico e copernicano. Proprio per tale motivo, questa località è stata scelta per diventare il centro geodetico nella proiezione di Gauss-Bonaga dando così vita al datum Roma40. Sono tante le aree verdi a Monte Mario che consentono di trascorrere qualche ora di relax e pace in mezzo alla natura. Prima fra tutti, è la riserva naturale di Monte Mario che occupa un’area di 238 ettari e al cui interno si trovano numerose ville di pregio e valore storico. Il quartiere di Monte Mario è ben servito, con negozi per gli acquisti, due ospedali (il policlinico Gemelli e il Filippo Neri) e una linea della ferrovia (FL3) che lo attraversa, molto comoda in quanto la zona presenta aree residenziali di medio e alto livello densamente abitate. Non mancano scuole e asili nido ed è presente, inoltre, una rinomata biblioteca in cui numerosi studenti si recano ogni giorno per consultare i volumi catalogati o studiare. Infine, essendo una zona prettamente residenziale, mancano in parte luoghi di ritrovo per le attività serali.
Situato nell’area ovest della grande città, è compreso tra via Aurelia antica e via Portuense, con diverse aree urbane, come Monteverde vecchio, Monteverde nuovo, Porta Portese, Colli Portuensi e Nuovo Trastevere. Tutta la zona era un terreno paludoso, bonificato nel periodo fascista. L’attuale viale dei Colli Portuensi ricalca l’andamento dell’antico fosso di papa Leone, che scorreva sul fondo di una vallata utilizzata per far passare le bestie al pascolo. Si ricordano ancora transiti di greggi alla fine degli anni ’60. Il primo tratto del viale, dalla circonvallazione Gianicolense a largo Alberto Missiroli, risulta già aperto nel 1959. In effetti il viale doveva far parte del tracciato originario della via Olimpica, ideata in vista dei Giochi di Roma 1960 per collegare gli impianti sportivi del Foro Italico con quelli dell’EUR. Esso però non venne completato in tempo per l’apertura delle Olimpiadi e fu quindi sostituito dal più lungo itinerario circonvallazione Gianicolense – via Quirino Majorana – via Francesco Grimaldi – viale Guglielmo Marconi. Nel 1968 il viale dei Colli Portuensi venne prolungato fino all’incrocio con via Adolfo Gandiglio e nel 1973 fino al piazzale Eugenio Morelli, da dove si stacca l’ultimo tratto, che sale verso la via Portuense. Nel 1978, proprio all’altezza di via Gandiglio, venne edificata la struttura che ospita la parrocchia e la chiesa di Nostra Signora di Coromoto, che precedentemente, con il nome di San Giovanni di Dio, era accolta in un garage di via Raffaele Battistini. Molti degli allora residenti offrirono contributi monetari per costruire la nuova chiesa parrocchiale, che fu eretta con l’apporto finanziario determinante dei fedeli italiani emigrati nel Venezuela, alla cui patrona è dedicata. Oggi il viale dei Colli Portuensi collega villa Doria Pamphilj alla via Portuense, mentre il suo prolungamento (viale Isacco Newton) raggiunge il viadotto della Magliana, che consente la comunicazione diretta con il quartiere dell’EUR. Tutta la zona dei Colli Portuensi è ben collegata grazie alla stazione di Trastevere e servita dai servizi suburbani FL1, FL3 ed FL5. Inoltre il quartiere è attraversata da ben due linee di tram; una è la linea 3, che lo collega alle zone di Testaccio, Colosseo e Piramide e fa poi capolinea a Trastevere, l’altra è invece la linea 8, che lo collega a Piazza Venezia facendo poi capolinea al Casaletto. Sul viale dei Colli Portuensi si trovano innumerevoli negozi in cui fare shopping, in quanto l’intero quartiere è moderno e pieno di boutiques e ristoranti.
Monteverde Vecchio è una zona del quartiere Gianicolense, incluso dal nuovo Piano regolatore del 2002 nella “città storica”. Il quartiere di Monteverde Vecchio è sorto intorno a strade previste dal Piano Regolatore del 1909. Si snoda intorno al rettifilo di via Carini che inizia quasi davanti alla storica porta San Pancrazio e arriva con diverse denominazioni nei pressi di Ponte Bianco, ponte ferroviario degli anni Venti, ai confini del quartiere. A un certo punto, la via Carini si allarga nella Piazza Rosolino Pilo, vero centro del quartiere, dove sorge la chiesa parrocchiale “Regina Pacis”. Il nucleo più vecchio della zona occupa la collina tufacea di Monteverde. Essa fa parte delle ultime colline che si trovano sulla sponda destra del Tevere. Le altre colline sulla sponda destra sono: Monte Mario, il Vaticano e il Gianicolo, mentre i celeberrimi sette colli storici si trovano sul lato sinistro del fiume. La zona è sorta intorno a due nuclei inizialmente distinti: Monteverde Vecchio, che occupa principalmente la sopra citata collina, e Monteverde Nuovo, che incominciò a formarsi a valle di questa, verso i Colli Portuensi. Curiosamente, a dispetto del nome, i due nuclei, ormai saldati tra loro, sono praticamente contemporanei: entrambi furono decisi, nei principali assetti viari, dal piano regolatore del 1909. Sta di fatto che mentre Monteverde Vecchio ebbe quasi subito la consistenza di “quartiere”, Monteverde Nuovo rimase fino al dopoguerra in prevalenza campagna e fu completato nelle sue parti negli anni settanta. I confini sono: via di porta San Pancrazio, via Vitellia, via di Donna Olimpia, circonvallazione Gianicolense, viale Trastevere, mura gianicolensi e porta San Pancrazio. Il toponimo “Monteverde”, comunemente usato da chi vi abita, ha un’origine molto antica; potrebbe far riferimento al tufo di colore verde-giallognolo, che veniva estratto dalle cave di tufo che un tempo costellavano la zona. Villa Pamphili con una superficie di184 ettarie un perimetro di circa 9 Km, è la villa storica più grande di Roma e una delle “ville” meglio conservate. Tra l’altro, si può ricordare come il Goethe e il D’Annunzio restarono molto colpiti dalla bellezza della villa. Monteverde è un luogo di grande pace e tranquillità. Anche se ormai fa parte del centro della città, conserva sempre il fascino della collina, come se fosse comunque isolato dal caos e dal traffico. Monteverde non ha fermate della metropolitana ma è attraversata da numerose linee di autobus.
ll territorio è inserito tra due grandi vie di comunicazione che collegano una vasta periferia ad ovest della città, la Via Aurelia e Via Gregorio VII. Sorge a ridosso delle Mura aureliane e delle Mura leonine ed è intriso di storia come e forse anche più del resto della città eterna. A pochi passi dal Vaticano, via Gregorio VII vivacizza una delle zone più affascinanti di Roma ed è molto vicina a punti di interesse storici e artistici strettamente legati al simbolo del centro della cristianità. Da qualsiasi angolatura, via Gregorio VII permette di contemplare la famosissima cupola della Basilica di San Pietro che da sempre rende campeggia sulle cartoline più famose che riguardano Roma e la città del Vaticano. Basti pensare, infatti, che la stazione ferroviaria di San Pietro dista poco più di 2 km ed è facilmente raggiungibile anche con i bus pubblici. Oltre alle meraviglie storiche e architettoniche che caratterizzano tutta la zona, permette di trovare un vantaggioso compromesso tra bellezza estetica, tranquillità e vicinanza di servizi essenziali. La strada è ben servita da bus e permette di raggiungere facilmente le fermate della metro più vicine che congiungono il quartiere al centro storico della città eterna.
Tra i primi 15 quartieri a sorgere all’inizio del XX secolo, costruito nel 1911 e ufficializzato nel 1921, c’è l’Aurelio. É collocato a ridosso delle mura leonine e aureliane, confinando con la Città del Vaticano, Prati, Trastevere e il centro della capitale. Storicamente la Valle Aurelia era abitata dagli Etruschi, ma la Roma Repubblicana fu l’avvio, successivamente a diverse bonifiche contro la malaria, della principale via di collegamento tra l’area e la costa. Tra il 1938 e il 1942 fu realizzata la Galleria Principe Amedeo, consentendo di collegare il quartiere al Lungotevere e favorendo un ulteriore sviluppo residenziale dell’area dell’Aurelio. A contraddistinguere il rione è la vicinanza alle zone più importanti di Roma, una maggiore tranquillità rispetto al traffico e al grande afflusso di turisti di altre aree più centrali e la presenza di tutti i servizi necessari. Ci sono le comodità tipiche della grande città ma ci si trova immersi nell’atmosfera di un piccolo paese. I negozi, i bar e ristorante accolgono qualche pellegrino diretto a San Pietro e i molti lavoratori che vivono e operano nel quartiere. C’è un vero e proprio culto per la cucina tradizionale e innovativa e i locali sostengono che sia molto difficile mangiare male nel quartiere. Ci sono negozi di vario genere e i prezzi sono decisamente più contenuti alle altre zone centrali. Le colline di Aurelio consentono di passeggiare nel verde e di godere delle migliori viste sulla cupola di San Pietro, di giorno e di sera. Ci sono tratti di natura incontaminata capaci di far dimenticare completamente la città. Nel quartiere non mancano le attrazioni. Tra le architetture civili spiccano le Ville Abamelek e Carpegna a cui si aggiungono splendidi esempi architettonici religiosi tra cui la Chiesa di San Pio V e la Chiesa ortodossa russa. Ci sono inoltre tre siti archeologici particolarmente importanti: Catacomba di Calepodio, Porta Cavalleggeri e Porta San Pancrazio. La vicinanza con il Vaticano ha portato all’insediamento nel quartiere di molte istituzioni religiose, che occupano molti edifici sul confine con la Città del Vaticano. L’area è molto moderna e in quanto a funzionalità non ha nulla da invidiare al centro capitolino, ma con prezzi decisamente più contenuti. Ci sono alcuni bed & breakfat selezionati dai turisti che vogliono risparmiare e raggiungere in una quindicina di minuti a piedi le attrazioni principali. Il Vaticano è vicino, ma lo sono anche Piazza Navona e il Pantheon. Il pendolarismo è all’ordine del giorno, infatti molti lavoratori hanno scelto il quartiere per vivere e spostarsi comodamente verso il proprio posto di lavoro nella zona centrale di Roma. La presenza di scuole e del vicino Parco Sacchetti rendono il rione adatto alle famiglie con bambini. Sul colle Aurelio ci sono spazi dedicati ai bambini con animatori pronti ad accogliere i più piccoli con burattini e giochi di gruppo.  A seconda del luogo in cui si svolge l’attività professionale si può optare per l’autobus, ve ne sono numerose linee, il treno o la metropolitana. Quest’ultima offre tre fermate sulla linea A che consentono di arrivare nei diversi punti del quartiere: Valle Aurelia, Cornelia e Baldo degli Ubaldi. Le stazioni ferroviarie di Roma San Pietro e Valle Aurelia permettono di usufruire della linea Roma-Viterbo, con svariate fermate in città e della linea che collega la Città del Vaticano con la Tirrenica e Vigna Clara.
Il toponimo Valle o Ponte Galeria deriva dalla parola etrusca Careia, che identificava il corso d’acqua del Rio Galeria, allora navigabile, che permetteva un collegamento indiretto tra Veio e il corso finale del Tevere presso le paludi saline in prossimità della foce. L’edificazione moderna inizia sotto il fascismo, con l’insediamento del grande snodo ferroviario e delle prime industrie. La denominazione ufficiale dell’area circostante è allora quella di Agro Portuense, per la sua vocazione essenzialmente rurale. Valle Galeria è oggi la settima zona urbanistica del Municipio XI; la più estesa (da sola è grande come le altre sei zone urbanistiche sommate insieme), periferica e prossima al mare. I confini sono il GRA ad est, il Tevere a sud, L’Autostrada per Civitavecchia a ovest e l’asse viario della Pisana a nord. L’area ricade, dal punto di vista ecclesiastico, sotto la Diocesi di Porto e Santa Rufina. Il luogo di culto principale è la chiesa parrocchiale di Santa Maria di Ponte Galeria. Nel territorio di Ponte Galeria ricadono cinque frazioni, o meglio, quattro sole frazioni, se si esclude dal novero la frazione di «Ponte Galeria Paese» (che coincide con l’abitato urbano di Ponte Galeria), che è ormai una piccola città. Sulla strada le frazioni sono segnalate con cartelli rettangolari bianchi con iscrizione nera di inizio e fine località. Il segnale di fine località è barrato di rosso.
Il Quartiere Boccea è una zona residenziale di Roma che si sviluppa ad ovest della Città del Vaticano lungo la via Aurelia che, uscendo dalla capitale conduce fino al mare Tirreno della Toscana. Lo sviluppo di questo quartiere è avvenuto in anni relativamente recenti, intorno all’omonima via Boccea, Via Cornelia, Via Battistini, tutte strade a forte vocazione commerciale e ben collegate con il centro della città, grazie alla linea A della metropolitana che ha proprio in Battistini uno dei suoi capolinea. Il nome “Boccea” deriva, con tutta probabilità, dal latina “buxus”, per il fondo di arbusti di bosso molto diffusi nella zona. Durante l’epoca romana l’area era caratterizzata dalla presenza di numerose saline ed era sede di una fiorente agricoltura, ma cominciarono ad essere costruite ville nei pressi della via Cornelia e della via Aurelia, che collegavano Roma con le colonie toscane e quelle liguri. Dopo il crollo demografico successivo alla caduta dell’Impero, proprio Boccea fu tra i pochissimi insediamenti nell’area che rimasero di una qualche importanza, insieme a Santa Rufina e Lorium. Il ruolo del papato nel governo della zona è evidente anche dalla toponomastica, con le strade che ripercorrono antichi tracciati e che portano i nomi dei vari papi che hanno avuto possedimenti e influenza a Boccea. Il simbolo del quartiere è Forte Boccea, uno dei quindici forti romani, terminato nel 1881 e fino al 2005 carcere giudiziario militare; oggi è un parco destinato a iniziative e a eventi culturali di ogni genere. Pur essendo a ridosso del centro, a due passi dal Vaticano, Boccea è una zona che per molti versi è lontana dalla frenesia e dal caos cittadino, e oggi i suoi immobili sono abitati soprattutto da professionisti e da giovani famiglie. Grazie alla bontà dei collegamenti, non mancano i pendolari che ogni giorno fanno la spola dal centro a questo quartiere ideale soprattutto per lo shopping e ricco anche di opportunità per quanto riguarda ristoranti, locali notturni alla moda e così via. L’atmosfera, malgrado la vicinanza col centro storico, è quella del piccolo paese, ma con tutte le comodità della grande città. La maggior parte degli edifici è composta da villette a uno o due piani e, nelle zone a più alta densità di popolazione, da condomini con appartamenti di tutte le dimensioni. Nelle vicinanze di Boccea si trovano anche le colline più belle del quartiere Aurelio, che vantano una vista straordinaria del Vaticano e ville di lusso. Gli spazi verdi non mancano, e nei parchi e nei giardini dove si può correre e praticare sport in libertà la sensazione è quella di trovarsi quasi in un’altra città. Chi decide di trovare un immobile da affittare o da comprare a Boccea lo fa perché vuole unire la tranquillità di un quartiere periferico con l’estrema vicinanza al centro storico di Roma, allo stesso approfittando di un’area molto ricca di servizi di ogni tipo: il Policlinico Gemelli, uno dei più grandi ospedali d’Italia, è a poca distanza, nei pressi dell’area denominata Pineta Sacchetti, e in zona c’è anche l’IDI, l’Istituto Dermatologico Italiano. Dal punto di vista commerciale la zona è molto ricca di negozi e di attività produttive, e via Cornelia e via di Boccea presentano ogni genere di negozio. Tra i polmoni verdi più importanti a pochi chilometri da Via di Boccea e dalle zone limitrofe si trova lo stupendo parco di Villia Doria Pamphili, uno dei più grandi di Roma, che arriva fino a Monte Verde e Trastevere: destinazione ideale per il relax e per un po’ di jogging, scelto dai romani di ogni ceto. I tre chilometri in linea d’aria di distanza con il Vaticano rendono Boccea ottima anche per i turisti a lungo termine e per professionisti che si rechino quotidianamente nel piccolo Stato per motivi di lavoro. Per quanto riguarda la metropolitana, Battistini e Cornelia sono le stazioni che permettono di raggiungere il centro capitolino in pochi minuti. Le linee di autobus di riferimento sono la 916 e la 905.
Il Quartiere Primavalle si trova nel territorio posto grossomodo tra Via Boccea, Via Pineta Sacchetti e Via di Torrevecchia, su un altopiano un tempo occupato dalla vasta Tenuta di Primavalle, un ampio fondo agricolo di proprietà, almeno dal XVI Secolo, del Capitolo di San Pietro. Intorno agli inizi del Novecento iniziò ad essere abitata, soprattutto dopo che le borgate provvisorie realizzate dal Sindaco Ernesto Nathan alla Ferratella e a Porta Metronia vennero abbattute, portando alla nascita di nuove borgate e insediamenti urbani nelle aree all’ora più periferiche, come il Quartiere Primavalle. La zona, dal 1921 compresa nel Suburbio X Trionfale, iniziò quindi a vedere una prima urbanizzazione, seppur molto rustica. Nel 1923, le Suore della Congregazione delle Figlie Povere di San Giuseppe Calasanzio e della Beata Celestina Donati fondarono in questa zona L’Oasi di Primavalle, in cui venivano accolte bambine di età tra i 3 ed i 10 anni figlie di detenuti o orfane. Nel 1928 nella zona anche le Suore Orsoline di Santa Urszula Ledochowska diedero vita a un Istituto Religioso nel Quartiere, così come anche l’Opera Don Calabria, mentre nel 1933 Padre Isaia Filippi costruì la Chiesa di Santa Maria Assunta e San Giuseppe a Primavalle, su progetto dell’architetto Tullio Rossi. A partire dal 1937, in seguito alle politiche urbanistiche degli sventramenti volute da Benito Mussolini e pianificate nel Piano Regolatore Generale del 1931 che attraversarono diverse aree del Centro di Roma, per ospitare gli abitanti che avevano dovuto lasciare le proprie case nacquero diverse borgate, tra cui le principali furono le cosiddette “Borgate ufficiali”. Tra queste, nacque anche la borgata di Primavalle. Progettata dall’architetto Giorgio Guidi su iniziativa dell’Istituto Fascista Autonomo per le Case Popolari, la nuova borgata sorse sulla parte pianeggiante dell’altopiano tra la Via Aurelia e la Via Trionfale. Per ospitare i lavoratori che avrebbero costruito la nuova borgata, furono costruite circa 240 abitazioni provvisorie, le cosiddette “casette rosse”, per via del loro colore, situate tra Via Bernardo Bibbiena, Piazza Zaccaria Papa e Via di Primavalle. Quest’ultima, che faceva da asse urbanistico della nuova borgata, venne ribattezzata Via Federico Borromeo. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, il Quartiere fu scosso da un fatto di cronaca nera, ad oggi ancora privo di un colpevole: la morte violenta della ragazza di 12 anni Annarella Bracci, avvenuta nel 1950. Negli anni Cinquanta, lo sviluppo urbanistico del Quartiere Primavalle proseguì: nel 1953 inizia la costruzione di nuovi edifici sul terreno donato al Comune di Roma dal Principe Lancellotti, mentre nel 1953 viene inaugurata la derivazione dell’acquedotto del Peschiera che arriva nel Quartiere. Nascono poi, parallelamente alla borgata storica, nuove abitazioni lungo Via della Pineta Sacchetti. Il periodo di maggior sviluppo edilizio si ebbe tra 1961 e il 1971 quando venne edificato oltre il 53% dei fabbricati di Primavalle. Nel 1961, il Quartiere Primavalle nasce ufficialmente: la vecchia borgata di Primavalle, le nuove abitazioni alla Pineta Sacchetti e l’area di Torrevecchia si staccano dal Suburbio Trionfale e danno vita al nuovo Quartiere. Nel 1973, il Quartiere Primavalle è colpito pesantemente dalla violenza politica di quegli anni, quando alcuni membri di Potere Operaio diedero fuoco alla porta dell’abitazione del Segretario della sezione locale del Movimento Sociale Italiano Mario Mattei, uccidendo due dei suoi figli: Virgilio di 22 anni e Stefano di 8 anni. Il fatto è ricordato come Rogo di Primavalle. Nel 2000, in occasione del Giubileo, il Quartiere Primavalle è stato raggiunto dal prolungamento della linea A della Metropolitana di Roma, attraverso la fermata Battistini.
È un quartiere situato nel quadrante nord-ovest della città, internamente al GRA e a breve distanza dalla borgata di Primavalle. La zona è delimitata a nord dalla Trionfale, a sud da via di Boccea, a ovest da via di Casal del Marmo e a est da via Battistini. Storicamente parte dell’Agro romano, almeno fino agli anni Sessanta Torrevecchia è stata una vasta distesa verde occupata soltanto da casupole sparse e, nonostante la forte urbanizzazione, continua a mantenere a tratti la sua vocazione rurale. Torrevecchia deve probabilmente il suo nome alla presenza di una torretta settecentesca andata ormai distrutta. L’antica impronta rurale del quartiere è ancora visibile in quanto esso è caratterizzato da numerose distese verdi non intaccate dall’urbanizzazione. Questa consistente presenza di verde contrasta l’assenza di parchi pubblici veri e propri. Negli anni Sessanta l’area di Torrevecchia, fino a quel momento dal carattere ancora agrestre, inizia la propria urbanizzazione. I progettisti incaricati (Barucci, Passarelli e Vittorini) elaborano una soluzione che ruota intorno a una piazza centrale punteggiata da quattro torri di quindici piani e dalla quale partono stecche residenziali. La superficie del quartiere è delimitata a sud da via di Boccea, a ovest da via di Casal del Marmo, a est da via Mattia Battistini e a nord da via Trionfale. La zona può essere considerata come l’estrema propaggine occidentale del territorio di Monte Mario, di cui condivide alcune caratteristiche idrogeologiche. Nonostante numerose distese verdi, ancora non intaccate dall’urbanizzazione a macchia di leopardo tipica di questa parte della città, il quartiere è di fatto sprovvisto di parchi pubblici veri e propri (essendo le uniche due zone di verde attrezzato quelle della Riserva naturale dell’Insugherata e del Parco regionale urbano del Pineto, piuttosto fuori dai suoi confini). La vallata compresa tra il complesso IACP (scherzosamente denominato “Bronx” dai suoi stessi abitanti, per via del suo aspetto poco aggraziato) e il Quartaccio, si presenta comunque come la parte meno urbanizzata del quartiere (qui è ancora visibile l’ultimo tratto scoperto del Fosso dei Fontanili, un tempo alimentato da alcune risorgive naturali ed oggi ridotto a canale di scolo).
Montespaccato, già Borgata Fogaccia, è una frazione di Roma Capitale, situata nel territorio del Municipio Roma XVIII, a ridosso del Grande Raccordo Anulare, tra la via di Boccea e la via Aurelia. Il nome deriva dalle “spaccature” dei monti provocate appunto dalla via Cornelia Antica che si intersecava sul primo monte con via dell’Acquafredda e sul secondo con l’attuale via Cornelia. In questa area sono state trovate molte testimonianze sia Etrusche che Romane consistenti, per lo più, in tombe e ville. La borgata ebbe le prime tracce di insediamento moderno negli anni trenta, sui terreni lottizzati dal Conte Fogaccia e sugli appezzamenti del Vaticano. Si espande sulla via Cornelia (nuova), che nulla ha a che vedere con l’antica via Cornelia, una delle strade più antiche di Roma il quale destino resta ancora per la maggior parte sconosciuto, di essa si sa solo che fu una strada alternativa alla via Aurelia (il percorso è quasi parallelo ed in parte sovrapposto) che partiva dall’attuale zona dell’Ospedale S. Spirito fino a raggiungere la campagna romana fino all’antica città Caere (attuale Cerveteri). Dagli abitanti del quartiere, il territorio è suddiviso in tre macro aree chiamate Valle(nei pressi di via Cornelia), Monte(tra via Enrico Bondi e via Antonio Pane) e Caserma(l’area nei pressi di Largo Re Ina). Inizialmente di proprietà di latifondisti e del Vaticano, la borgata vide la prima comparsa di insediamenti attorno agli anni Trenta del Novecento. Si procedette mano a mano con un’urbanizzazione sempre più intensiva fino agli anni Cinquanta, sviluppando il quartiere lungo la direttrice di via Cornelia Nuova. Gli edifici più antichi qua presenti sono una costruzione del Novecento nella piazza Cornelia, la parrocchia di Santa Maria Janua Coeli e la torre dell’acquedotto del Peschiera. Proprio in queste strade, nel 1984, Nanni Moretti girò alcune scene del suo film Bianca.
È situata a nord-ovest della capitale all’interno del Grande Raccordo Anulare, a est della zona di Selva Candida. Nata come borgata rurale nel primo dopoguerra, sorse sulle tenute di Casal del Marmo (famiglia Massara) e de La Lucchina (Prospero Colonna). La borgata Ottavia, si sviluppò alla fine degli anni 50 e gli inizi degli anni ’60 con la comparsa di edifici di edilizia popolare e abitazioni unifamiliari. Il quartiere è comunque sempre stato in fermento dal punto di vista dell’edificazione, tanto che le ultime case popolari sorte nella zona dell’Ipogeo degli Ottavi sono state costruite nel 1990.  Sempre qui, nel 2007, fu aperta l’uscita del G.R.A chiamata Trionfale-Ottavia. La costruzione di un centro commerciale e quella, successiva, di un cinema multisala nell’area sud (Palmarola-La Lucchina), ha favorito l’economia della borgata. La zona si divide in due parti: la prima, chiamata appunto Ottavia, si snoda attorno la strada principale via di Casal del Marmo per finire nella zona di Palmarola, mentre la seconda, chiamata Ipogeo degli Ottavi, parte dalla stazione del treno per arrivare fino alla strada principale di Ottavia. Le radici di questa località (posta tra l’8° e il 9° Km della Trionfale) vennero alla luce nel 1920, quando furono rinvenuti i resti di epoca romana del sepolcro gentilizio degli Ottavi (l’Ipogeo degli Ottavi), da cui prese il nome la zona. In occasione del Giubileo del 2000, con il raddoppio della ferrovia Roma-Viterbo, la zona conosce un nuovo sviluppo (soprattutto dal punto di vista infrastrutturale) e viene dotata di una nuova stazione ferroviaria nell’area di Ipogeo degli Ottavi, da cui prende il nome. Oggi il quartiere Ottavia dimostra tutte le varie epoche di edificazione che ha attraversato, con una presenza molto variegata di soluzioni abitative dalla piccole palazzine ai grandi edifici popolari, dagli agglomerati di bilocali e monolocali alle unità immobiliari singole di media qualità. Rispetto alla grandezza del territorio, che comprende anche la zona di Palmarola, l’area non è densamente popolata quindi ci sono numerose opportunità abitative. Il quartiere Ottavia è abitato dal ceto medio romano, con un variegato melting pot culturale. Anche le attività commerciali presenti nel quartiere rispecchiano questa mescolanza di etnie, dove locali gestiti da italiani sorgo fianco a fianco a negozietti etnici. La zona rimane comunque curata e tranquilla e, nonostante si tratti di un’area di periferia, è notevolmente migliorata nel corso dell’ultimo decennio con una generale riqualificazione.
Si trova nell’area nord-ovest di Roma, a ridosso del confine con i comuni di Fiumicino e Anguillara Sabazia. Nei pressi del vecchio borgo di Santa Maria di Galeria, vicino al fiume Arrone, si trovano le rovine della antica città di Galeria Vecchia. Questa si formò in epoca etrusca, trovando il suo massimo sviluppo nel periodo che va dal medioevo fino al XVII secolo, quando la popolazione cominciò a trasferirsi nel vicino casale Celsano (Celisanum) e nel borgo di Cesano, fino a svuotarla completamente verso il XIX secolo. L’8 ottobre 1951 fu siglato un accordo [3] tra lo Stato italiano e la Santa Sede per l’assegnazione di una vasta area (424 ettari) nel territorio di Santa Maria di Galeria, per la costruzione di un nuovo Centro Trasmittente per la Radio Vaticana. I lavori cominciarono nel 1954 e il centro fu inaugurato il 27 ottobre 1957 da Papa Pio XII. L’area di Santa Maria di Galeria, ampia quasi dieci volte il territorio dello Stato della Città del Vaticano, gode del privilegio dell’extraterritorialità a favore della Santa Sede. Ciò significa, come per le altre zone “immuni” a Roma o nelle vicinanze (Castelgandolfo, Castel Romano), che in dette aree, che pur rimangono territorio italiano, a seguito di speciali accordi tra le parti, la sovranità è riservata ad altro stato. Proprio la stessa situazione che esiste, in tutto il mondo, per le ambasciate di Paesi stranieri nelle capitali delle varie Nazioni.
Torresina è un piccolo comprensorio del XIX Municipio di Roma. È situati a nord-ovest della capitale all’interno del Grande Raccordo Anulare, a nord delle zone di San Giusto/Podere Zara e Quartaccio, nel suburbio S.X Trionfale. Prende il nome dalla omonima via di Torresina, al fianco della quale è stato costruito. Il comprensorio è stato ufficialmente definito il 27 gennaio 2003. Il primo insediamento è sorto sull’altipiano del Fico (Torresina 1). Nel febbraio 2006, è stato realizzato il piano di zona B32 “Torresina 1” per un totale di circa 3300 abitanti, in attesa della realizzazione del piano di zona B44 “Torresina 2”, di circa 2200 abitanti. Il primo albero piantato è stato un abete nel periodo di Natale 2004. Torresina ha un parco protetto dal WWF. È una zona protetta che collega il quartiere con Ottavia in cui il passaggio, fino ad ora, è consentito a tutti i pedoni. Tra la flora troviamo soprattutto querce e pini, mentre nella fauna troviamo: volpi, istrici, ricci, bisce, biacchi, vipere, rane, rospi, orbettini e molte specie di uccelli come aironi, germani reali, piccoli falchi e altri uccelli di città.
La borgata attuale sorse nei primi anni del XX secolo, con pochi casali che spuntavano dalle terre di questa porzione di Agro Romano. Casalotti, negli anni ’30, era meta delle vacanze estive dei nobili romani che qui costruirono molti casali (da cui probabilmente deriva il nome del quartiere). Alcuni di questi sono attualmente adibiti a servizi pubblici: uno di essi, oggi, è la scuola media “Giuseppe Verdi” Nel maggio del 1944, Casalotti venne distrutta dai bombardamenti alleati insieme alla vicina Grottarossa, durante l’avanzata degli stessi Alleati per cacciare i contingenti tedeschi ivi dislocati. Il vero e proprio boom edilizio risale agli anni settanta, quando numerosissime imprese edili iniziarono a costruire la parte più antica, ovvero la piazza Ormea e la zona circostante. Tuttora è ancora in fase di espansione, soprattutto verso via Selva Candida e verso la località Porcareccia. A fronte di uno sviluppo urbano non regolamentato a dovere la zona ha sofferto per anni grossi problemi di traffico. A partire dal 2013 si è avviato un grande progetto di allargamento della via Boccea. Dopo un’iniziale fase di disboscamento, sono partiti i sondaggi archeologici i quali hanno fatto emergere il tracciato di un’antica strada romana che gli esperti indicano come l’antica via Cornelia.[14] A partire dal 2018 sono iniziati nuovi lavori di allargamento della strada per agevolare il flusso veicolare e snellire il congestionato traffico della zona. Il 29 settembre 2009 è stato presentato dalla presidente dell’AS Roma, Rosella Sensi, il progetto di costruzione di un nuovo stadio per il calcio nella parte sud della zona, a ridosso della via Aurelia e poi abbandonato. Con i suoi palazzi, complessi residenziali, ville, villini, spazi verdi, la zona di Casalotti è fra le periferie più ricche di Roma, anche se ha subito negli ultimi anni un processo di trasformazione dal punto di vista urbanistico e sociale: negli ultimi anni è diminuito il numero degli stranieri residenti ed è aumentato il numero di giovani under 40.  Molte sono le filiali delle banche che hanno scelto di posizionare i propri sportelli in questa zona. Questo è dovuto in gran parte al fatto che, pur essendo una zona periferica della città, i residenti hanno mediamente condizioni economiche decisamente positive, come denotano anche i numerosi negozi presenti nell’area. Al suo interno racchiude la zona di Selva Candida, dove prende il nome dal luogo del martirio delle sante Rufina e Seconda e la zona di Selva Nera anticamente coperta da una fitta boscaglia, talmente buia da darle il nome di Selva Nera. Le linee bus che transitano a Selva Nera, Selva Candida e Casalotti oltre ai quartieri limitrofi, collegano l’area alle fermate della metropolitana della linea A Battistini e Cornelia, alle stazioni F.S. Roma Aurelia (FL5 Roma – Civitavecchia), La Giustiniana e La Storta (FL3 Roma – Viterbo) e agli ospedali Cristo Re e Policlinico Gemelli. Nel 1930 è stata rinvenuta casualmente un Villa Romana durante alcuni lavori agricoli. I successivi scavi della Sovrintendenza hanno messo in luce un deposito di recipienti di terracotta (dolium) e un ambiente termale. Gli scavi sono stati ripresi poi nel periodo 1983-85 e nel 2000. La costruzione della villa risale al II secolo d.C. e risulta utilizzata fino al IV secolo d.C.

RIONI

Monti è il primo rione di Roma, il nome deriva dal fatto che con il termine li monti nel medioevo si intendeva la vasta zona, poco abitata, che comprendeva tre dei sette colli: l’Esquilino, il Viminale, e parte del Quirinale. Oggi l’Esquilino non gli appartiene più, ma il nome è rimasto. Monti ha avuto la sua ufficiale costituzione a rione il 18 maggio 1743 con chirografo di papa Benedetto XIV. Nel 1874 il rione Monti venne spaccato e originò il rione XV Esquilino e da allora assunse le delimitazioni attuali. Il rione comprendeva il colle Esquilino, il Viminale e parte dei colli Quirinale e Celio: da ciò si comprende l’etimologia del suo nome. Il rione è ricco di reperti archeologici, come il Foro di Nerva ed il Foro di Augusto, la Scala Santa e ben due delle quattro basiliche, S.Giovanni in Laterano e S.Maria Maggiore; uno spettacolo a parte sono le torri, simbolo di un potere baronale che si espresse nel Medioevo. Molto del tessuto urbano antico, un intero quartiere medioevale, è stato distrutto dal piccone demolitore del regime fascista per farvi scorrere “via dell’Impero”: corrispondeva alle attuali via dei Fori Imperiali, via di S.Gregorio e via delle Terme di Caracalla. Il taglio moderno del rione, che coincise con l’apertura di via Nazionale, ridusse anche il “verde” di cui i “monticiani” andavano fieri: nel 1774 il rione contava 17 ville e 7 giardini, a parte gli orti e le vigne. Il Piano Regolatore Viviani della Roma umbertina fece scempio del “verde” e così scomparvero villa Giustiniani, villa Casali e villa Altieri, ingoiate dalla speculazione edilizia: uniche oasi di verde sono rimaste villa Aldobrandini, villa Pallavicini ed il parco archeologico del Colle Oppio.Il rione Monti a Roma è il quartiere delle gallerie d’arte e delle vinerie. Dopo una lunga fase di risistemazione urbanistica è oggi la mecca di tutti i giovani turisti in viaggio nella capitale. Confina con la Roma dei Fori Imperiali e del quartiere Esquilino. A pochi passi dal rione ci sono le magnifiche basiliche di Santa Maria Maggiore dal caratteristico pavimento cosmatesco e quella di San Pietro in Vincoli che custodisce il famoso Mosè di Michelangelo. Fra due grandi arterie viarie, la via Cavour e la via Nazionale, contiene la Suburra, l’antico quartiere “Sub Urbe” – sotto la città –, i cui scantinati sbucano al Colosseo. Le sue strade dissestate sono fatte di sanpietrini, e i suoi vicoli di notte sono di una bellezza da mozzare il fiato. E tutto il quartiere ruota intorno alla piazzetta di Madonna dei Monti, con la caratteristica Fontana dei Catecumeni disegnata dall’architetto Giacomo della Porta che è il luogo di ritrovo principale sia degli abitanti, sia dei turisti. I locali della zona sconfinano nelle strade senza marciapiede ma anche questo contribuisce al suo fascino. Negozi-gourmet e ristoranti slow food costellano le vie, ma le vinerie hanno prezzi sostenibili. A Monti c’è Stecchiotti, il macellaio dei presidenti della Repubblica: di Ciampi e di Napolitano. E c’è via del Boschetto, la strada di Roma con il maggior numero di ristoranti per metro quadrato. A Monti resiste ancora un network di piccoli commercianti e artigiani che ti danno l’impressione che il tempo si sia fermato. Sono doratori, cromatori, falegnami, fabbri, robivecchi travestiti da antiquari. Il regista Mario Monicelli gli ha dedicato un inteso ritratto nel cortometraggio presentato al Festival di Venezia. Muoversi in città dal Rione Monti è molto facile, molti sono gli autobus che attraverso in lungo e in largo tutto il quartiere. Inoltre è servito dalla metropolitana Linea B. CONFINI piazza del Colosseo; via dei Fori Imperiali; piazza Madonna di Loreto; vicolo San Bernardo; via Magnanapoli; via XXIV Maggio; via del Quirinale; via delle Quattro Fontane; via Agostino Depretis; piazza Esquilino; via Esquilino; piazza Santa Maria Maggiore; via Merulana; piazza di San Giovanni in Laterano; complesso del Laterano (entro le mura aureliane) *; via della Ferratella; piazza di Porta Metronia; via della Navicella; via Santo Stefano Rotondo; via Oliviero Plunkett; via di San Giovanni in Laterano.
Trevi è il secondo rione di Roma, l’origine del suo nome non è ancora sicura, tuttavia l’ipotesi più accreditata è che provenga dal latino trivium, che sta ad indicare la confluenza di tre vie nella piazzetta dei Crociferi, situata immediatamente a Nord Ovest della Fontana di Trevi. In età antica la zona era suddivisa tra una parte più alta (che faceva parte della Regione dell’Alta Semita), principèalmente residenziale, mentre la zona più pianeggiante, situata verso la Via Lata, caratterizzata dalla presenza di attività cittadine. Nel Medioevo il Rione vede sostanzialmente uno sviluppo nella parte più bassa, mentre la parte alta, difficile da servire dagli acquedotti ormai danneggiati, viene quasi del tutto abbandonata. L’unico acquedotto a non cessare mai completamente la sua attività è stato l’acquedotto Vergine, come dimostrano i resti di quell’area archologica definita “Città dell’Acqua”, situata in Vicolo del Puttarello sotto ad edifici successivi. Nella parte pianeggiante, il centro del Rione fu all’epoca rappresentato dall’importante Chiesa di San Marcello, su Via del Corso. Importante anche il ruolo della famiglia Colonna, che qui aveva (e ha tuttora) il proprio palazzo, che era fortificato all’epoca delle lotte baronali tra la fine del Medioevo e alfine del XV Secolo. Nel Rinascimento la parte alta torna ad essere al centro dell’attenzione, ed è qui che a partire dal 1583 i Papi iniziano a costruire e, man mano, a sviluppare, il Palazzo del Quirinale, trasformando radicalmente il Rione. Nel XVIII Secolo venne qui realizzata la Fontana di Trevi, in sostituzione di una precedente mostra dell’Acqua Vergine. Sarà in seguito al 1870, con l’annessione di Roma al Regno d’Italia, che il Rione subirà un’ulteriore cambiamento. I Piemontesi, basandosi su un abbandonato progetto Napoleonico di sviluppare intorno al Quirinale i vari edifici del potere, trasformano la zona collinare del Rione, caratterizzata da vigne e stradine, tracciando Via Venti Settembre lungo la quale vengono costruiti molti Ministeri. Viene inoltre tracciata Via del Tritone, attuale confine con il Rione Colonna, con conseguente sventramento di una piccola parte del Rione. Oggi il Rione Trevi dal punto di vista urbanistico non ha ricevuto ulteriori cambiamenti, ed è legato prevalentemente al suo principale monumento, la Fontana di Trevi. Dal punto di vista del tessuto sociale, invece, i cambiamenti non sono mancati: i negozi e gli esercizi più caratteristici hanno iniziato a venire sempre meno, soffocati da un commercio legato ai numerosissimi turisti presenti, che ha portato la sostituzione dei vecchi negozi con negozi di souvenir e bar-ristoranti dall’offerta indirizzata soprattutto ai turisti. Sono solo poche le strade che non sono state toccate da questi cambiamenti, e che riescono a conservare un fascino diverso dalle altre. Il turismo di massa nel rione è sviluppato soprattutto intorno alla Fontana di Trevi, dove spesso lanciano le monetine come vuole una radicata tradizione, e non manca qualcuno che cerchi di rimembrare Anita Ekberg e Marcello Mastroianni ne La Dolce Vita cercando di fare il bagno nella Fontana di Trevi, incorrendo però nei divieti e nella risposta delle forze dell’ordine. Nonostante ci siano solo tre strade principali che attraversano il quartiere, Trevi è ben collegato con tutta Roma: puoi comodamente arrivare a piedi in centro, a Villa Borghese ed anche alla stazione Termini. Il servizio di trasporto pubblico romano, l’ATAC, offre collegamenti con autobus e metro con il resto della città. CONFINI piazza Madonna di Loreto; vicolo San Bernardo; via Magnanapoli; via XXIV Maggio; via del Quirinale; via XX Settembre; piazza San Bernardo; via di Santa Susanna; via Leonida Bisolati; via di San Basilio; piazza Barberini; via del Tritone; via del Nazareno; via del Bufalo; via del Pozzetto; piazza San Claudio; via di Santa Maria in Via; via delle Muratte; via del Corso; piazza Venezia.
Il Rione Colonna deve il proprio nome alla colonna di Marco Aurelio, nota anche come Colonna Antonina. La zona, che si estende da Montecitorio fino a Piazza Barberini, ha avuto un momento di forte sviluppo nella Roma Imperiale, quando Augusto costruì in questa zona l’Ara Pacis (oggi trasferita presso il Mausoleo di Augusto) e la Meridiana di Montecitorio, e più tardi anche Marco Aurelio, come detto, scelse questa zona per erigere la colonna in suo onore. Nel Medioevo la parte più alta, verso Piazza Barberini, viene abbandonata in buona parte, in favore della parte più bassa, intorno alla Via Lata (attuale Via del Corso). Nel Cinquecento, i Papi sistemano la zona del Tridente, compreso il Rione Colonna, garantendo alla zona un notevole sviluppo. Qui vengono infatti costruiti molti Palazzi nobiliari (si pensi a Palazzo Chigi, costruito nel Cinquecento per gli Aldobrandini, o alla Curia Innocenziana, oggi sede della Camera dei Deputati) che danno notevole lustro alla zona. Con l’Unità d’Italia la zona cambia volto sia fisicamente, per via dell’apertura di Via del Tritone, sia dal punto di vista sociologico, visto che Palazzo Chigi diviene sede della Presidenza del Consiglio ed il Palazzo di Montecitorio, già sede della Curia Innocenziana, diviene la sede della Camera dei Deputati. Oggi, il Rione Colonna ha perso quasi completamente la propria identità, trovandosi nel mezzo di zone ad alta densità turistica (Fontana di Trevi e Piazza di Spagna in primis), che hanno portato tutti quegli esercizi commerciali legati al turismo, legato strettamente ai Palazzi del potere come la Camera e Palazzo Chigi, con la conseguente presenza di tutti i servizi ad essi legati, e la zona dello shopping del Tridente. Schiacciato da questi tre fattori, il Rione Colonna non è riuscito, come sarebbe stato possibile – ed auspicabile – a mantenere una propria identità. Trovandosi nel cuore della città, il Rione è ben collegato a qualsiasi parte di Roma sia a piedi che con diversi mezzi pubblici tra cui la metropolitana Linea A. CONFINI Piazza Mignanelli; via Frattina; piazza San Lorenzo in Lucina; via di Campo Marzio; via della Maddalena; via del Pantheon; piazza della Rotonda; via del Seminario; piazza Sant’Ignazio; via del Caravita; via del Corso; via delle Muratte; via di Santa Maria in Via; piazza San Claudio; via del Pozzetto; via del Bufalo; via del Nazareno; via del Tritone; piazza Barberini; via Veneto; via Sant’Isidoro; via degli Artisti; via Francesco Crispi; via Capo le Case; via dei Due Macelli.
Campo Marzio è il quarto rione di Roma, indicato con R. IV. Esso occupa solo una porzione dell’omonima zona (Campus Martius) dell’antica Roma, con cui non coincide che in minima parte. Al tempo della fondazione di Roma l’area del Campo Marzio era una zona paludosa: era probabilmente qui che si trovava la Palus Caprae – la Palude della Capra – dove il Re Romolo fu assunto in cielo. Già in epoca Regia la zona fu consacrata al Dio Marte ed usata per le esercitazioni militari, per questo prese il nome di Campo Marzio. L’ultimo Re, Tarquinio il Superbo, si appropriò di quest’area per coltivarvi il grano, ma con il suo rovesciamento e l’istituzione della Repubblica l’area sarà nuovamente consacrata a Marte, e vi fu anche istituita la sede dei Comitia Centuriata, ovvero le assemblee pubbliche dei Cittadini Romani. Con Augusto il Campo Marzio Romano – più ampio dell’attuale Rione – era suddiviso in due Regiones, una più settentrionale, chiamata Via Lata, ed una più meridionale, chiamata Circus Flaminius. La Regione Via Lata corrisponde, grossomodo, all’attuale Rione Campo Marzio. Se nel periodo tra Cesare ed Augusto la parte più meridionale vide un grande sviluppo con la costruzione dei Saepta Julia e del Pantheon (opera quest’ultima voluta da Marco Vipsanio Agrippa), nella parte più settentrionale deve molti importanti monumenti al primo Imperatore, come il suo mausoleo, la meridiana monumentale con l’obelisco (Horologium Augusti) e l’Ara Pacis, oggi spostata dal luogo del suo ritrovamento, avvenuto grosso modo su Via del Corso alla confluenza con Via Condotti. Con la fine dell’Impero, il Campo Marzio diviene molto popolato a causa della sua vicinanza al Tevere. Alcuni toponimi come Sant’Andrea delle Fratte, o Capo le Case, ci fanno capire che l’abitato finiva lì e la parte culminante della via Lata all’apoca era adibita, perciò, principalmente a vigne. Con il Rinascimento, i Papi rivoluzionano l’Urbanistica della Città, coinvolgendo non poco il Campo Marzio: Paolo II rettifica il percorso della Via Lata, che prende il nome di Via del Corso, Leone X traccia Via Leonina, oggi Via di Ripetta, Clemente VII l’attuale Via del Babuino, completando il Tridente, mentre Paolo III crea la Via Trinitatis, oggi Via Fontanella Borghese e Via dei Condotti. Alla fine del XVI Secolo, Papa Sisto V, nella sua opera di rinnovamento della Città non trascura il Campo Marzio: traccia la Via Sistina, erige gli obelischi di Trinità dei Monti e Piazza del Popolo. Dopo di lui, Gregorio XIII traccia Via Gregoriana.Nel Seicento prosegue lo sviluppo del Rione, che diviene sempre di più sede di Palazzi nobiliari, mentre nel Settecento viene costruita la celebre Scalinata di Trinità dei Monti, e nell’Ottocento Valadier risistema Piazza del Popolo. Il Novecento vede la trasformazione dell’area a ridosso del Tevere con l’edificazione dei Lungotevere, ed anche il rivoluzionamento, durante il Fascismo, dell’area dell’Augusteo, area in cui negli ultimi anni è stato edificato il nuovo Museo dell’Ara Pacis, opera di Richard Meier. Oggi la zona di Campo Marzio risulta essere una delle più eleganti del Centro di Roma: è qui, soprattutto nell’area di Via Condotti e via del Corso, che molte grandi firme della moda hanno i loro negozi a Roma, cosa che attrae Romani e turisti da tutto il mondo. I numerosi negozi di via del Corso la rendono, infatti, il luogo principale dello “struscio” nella Capitale, specialmente nel week-end. Questa grande attrattivi della zona fa sì che vi sorgano numerosi hotel rinomati e considerati tra i più prestigiosi della città. Sempre nella zona, sono presenti alcuni dei più esclusivi alberghi della Capitale, in continuità con gli alberghi di Roma del tempo del Grand Tour che sorgevano prevalentemente in questa zona. CONFINI Piazzale Flaminio; via Luisa di Savoia; lungotevere Arnaldo da Brescia; lungotevere in Augusta; piazza del Porto di Ripetta; lungotevere Marzio; via del Cancello; via dei Portoghesi; via della Stelletta; piazza Campo Marzio; via degli Uffici del Vicario; via di Campo Marzio; piazza San Lorenzo in Lucina; via Frattina; piazza Mignanelli; via dei Due Macelli; via Capo le Case; via Francesco Crispi; via di Porta Pinciana; viale del Muro Torto.
Zona paludosa ai tempo dell’Eta Regia, più tardi parte della Regione Augustea Circus Flaminius (considerata parte del Campo Marzio), deriva il suo nome dal Ponte Sant’Angelo, costruito con il nome di Ponte Elio dall’Imperatore Adriano. Al tempo dell’Antica Roma qui sorgeva anche un altro ponte, il Pons Triumphalis, costruito da Nerone e da cui partiva la Via Triumphlis, ovvero l’attuale Via Trionfale, noto anche come Pons Vaticanus perchè conduceva, appunto, alla zona del Vaticano, e poi noto come Pons Ruptus, ovvero ponte rotto, poichè nel Medioevo era caduto in disuso e fortemente danneggiato a causa dell’incuria. Oggi se ne intravedono ancora dei pezzi nel Fiume. A partire dal Medioevo la zona ha subito un grande sviluppo per via della sua vicinanza al Tevere, ma il suo sviluppo è stato molto legato al flusso di Pellegrini che di qui passavano (e passano tutt’ora) per recarsi presso la Basilica di San Pietro. Ciò fece si che la zone fosse ricca di locande, osterie e luoghi in cui si vendevano oggetti Sacri: la Via dei Coronari, una delle strade principali del Rione, prende infatti questo nome dai venditori di Corone del Rosario che abbondavano su questa strada. Nel Cinquecento il Rione diviene luogo di residenza di molte famiglie nobili Romane che qui edificano i loro palazzi gentilizi, ed anche sede di molti istituti bancari tra cui il Banco si Santo Spirito, come testimoniano nella toponomastica le vie dei Banchi Vecchi e dei Banchi Nuovi. La parte nei pressi di Ponte Sant’Angelo viene rivoluzionata sotto Paolo III che qui traccia tre nuove strade che formano il cosiddetto Piccolo Tridente, una versione in miniatura del Tridente di Via del Corso, oggi meno percepibile per via della presenza di Corso Vittorio. Sempre in questo periodo, il Rione era caratterizzato dalla più usuale sede delle esecuzioni capitali, ovvero la Piazza di Ponte Sant’Angelo. E’ invece del tempo di Sisto V la perdita del territorio dall’altra parte del Tevere del Rione, che diviene Rione a sè con il nome di Borgo. A seguito dell’Unità d’Italia il Rione subisce molti cambiamenti urbanistici: l’apertura dei Lungoteveri, di Via Zanardelli e di Corso Vittorio alterano in parte l’aspetto del Rione, che tuttavia conserva ancora in molti punti il suo aspetto precedente. CONFINI Lungotevere Marzio; lungotevere Tor di Nona; piazza Ponte Sant’Angelo; lungotevere degli Altoviti; piazza Paoli; lungotevere dei Fiorentini; lungotevere di Sangallo; vicolo della Scimia; via dei Banchi Vecchi; via delle Carceri; vicolo Cellini; via dei Filippini; piazza dell’Orologio; via del Governo Vecchio; via del Corallo; piazza del Fico; via della Pace; via di Tor Millina; via di Santa Maria dell’Anima; via di Tor Sanguigna; piazza di Tor Sanguigna; piazza di Sant’Apollinare; via di Sant’Agostino; piazza di Sant’Agostino; via dei Pianellari; via dei Portoghesi; via del Cancello.
Parione viene dal latino paries (“muro”) col significato di “muraglione”: si riferisce ai resti di un grande muro Romano, che i cittadini chiamarono Parietone, e quindi Parione, appartenuto forse allo Stadio di Domiziano, che era qui presente nel Medioevo ed oggi non è più visibile. Nell’Antica Roma questa zona faceva parte della IX Regione Agustea, il Circo Flaminio, e vi sorgevano importanti monumenti come lo Stadio e l’Odeon di Domiziano ed il Teatro e la Curia di Pompeo. Nel Medioevo il luogo era chiamato Parione e San Lorenzo in Damaso, dal nome dell’omonima Chiesa all’epoca molto importante. Il Rinascimento cambia letteralmente faccia al Rione, prima con la pavimentazione di Campo de’ Fiori, che diviene così luogo di grande importanza, ma soprattutto con Papa Sisto IV: è in questo periodo che il Rione ha un nuovo collegamento a Trastevere con il Ponte Sisto, così come sempre a partire da questo periodo vengono costruiti importanti palazzi, come il Palazzo della Cancelleria. Nel XVII Secolo Piazza Navona, che stava ormai diventando progressivamente il centro del Rione, viene abbellita dalle opere di Bernini e Borromini. Con l’Unità d’Italia, il Rione vede il suo aspetto in parte alterato per l’apertura di Corso Vittorio. CONFINI Corso del Rinascimento; piazza delle Cinque Lune; piazza Sant’Apollinare; piazza di Tor Sanguigna; via di Tor Sanguigna; via di Santa Maria dell’Anima; via di Tor Millina; via della Pace; piazza del Fico; via del Corallo; via del Governo Vecchio; piazza dell’Orologio; via dei Filippini; vicolo Cellini; via dei Banchi Vecchi; via del Pellegrino; via dei Cappellari; Campo de’ Fiori; via dei Giubbonari; via dei Chiavari.
Il Rione Regola deve il suo nome alla Renula, ovvero la rena che il Tevere deposita durante le piene e che, prima della costruzione dei muraglioni, spesso veniva depositata in questa zona. Al tempo della Roma Antica questa zona faceva parte della Regione del Circo Flaminio e faceva parte del Campo Marzio (da non confondere con l’attuale omonimo Rione, che coincide solamente con una parte di esso) ed era caratterizzata dalla presenza del Trigarium, ovvero uno Stadio in cui gli Aurighi si allenavano. Caratterizzato dalla vicinanza con il Tevere, il Rione vede sorgere al suo interno palazzi di ogni tipo. Nel Medioevo la zona era nota come Arenula et Chacabariorum, nome derivato appunto dalla Renula e dai Chacabariis, ovvero i calderari, che in quest’area avevano numerose botteghe e la propria Chiesa, Santa Maria dei Calderari, oggi conosciuta come Santa Maria del Pianto. Sempre nel Medioevo, il Rione dette con tutta probabilità i natali a Cola di Rienzo, come è oggi ricordato da una targa. All’inizio del XVI Secolo, Papa Giulio II Della Rovere rivoluzionò l’urbanistica del Rione con l’apertura di Via Giulia. Nei pressi di essa, nel 1516 Raffaello vi costruì la Chiesa di Sant’Eligio degli Orefici. Nel XVI Secolo in questo Rione Papa Paolo III Farnese decise di costruirvi il palazzo della propria famiglia. Dopo l’Unità d’Italia vede il suo volto cambiare in parte per la costruzione dei Lungoteveri e della nuova Via Arenula. CONFINI Via dei Banchi Vecchi; via del Pellegrino; via dei Cappellari; piazza Campo dei Fiori; via dei Giubbonari; piazza Benedetto Cairoli; via di Santa Maria del Pianto; via del Progresso (former piazza delle Cinque Scole); lungotevere de’ Cenci; lungotevere dei Vallati; lungotevere dei Tebaldi; lungotevere di Sangallo; vicolo della Scimia; via delle Carceri.
Sant’Eustachio è il nome di un martire cristiano dei primi anni del II secolo, a cui nel centro di questo rione è intitolata un’antica chiesa che, per tradizione popolare, sorge sul luogo del suo martirio. A causa della sua forma lunga e stretta, i confini di questo rione attraversano verticalmente molte dei siti storici di Roma, senza però includere alcuno dei monumenti più famosi della città. Nell’antica Roma Sant’Eustachio corrispondeva alla parte più centrale del Campus Martius, dove sorgevano diversi edifici pubblici importanti, nessuno dei quali è rimasto in piedi oltre il primo millennio. Nel corso del tardo Medioevo il rione venne ricostruito, con un’elevata densità di piccole case ad uso privato, abitate dalle classi sociali media e bassa. Qui ebbe la sua sede storica la prima Università di Roma, fino al 1935. Divenuta Roma capitale del Regno d’Italia, dal 1870 si rese necessario trovare all’università nuove succursali, a causa dell’imponente aumento del numero di studenti, procedendo però parallelamente alla costruzione di un nuovo polo universitario in tutt’altra parte della città (fuori delle mura aureliane), che fu inaugurato solo nel 1935. Da allora il complesso della Sapienza fu adibito ad Archivio di Stato. CONFINI Corso del Rinascimento; piazza delle Cinque Lune; piazza di Sant’Agostino; via di Sant’Agostino; via dei Pianellari; via dei Portoghesi; via della Stelletta; via di Campo Marzio; piazza di Campo Marzio; via della Maddalena; via del Pantheon; piazza della Rotonda; via della Rotonda; piazza di Santa Chiara; via di Torre Argentina; largo Arenula; via Arenula; piazza Benedetto Cairoli; via dei Giubbonari; via dei Chiavari.
Il rione Pigna prende il nome dalla monumentale scultura Romana che qui fu rinvenuta (probabilmente faceva parte del complesso del tempio di Iside in Campo Marzio), spostata quindi nel Medioevo al centro del quadriportico della Basilica di San Pietro e quindi, nel 1608, nel Cortile della Pigna in Vaticano. Il Rione occupa la parte Meridionale del Campo Marzio dell’Antica Roma, proprio dove sorge il Pantheon, e nel Medioevo era detto Rione “della Pigna e di San Marco”, in riferimento all’omonima Basilica che qui sorge. Fu in questo Rione che, a partire dal XVI Secolo, i Gesuiti costruirono i loro principali centri Religiosi: è proprio a Pigna che sorgono, infatti, la Chiesa del Gesù con annessa casa professa, il Collegio Romano e la Chiesa di Sant’Ignazio. In quest’area sorge il Pantheon, forse il più famoso e glorioso degli edifici romani antichi e anche quello che meglio degli altri si è mantenuto nella sua interezza, o quasi. CONFINI Piazza della Rotonda; via del Seminario; via del Caravita; via del Corso; piazza Venezia; piazza di San Marco; via di San Marco; via delle Botteghe Oscure; via Florida; via di Torre Argentina; via della Rotonda.
Campitelli è sicuramente il più turistico tra i Rioni di Roma , ma anche il meno abitato (circa 700 persone), per la presenza dei siti archeologici che messi insieme coprono il 75% circa della sua superficie che comprende due colli, Campidoglio e Palatino, il Foro Romano e il Colosseo. CONFINI Piazza di San Marco; via di San Marco; via d’Aracoeli; via Margana; piazza Margana; via dei Delfini; via Cavalletti; via della Tribuna di Campitelli *; via del Foro Piscario, via del Teatro di Marcello *; vico Jugario; piazza della Consolazione; via dei Fienili; via di San Teodoro; piazza di Santa Anastasia; via dei Cerchi; via di San Gregorio; via dei Fori Imperiali; piazza Venezia.
Il Rione Sant’Angelo è il più piccolo tra i Rioni di Roma ma fino alla fine dell’800 era una delle zone di Roma più densamente popolate; ciò era dovuto in parte alla presenza del ghetto ebraico, ma la densità abitativa dell’area era piuttosto elevata già da prima dell’istituzione della recinzione, cioè prima del 1555. Il rione Sant’Angelo prese il nome dalla minuscola chiesa di Sant’Angelo in Pescheria. In origine si chiamava Sant’Agnolo Pescivendolo, per via del vicino mercato ittico situato sotto le colonne del Portico di Ottavia. Nel Medioevo questo era il decimo rione, già conosciuto come Regio Sancti Angeli in foro piscium (cioè “presso il mercato del pesce”).Oggi il Rione Sant’Angelo rimane una delle zone più caratteristiche nella vecchia Roma. Mentre la parte settentrionale del rione, con la sua ragnatela di vicoli stretti e solitari che la proteggono dal traffico, mantiene un carattere prettamente residenziale, la parte meridionale è sempre caratterizzata dalla forte presenza ebraica. Le strade intorno al Portico d’Ottavia mantengono così l’atmosfera di un villaggio, e ospitano diversi negozietti (condotti per lo più da Ebrei) e molte Trattorie, che, con i loro carciofi alla giudia e filetti di baccalà, perpetuano la tradizione della cucina ebraica romanesca. CONFINI Largo Arenula; via Florida; via delle Botteghe Oscure; via dell’Aracoeli; via Margana; piazza Margana; via dei Delfini; via dei Cavalletti; via della Tribuna di Campitelli; via del Teatro di Marcello; via del Foro Olitorio; lungotevere de’ Cenci; via del Progresso; piazza delle Cinque Scole; via Santa Maria del Pianto; via in Publicolis; via di Sant’Elena.
Il Rione Ripa, R. XII, Roma,  è il rione fluviale per eccellenza di Roma, in quanto si affaccia sulle rive del Tevere e qui c’era il porto di Ripa Grande il porto più grande a Roma, da cui deriva il nome. Nel Medioevo il rione Ripa era chiamato Regio Ripe et Marmorate, dovuto al fatto che nel piccolo porto sotto l’Aventino, il porto dell’Emporio  in epoca imperiale, vi arrivavano  dall’Oriente i blocchi grezzi di marmo detti marmora, che venivano poi stipati in un deposito detto Emporium da cui i nomi dell’odierna piazza dell’Emporio e di via Marmorata. L’attuale rione Ripa nasce da una delibera comunale del 1921, con la ‘perdita’ di San Saba e Testaccio. Tre sono le zone che lo compongono: l’Aventino, la Valle Murcia e l’Isola Tiberina.  Dopo l’Unità d’Italia vi fu una radicale trasformazione del rione, con l’abbattimento degli edifici a Bocca della Verità, scompaiono gli artigiani ed oggi è una zona esclusiva, elegante, con ville e conventi, un zona isolata dal resto della città e dal giardino degli Aranci si gode uno dei più bei panorami di Roma. CONFINI L’Isola Tiberina; lungotevere dei Pierleoni; lungotevere Aventino; piazza dell’Emporio; via Marmorata; viale Manlio Gelsomini; piazza Albania; viale Aventino; via dei Cerchi; via di San Teodoro; via dei Fienili; piazza della Consolazione; vico Jugario; via del Foro Olitorio; piazza Monte Savello.
Trastevere è la versione italiana dell’espressione latina trans Tiberim, cioè “al di là del Tevere”. Questa fu la prima area abitata sulla riva occidentale del fiume. Nel Medioevo la zona era caratterizzata da strade molto strette e tortuose e non lastricate: sarà infatti il Papa Sisto IV, nel XV Secolo, a far pavimentare le principali strade della zona. I Trasteverini erano popolani fieri, vigorosi, generosi, le donne  molto belle,  amanti della compagnia, delle scampagnate, del vino,  e litigiosi, veniva usato il coltello anche per futili motivi, famosi erano gli scontri tra i monticiani e i trasteverini che oltre ai coltelli si lanciavano contro anche i sassi. Trastevere è il rione de Noantri, dopo il 1870, vi saranno nuove modifiche urbanistiche all’area, con la costruzione dei muraglioni del Tevere e la nuova arteria di Viale Trastevere perdendo parte del suo fascino, specie nelle zone che si affacciavano sul Tevere. Questo esteso rione, secondo in dimensioni solo a Monti (Rione I), tradizionalmente contende a quest’ultimo la palma di più “verace” tra i rioni di Roma. Famoso per vita notturna spesso all’aperto, con i suoi bar e ristoranti, il punto di riferimento del Rione è Piazza di Santa Maria, una piazza di forma rettangolare con diversi caffè e la grande Basilica di Santa Maria come attrazione principale. Trastevere è direttamente collegato con gli altri Rioni della città con diversi autobus e tram. CONFINI Piazza della Rovere; galleria Principe Amedeo di Savoia; viale delle Mura Aurelie; viale delle Mura Gianicolensi; viale Aurelio Saffi; viale delle Mura Portuensi; piazzale Portuense; porto di Ripa Grande; lungotevere Ripa; lungotevere degli Alberteschi; piazza della Gensola; lungotevere degli Anguillara; lungotevere Raffaello Sanzio; lungotevere Farnesina; lungotevere Gianicolense.
Il Rione Borgo la cui origine risale al VI secolo, è l’unico rione il cui nome ha un’origine sassone, Burg, cioè un piccolo villaggio racchiuso entro una cinta muraria. Il motivo per cui fu scelto un nome non di origine latina si spiega con l’elevato numero di studenti sassoni che abitavano questo rione. Il Rione Borgo per secoli non subì alterazioni, a parte i lavori per la riedificazione della nuova Basilica di San Pietro che si protrasse per decenni, e le continue manutenzioni del Castel Sant’Angelo, la costruzione della Chiesa della Traspontina, della Chiesa di San’Anna dei Palafrenieri, e gli abbellimenti delle Logge Vaticane. Con l’unità d’Italia, e diventata Roma capitale, si interruppe nella zona la sovranità pontificia, e successivamente tra il 1936 e il 1950, ci fu come la demolizione della spina di Borgo. L’annessione del Rione Borgo al Regno d’Italia venne votata dagli abitanti il 2 ottobre del 1870, ed in pochissimo tempo sorse anche il Rione Prati di Castello.La demolizione della “spina di borgo” e l’apertura di Via della Conciliazione, modificarono sostanzialmente sia Borgo Vecchio che Borgo Nuovo o Alessandrino. Prima della sua autonomia, il Rione Borgo faceva parte del Rione Trastevere, in passato era un rione essenzialmente ecclesiastico, scarsamente abitato, ad eccezione dei periodi del Giubileo Sono ancora presenti qui le mura di passetto e le mura leonine. Il più importante edificio di Borgo è ovviamente Castel S.Angelo. CONFINI Piazza Pio XII; largo del Colonnato, piazza della Città Leonina, via di Porta Angelica, piazza del Risorgimento, via Stefano Porcari, via Alberico II, piazza Adriana, lungotevere Castello, lungotevere Vaticano, lungotevere in Sassia, piazza della Rovere, galleria Principe Amedeo di Savoia, piazza del Sant’Uffizio, via Paolo VI, largo degli Alicorni.
Il Rione Esquilino prende nome dall’omonimo Colle, uno dei sette sui quali nacque il primo nucleo di Roma. Le testimonianze ci dicono che la zona era già urbanizzata in epoca Regia, costituendo una delle quattro regiones della Roma entro le Mura Serviane. Prima della costruzione delle Mura Aureliane, il territorio era tuttavia diviso in due parti, una interna alle Mura Serviane, ed una esterna. Quest’ultima, fino all’epoca di Augusto, era di fatto la discarica cittadina dell’epoca, ed oltre a ciò vi aveva sede un cimitero. Sotto Augusto, tuttavia, le cose cambiarono: la zona fu bonificata, vi fu costruita una delle più belle ville dell’antica Roma, gli Orti di Mecenate, che fu solo uno dei numerosi Horti che sorsero in questa zona fino alla fine dell’Impero.Con il Medioevo, la zona non conobbe un’urbanizzazione, ed i vari terreni passarono in possesso di molti Conventi. Vi sorsero, inoltre, alcune ville, come villa Palombara, celebre per la sua Porta Magica situata dove oggi sorge Piazza Vittorio. Con l’Unità d’Italia, si decise che nella zona dell’Esquilino sarebbe nato un nuovo quartiere per dare alloggio al ceto impiegatizio, una nuova classe sociale che da tutta Italia stava raggiungendo Roma. Il nuovo quartiere si sviluppò intorno alla nuova Piazza Vittorio Emanuele II, per i Romani semplicemente Piazza Vittorio, cuore pulsante del Rione. Il primissimo nucleo, è ancora visibile in parte tra via Bixio e Via Pianciani, quest’ultima dedicata proprio al primo Sindaco della Roma Capitale d’Italia, nonchè promotore del nuovo Rione, formalmente istituito attraverso una parte del territorio del Rione Monti. La toponomastica del quartiere, ricorda molti personaggi della Storia d’Italia e soprattutto del Risorgimento, proprio in onore alla raggiunta Unità d’Italia. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, il Rione è divenuto, pian piano, la zona multietnica di Roma per eccellenza. Vi si sono quindi stanziati immigrati di moltissime nazionalità. Questo repentino cambio di tessuto sociale, aveva inizialmente portato la zona in una situazione di degrado, prima che alcuni interventi urbanistici intervenissero sul tessuto sociale dell’Esquilino, riqualificandolo. La Stazione Termini è il capolinea di molti autobus che si dirigono in tutto le zone di Roma, ed è anche il crocevia per la linea A e B della Metro. CONFINI Piazza di Porta San Giovanni, Viale Castrense, mura urbane fino a Porta San Lorenzo, via di Porta San Lorenzo, via Marsala, piazza dei Cinquecento, viale Giovanni Giolitti, via Agostino De Pretis, piazza di Santa Maria Maggiore, via Merulana, piazza San Giovanni in Laterano, piazza di Porta San Giovanni.
Durante l’epoca romana l’attuale rione Ludovisi era una zona posta al di fuori della città di Roma, priva di edifici importanti ma cosparsa di tombe. Nel Seicento, fu il cardinale Ludovico Ludovisi, uomo facoltoso e colto, a creare un vasto complesso immobiliare. Con l’Unità d’Italia, la Storia ed il volto di questo Rione cambiano in maniera netta. La famiglia Ludovisi, nel 1886, mentre Roma, divenuta Capitale d’Italia, cambiava profondamente volto, stipulò una convenzione con il Comune di Roma e la Società Generale Immobili che sanciva l’urbanizzazione e la lottizzazione dell’intero terreno della villa. Nacque così il Rione Ludovisi, e fu così costruita l’elegante Via Veneto (completata nel 1906), con i suoi alberghi e con il Palazzo Margherita, che diverrà, dopo la Seconda Guerra Mondiale, sede dell’Ambasciata degli Stati Uniti presso lo Stato Italiano. Fu poi sotto il Fascismo che la zona conobbe un ulteriore periodo di sviluppo e di cambiamenti al tessuto urbano. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, negli anni ’50 e ’60 il Rione, con la sua Via Veneto, diviene il centro della “Dolce Vita”, immortalata nell’omonimo film di Federico Fellini. Oggi Ludovisi è un Rione signorile, sede di uffici e Ministeri, trafficato durante i giorni feriali e più rilassato durante quelli festivi. Ludovisi è ben collegata con la maggior parte dei quartieri di Roma a mezzo della Metro A di Barberini e diverse linee di autobus. CONFINI Porta Pinciana, via di Porta Pinciana, via Francesco Crispi, via degli Artisti, via di Sant’Isidoro, via Vittorio Veneto, via di San Basilio, via Lucullo, via Boncompagni, via Calabria, piazza Fiume, Corso d’Italia.
Il rione XVII, Sallustiano, si articola nella parte più a nord del colle Quirinale, il collis per eccellenza, in quella zona che, all’epoca di Augusto, era occupata dagli Horti Sallustiani, una delle più magnifiche ville della Roma Antica. Durante il sacco di Roma ad opera dei Visigoti di Alarico nel 410, la zona subì notevoli devastazioni: la distruzione degli Horti Sallustiani e degli acquedotti. La zona riprese lo sviluppo grossomodo nel ‘500: viene aperta la Via Pia (l’attuale Via Venti Settembre), e vengono ripristinati da Sisto V gli antichi acquedotti, con il nome di Acqua Felice, e nel 1608 il Cardinale Scipione Borghese farà costruire la Chiesa di Santa Maria della Vittoria, dove, alcuni anni dopo, Bernini scolpì la sua celebre Estasi di Santa Teresa. La zona, fino all’unità d’Italia, rimase prevalentemente composta da ville e vigne, ed all’epoca faceva parte del Rione Trevi. Tutto questo verde scomparve con l’inevitabile urbanizzazione della zona tra la strada Pia e la cinta muraria che seguitò alla breccia di Porta Pia e l’annessione di Roma al resto dell’Italia, il 20 settembre 1870. Attualmente l’unica zona di verde del rione si è conservata nell’area a ridosso delle mura compresa tra Porta Pia, via Augusto Valenziani e via Piave, ossia nel luogo in cui sorgeva la villa Cicciaporci Valenti Gonzaga, oggi conosciuta come villa Paolina da Paolina Bonaparte che vi abitò e sede dal 1951 dell’ambasciata di Francia, con ingresso in via Piave. Sallustiano può essere diviso in due zone, quella tra via Piave e via Piemonte-Via Salandra, con una discreta densità abitativa, e quella restante fino a via Bissolati, praticamente disabitata e con un’alta concentrazione di uffici e ministeri. Il suo centro è la tranquilla Piazza Sallustio, unica vera piazza del rione, dove ancora oggi si notano i resti degli Horti Sallustiani dai quali il rione ha preso il nome. CONFINI Mura aureliane fino a piazza Fiume (esclusa) con il quartiere Salario; via Calabria-via Boncompagni-via Lucullo-via Friuli con il rione Ludovisi; via Leonida Bissolati-largo Santa Susanna con Trevi e via XX Settembre fino a Porta Pia (esclusa) con il rione Castro Pretorio.
Il Rione Castro Pretorio, deriva il suo nome dai “Castra Praetoria”, che in epoca romana, era la caserma del corpo speciale dei pretoriani romani. La caserma venne costruita nel 23 d.C. per volontà di Tiberio, il quale fece costruire a Roma degli alloggiamenti per accasermare le corti pretoriane, che prima di allora, senza una loro sede, erano disperse in vari quartieri. Parte del rione è occupata dai resti delle Terme di Diocleziano e da resti delle mura Serviane nei pressi della Stazione Termini  e delle mura Aureliane. Dal Cinquecento fino all’avvento della ferrovia la zona venne caratterizzata dalla presenza di vaste, ricche ville. A Castro Pretorio si insediarono nel Seicento i gesuiti, reduci dalle missioni asiatiche, donde il nome di Macao conferito sia al Castro che alla zona limitrofa, rimasto in uso fino all’ultimo dopoguerra. Per una nuova urbanizzazione bisogna aspettare il XIX Secolo, quando Papa Pio IX fa costruire proprio in questa zona (sul luogo dell’attuale confine con il Rione Esquilino) la nuova Stazione di Roma, la Stazione Termini, ponendo la zona al centro di un nuovo sviluppo. La prosecuzione dello sviluppo urbanistico, però, sarà opera dei Piemontesi che qui, dopo l’Unità d’Italia, daranno inizio alla costruzione del nuovo Rione intorno alla nuova piazza Indipendenza. Tutte le zone di Roma sono abbastanza accessibili da Castro Pretorio, grazie alle vicine fermate della metropolitana ed autobus oltre alla vicinanza della stazione Termini. CONFINI piazza dell’Esquilino – via Cavour – piazza dei Cinquecento – piazza Indipendenza – viale Castro Pretorio – via Venti Settembre – via Quattro Fontane – via Agostino Depretis.
Il Celio  è  il  XIX  rione di Roma, formatosi in epoca relativamente recente, e precisamente nell’anno 1921, da una suddivisione del rione x, Campitelli. Presenta una superficie di 84.090 metri qua e al censimento del 1951 la popolazione residente comprendeva 10.840 persone. Il Celio non è soltanto il nome del rione ma è anche uno dei mitici sette colli di Roma: gli altri sono il Campidoglio, il Viminale, il Palatino, l’Aventino, l’Esquilino ed il Quirinale.  Durante il Medioevo ed il Rinascimento il colle si spopolò, molto probabilmente perchè l’antica “via Celimontana” cessò il suo importante ruolo di collegamento tra zone urbanizzate della città, mantenendo un aspetto rurale fino alla fine dell’Ottocento. Nel IX secolo il Celio fu centro d’importanti e grandiosi sviluppi urbanistici, tra i quali citiamo la diaconia di S. Maria in Domnica, voluta da Pasquale I nell’817, e la chiesa dei Quattro Ss. Coronati, martiri scalpellini canonizzati da Leone IV nell’855. Si deve a Innocenzo III, nel 1210, l’abbazia di S. Tommaso in Formis con la sua originale porta cosmatesca sormontata con un’edicola a mosaico. La zona nel Seicento ebbe un fervore di riprese edilizie, specialmente riferite a ville e vigne. Una fra tutte nel Celio mette conto ora di citare, quella detta della Navicella, oggi villa Celimontana. Purtroppo l’urbanistica di Roma Capitale, dopo la presa di Porta Pia, non risparmiò neanche il Celio e la costruzione di strade ed abitazioni comportò uno stravolgimento totale del rione, con l’edificazione dell’ospedale militare del Celio, che distruzione Villa Casali. Non si può fare a meno di ricordare che all’interno del suo perimetro, in verità non molto grande, si trova il simbolo dell’eternità di Roma, il Colosseo. CONFINI Colosseo, Via di S. Giovanni in Laterano, Via di S. Stefano Rotondo, Via della Navicella, Piazza di Porta Metronia, porta Metronia stessa, e dalle mura urbane comprendenti la porta Latina, la porta S. Sebastiano, piazza Numa Pompilio, viale delle Terme di Caracalla, piazza di Porta Capena e iVia di S. Gregorio.
Il rione Testaccio, compreso tra via Marmorata, le Mura Aureliane ed il Tevere, ha la forma di un quadrilatero quasi regolare, pianeggiante, tranne che per la collinetta artificiale da cui trae il nome, il Monte Testaccio, la grande discarica del porto dell’antica Roma, l’ Emporium, formatasi per l’accumulo dei vasi di coccio, le “testae”. Nel Seicento la zona era coltivata ad orti e vigneti, per lo più disabitata, chiamata anche Prati del Popolo Romano, e soprattutto utilizzata per le processioni e le rappresentazioni sacre, e dalla metà del XIII secolo è qui si svolgevano i giochi di carnevale che spesso avevano un esito cruento. Successivamente sulle pendici del monte Testaccio vi si insediarono cantine dove venivano stipate le botti di vino. Successivamente qui si stabilirono anche famiglie nobili come i Torlonia, i Capizucchi, i Gonzaga, i Pierleoni. Nel Settecento la zona intorno alla piramide di Caio Cestio ospitò un’area sepolcrale per persone che morivano a Roma, non appartenenti alla religione cristiana, l’area fu sistemata nel 1821, delimitata e prese il nome di Cimitero Acattolico. Nel 1868 Pio IX autorizzò Pietro Ercole Visconti a compiere i primi scavi sistematici in concomitanza con la costruzione del nuovo quartiere operaio e del Mattatoio. Un po’ ovunque gli scavi per le fondazioni dei palazzoni popolari misero in evidenza reperti archeologici, di fronte ai quali l’atteggiamento del tempo era quello di valorizzare i monumenti singoli ritenuti degni di nota ma di demolire il tessuto archeologico qualora la sua continuità fosse stata ritenuta “insignificante”. Dopo l’Unità d’Italia il rione Testaccio avrebbe dovuto avere un carattere industriale, ma mai pienamente realizzato, tra il 1888-89 venne edificato il Mattatoio, che fu l’unico vero insediamento industriale della zona. Tra il 1929 e il 1930 altri edifici vennero costruiti su via Marmorata e via Vanvitelli. La chiusura del Mattatoio ha poi cancellato definitivamente la vocazione industriale del rione Testaccio. Testaccio è da sempre il quartiere della classe operaia di Roma, la sua recente trasformazione ha cambiato la sua reputazione in radical-chic. Testaccio si trova in una posizione ideale per raggiungere tutta la città, a piedi, con il tram, con l’autobus, con un treno regionale oltre alle due fermate della metro linea B: Circo Massimo e Piramide. CONFINI Via Marmorata, piazza dell’Emporio, riva sinistra del Tevere, viale del Campo Boario, piazza di Porta San Paolo.
San Saba, denominato anche “piccolo aventino” è il ventunesimo rione di Roma e si trova al margine del grande polmone verde e archeologico del complesso Terme di Caracalla, Circo Massimo e Palatino. Prende il nome dal monastero e dalla relativa chiesa che furono per secoli l’unica presenza abitata dopo la caduta dell’Impero. San Saba nasce perché attorno al VII secolo alcuni eremiti s’insediarono qui, sulle rovine di quella che era stata la caserma dei vigili, collocata in un luogo da cui si poteva dominare una gran parte del territorio sudest della città. Verso l’VIII secolo vi si stabilirono monaci orientali provenienti dalla comunità fondata a Gerusalemme da San Saba e vi istituirono un monastero che nel IX secolo era considerato il più importante della città e dal quale si irradiava una vivace attività diplomatica verso Costantinopoli e il mondo barbarico. Il monastero divenne col tempo assai ricco; la sua proprietà passò nei secoli dai benedettini ai cluniacensi ai cistercensi e dal 1573 al Collegio Germanico Ungarico retto dai Gesuiti che lo tiene ancor oggi. Ancora all’inizio del 1900 la chiesa e il monastero di San Saba erano in piena campagna ma con il primo piano regolatore di Roma del 1909 questo quartiere fu inserito dentro le mura come nuovo rione popolare. Tra il 1907 e il ‘14 furono realizzati dall’Istituto Case Popolari, fra la chiesa e le mura, 10 lotti di edilizia residenziale destinati alla piccola borghesia impiegatizia. Il rione fu progettato, come le case popolari di Testaccio, dall’allora giovane Quadrio Pirani e le strade alberate ebbero nomi di grandi architetti, tra cui Gianlorenzo Bernini, Francesco Borromini, Palladio e il Bramante. Oggi, situato in cima ad un cucuzzolo, il rione è percorso da salite e scalinate che digradano verso le mura o verso il sottostante Testaccio. Quelle che erano le case popolari sono villini bifamiliari con il giardinetto e palazzine non più alte di 4 piani, con appartamenti luminosi e cortili spaziosi, ognuna rivestita di una cortina di mattoni dello stesso colore di quella antica della chiesa e delle mura. Piazza Bernini è il cuore di questo piccolo Aventino e su di essa si affacciano la chiesa e il piccolo parco con  la fontanella e le panchine; la mattina si svolge il mercato del quartiere. In zone come questa si respira l’aria di Roma degli anni ’20, essendo a metà strada tra il paesino rurale e il modello delle case operaie inglesi (mattoncini, giardinetti, aree comuni) dove Il verde, ancora dominante, regala l’illusione di essere lontani dalla città.  Un rione facilmente collegato con le zone limitrofe, con un’ampia offerta di servizi ideale per il vivere quotidiano. Ideale per una famiglia che vuole crescere dei bambini in una zona più verde di Roma, con ampie offerte scolastiche e per il tempo libero familiare. Nello stesso tempo giusta per giovani che non amano il caos cittadino giornaliero, ma che sono distanti circa 15 minuti dal centro città, collegata con mezzi pubblici. CONFINI Porta San Sebastiano – via di Porta San Sebastiano – via di Valle delle Camene – piazza di Porta Capena – viale Aventino – via Manlio Gelsomini – via Marmorata.
Il rione Prati presenta una curiosa particolarità: si trova al di fuori delle Mura, unica eccezione (con Borgo) alla “regola” che vuole i rioni allocati all’interno delle Mura Aureliane. Ciò deriva dalla “gioventù” del comprensorio, che risale di fatto agli anni 20 dello scorso secolo, quando Roma (intesa come urbanizzazione) si stava espandendo radialmente oltre “l’antico suburbio”. “Leggenda” vuole che l’impianto urbanistico stradale fosse stato studiato in modo tale che nessuna delle nuove strade avesse come sfondo la cupola della Basilica di San Pietro, a testimonianza dei reali rapporti tra il nuovo Regno d’Italia e la Santa Sede nell’epoca precedente la firma dei patti lateranensi, e cioè di tensione (1920 istituzione del rione, 1929 stipula dei Patti); e proprio per questo motivo i nomi delle strade del nuovo comprensorio furono scelti tra i personaggi storici della Roma repubblicana e imperiale, condottieri e letterati della classicità latina e pagana, nonché tra gli eroi del Risorgimento: nulla che avesse a che vedere quindi con il Papato, nonostante stesse lì, da sempre, a due passi. La strada principale di Prati fu intitolata nel 1885 a Cola di Rienzo, tribuno e senatore romano che rispondeva al nome di Nicola Gabrini, un nobile romano che nel XIV secolo tentò di ripristinare la Repubblica a Roma in contrasto con l’allora fortissimo potere papale. Oggi il rione Prati è uno dei più chic della città con alcuni dei migliori ristoranti di Roma le cui pietanze rivisitano in chiave moderna i piatti tipici. Ci sono posti dove gustare la nouvelle cuisine e gelaterie pronte a offrire i più gustosi preparati. La vita notturna non è da meno, infatti se avete voglia di uscire trovate locali con musica dal vivo, bar dove prendere ottimi aperitivi con antipasti a buffet. Pub e jazz club sono presenti in tutto il quartiere. Essendo a ridosso del centro storico della capitale ci sono diverse linee di autobus che connettono il quartiere con le zone più importanti della città, oltre alla fermata Lepanto della metropolitana A che attraversa il centro.  CONFINI viale delle Milizie – il fiume Tevere – via Giovanni Vitelleschi – via Stefano Porcari – piazza del Risorgimento – le mura vaticane – via Leone IV.

ROMA SUD

Portuense è fra i primi 15 quartieri nati nel 1911, ufficialmente istituiti nel 1921 e prese il nome dalla via Portuense che anticamente collegava il centro di Roma con il porto di Fiumicino costeggiando parallelamente il fiume Tevere. Un territorio caro al cinema, scelto come location anche da Pier Paolo Pasolini per il film Uccellini Uccellacci, interpretato niente meno che da Totò. Nel film la Torre Righetti, sulla collina di Monte Cucco, offre il suo panorama sul fiume Tevere, che scorre al di sotto costeggiando il quartiere della Magliana, mentre sulla riva opposta c’è l’Eur con il suo monumentale “Colosseo Quadrato” (il Palazzo della civiltà romana) e la Chiesa di San Paolo. Nell’area troviamo la villa Bonelli, inserita in un ampio parco nella parte alta del quartiere: da essa si ha uno sguardo panoramico sulla città. La villa, risalente all’Ottocento, era inizialmente nota come villa Balzani dal nome del suo primo proprietario. Nel 1925 venne acquistata dall’ingegnere Bonelli che la fece ristrutturare secondo il proprio gusto, apportando sensibili cambiamenti anche al parco circostante in cui venne creata una serra per la coltivazione di fiori e piante esotiche. Vennero poi realizzate anche altre strutture come fontane e vialetti per rendere più gradevole l’aspetto e l’uso. Alla fine del XX secolo passò nella disponibilità del comune di Roma ed oggi è adibita a sede del Municipio di zona.
Il nome attuale fu assegnato nel 1946 e deriva dall’antica presenza di un sepolcro romano del I secolo alto 5 metri posto lungo l’argine del Tevere la cui forma ricorda quella dei trulli pugliesi. Il sepolcro, inizialmente chiamato Turlone, Torraccio ed, infine, “Trullus de Maximis”, risulta essere stato proprietà di un certo Massimo “Donne Rogata” nel XIII secolo. La Borgata fu costruita a partire dal 1939, col nome di “Costanzo Ciano”, quale “residenza temporanea” dei cittadini del Rione Monti, sfollati per la demolizione e costruzione di Via dei Fori Imperiali. Il 27 ottobbre 1940 in occasione del XVIII anniversario della marcia su Roma il duce visita la borgata e lui stesso affermò: “Queste case sembrano caserme piu’ che abitazioni”. Con la caduta del fascismo la borgata prese il nome Duca d’Aosta e solo successivamente si chiamo’ Borgata del Trullo. L’abusivismo edilizio degli anni 60′ generò un agglomerato di case poste di fronte al progetto urbanistico fascista. Oggi il Trullo da Borgata si è trasformato in una zona multietnica, l’integrazione sociale e’ ben visibile a tutti. Saluti e cordialita’ fanno parte della quotidianita’ dei residenti.
Considerata per molti anni come semplice borgata popolare, Garbatella rappresenta un angolo di vera romanità. Nata nel 1919, la Garbatella, è il più giovane dei quartieri storici della capitale, fondato negli anni Venti sul modello della Città Giardino Inglese e la sua vocazione è marinara, visto che il suo obiettivo principale era quello di ospitare gli operai di un vicino porto commerciale. L’importante sviluppo architettonico della città di Roma di quel periodo favorì la costruzione del primo quartiere operaio della città, che si sviluppò sui colli che dominano la Basilica di San Paolo Fuori le Mura. Il quartiere inizialmente fu caratterizzato da un’architettura sul modello delle Città Giardino, così da comprendere ampi spazi verdi coltivabili per mettere in condizione gli operai che abitavano nella zona di avere un’ulteriore fonte di sostentamento. Con il periodo fascista però gli spazi verdi vennero ridotti e le abitazioni non furono più costruite come villette ma più sullo stile di condomini. Rimase comunque l’idea di far convivere abitazioni con giardini e orti comuni. Curiose sono le ipotesi sull’origine del nome Garbatella. Una delle ipotesi sembra far provenire il nome del quartiere, dalle caratteristiche della proprietaria, “garbata” e “bella” , di una locanda in via delle Sette Chiese che intratteneva con i suoi modi cortesi gli avventori del locale. Un’altra teoria è quella che attribuisce l’origine del nome a quello di una coltivazione adottata nelle vigne del luogo chiamata “a barbata” o “a garbata”. Simile più ad un piccolo borgo inserito in una metropoli, la Garbatella si distacca quasi totalmente dalle zone turistiche e caotiche del centro di Roma, diventando allo stesso tempo una delle zone più singolare e affascinanti per il mix unico tra architettura popolare e influenze architettoniche. Infatti uno degli aspetti più originali e belli del quartiere è la sua architettura definita Barocchetto Romano, che assieme ai suoi suggestivi scorci, ispira architetti e urbanisti di tutto il mondo, rendendo la Garbatella il posto ideale per una passeggiata tra arte e verde nella capitale. Da visitare, nel quartiere della Garbatella, sono le Catacombe di Commodilla con la loro basilica, la Chiesa dedicata ai santi Isidoro ed Eurosia e la chiesa di San Francesco Saverio alla Garbatella. Il quartiere vanta la presenza della fermata “Garbatella” sulla linea B della Metropolitana di Roma. Con l’autobus è sufficiente prendere qualsiasi autobus che passa per via Cristoforo Colombo e scendere all’altezza della Circonvallazione Ostiense oppure scendere in alternativa davanti alla sede della Regione Lazio. Per chi arriva in aereo, è disponibile a pochi passi la stazione dei treni di Ostiense, con cui raggiungere in breve tempo l’aeroporto di Fiumicino.Il quartiere è facilmente raggiungibile con la Linea B della Metropolitana, scendendo alla fermata Garbatella.
Il quartiere Ostiense sorge nella parte sud di Roma, ed è delimitato dalle Mura Aureliane e dal Tevere, oltre che dai confinanti quartieri Testaccio e San Saba (nord), Ardeatino (est), EUR (sud) e Portuense (ovest). Il quartiere prende il nome dalla via Ostiense che lo attraversa e che è una delle più antiche di Roma. Collegava la città con il mare, tramite il porto di Ostia ed era quindi fondamentale per gli scambi commerciali che hanno avuto tanta importanza per la caput mundi dell’antichità. Il passato più recente del quartiere Ostiense invece è marcatamente proletario e industriale. In epoca fascista, precisamente nel 1921, assunse lo status ufficiale di quartiere. In contemporanea sorsero numerose fabbriche, fra cui una vetreria, una distilleria e una segheria, diverse officine, inoltre vennero costruiti il porto fluviale, un gasometro (il più alto d’Europa, oggi in disuso e visitabile) e una centrale elettrica. Ostiense divenne anche sede dei Mercati Generali, dismessi solo in epoca recente. Anche la stazione ferroviaria Ostiense è datata in questo periodo. Il quartiere era quindi piuttosto popoloso, dato che vennero ad abitare qui parte degli operai che lavoravano nella zona, che vi portarono vitalità. Così aprirono diversi locali per la ristorazione (tuttora esistono trattorie storiche e amatissime dai romani), sale da ballo, cinema, etc. Negli anni ’50 Ostiense era uno dei quartieri più frequentati dai gourmet e dagli amanti del divertimento notturno. Dal punto di vista architettonico si va dagli edifici d’epoca del primo Novecento (alti soffitti, scaloni in marmo e facciate davvero gradevoli) alle nuovissime costruzioni dal gusto moderno, con una gamma intermedia di case indipendenti con giardino. In questo quartiere trova inoltre sede l’Università degli Studi di Roma Tre, che lo rende così molto frequentato dagli studenti romani e non. Ostiense è un quartiere vivo, con una spiccata identità culturale fatta di mille occasioni per godere la vita notturna, l’arte, i piaceri della buona tavola, lo shopping nei mercatini e molto altro, ma senza i ritmi frenetici di altri quartieri. Si è mantenuta nel tempo la tradizione degli anni ‘50 e ancora oggi il quartiere vanta attrattive per il popolo della notte e per chi vuole gustare la più genuina cucina romana. La zona è ricca di servizi: per fare la spesa si ha a disposizione il famoso centro commerciale Eataly e varie botteghe di quartiere e per consumare i pasti fuori casa, un po’ per tradizione un po’ per la presenza di molti studenti universitari (che frequentano l’università Roma 3, ubicata qui), la scelta è ampia e allettante. La vita notturna, come detto, è vivace, in particolare nella zona di Via Libetta (ricca di locali e discoteche) e per chi cerca divertimento più sfrenato c’è il vantaggio della vicinanza al quartiere Testaccio. Anche la storia di Ostiense è ben viva e visibile, basta ammirare la Piramide Cestia o la Basilica di San Paolo fuori le mura per comprenderlo e al passato fa da contralto un presente con buone proposte culturali. Ostiense, infatti, è anche sede di alcune associazioni culturali, rivolte più che altro alla valorizzazione del ricco patrimonio della zona, che annovera fra l’altro anche le catacombe di santa Tecla e di Commodilla, la Necropoli Ostiense, il secondo polo espositivo dei Musei Capitolini. Ostiense è un quartiere ben collegati al centro e ai quartieri adiacenti grazie alla metro, con ben 3 fermate (Piramide, Garbatella e Basilica San Paolo), alla stazione ferroviaria Ostiense (la terza della capitale per numero annuo di passeggeri, che offre anche un collegamento con l’aeroporto di Fiumicino) e, infine, alle diverse linee autobus. Quanto ai collegamenti stradali, i più importanti sono la circonvallazione Ostiense, e, soprattutto in estate e nei fine settimana, le strade che collegano in una ventina di minuti o poco più (traffico permettendo) il quartiere al Lido di Ostia.
Marconi fa parte del quartiere Portuense ed è praticamente il centro nevralgico della zona compresa tra il Ponte di ferro e il Ponte Marconi, estendendosi sia ad est che ad ovest del Tevere. Grazie ai numerosi servizi che offre, la zona è una delle più ambite di tutta la capitale. Ben servita dai mezzi di trasporto, sulla sponda occidentale del fiume Tevere sorge la stazione della linea B della metropolitana che la collega in maniera molto agevole al centro storico di Roma e alle altre zone della città. Progettata soprattutto come zona industriale, già all’epoca del dominio dello Stato pontificio, l’area ha conosciuto un’importante urbanizzazione nel corso degli anni che ha seguito l’altrettanto massiccia industrializzazione che seguì l’Unità d’Italia (basti pensare ad alcuni stabilimenti storici come Mira Lanza o Molini Biondi). Questi ed altri impianti, però, sono stati dismessi durante gli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso aprendo la strada ad una forte crescita edilizia di tipo residenziale che oggi costituisce l’aspetto principale anche di questa zona romana. Il cuore dell’intera area è il viale Guglielmo Marconi che, a nord, incontra il viale di Trastevere e a sud via Cristoforo Colombo. Da sempre questa zona è una delle più frequentate dai lavoratori romani e non che molto spesso decidono di alloggiarvi per motivi di praticità e comodità. Oltre ai lavoratori, qui alloggiano spesso molti studenti, attratti dalla vicinanza dall’Università degli Studi Roma Tre. A questo proposito, è importante sottolineare che i dipartimenti di Lettere e Filosofia, Lingue e Culture straniere, Ingegneria e Matematica e Fisica si trovano a pochissimi metri dal viale che dà il nome alla zona urbanistica.
All’interno della Riserva Naturale della Tenuta dei Massimi si trova questa piccola zona di Roma chiamata Casetta Mattei, proprio ai confini del Gran Raccordo Anulare, nella parte sud-occidentale della periferia capitolina. Questa zona, appartenente al XV Municipio, occupa una frazione abbastanza ridotta del comune di Roma, risale agli anni Sessanta del Novecento e ora è stata quasi inglobata dal nuovo quartiere di Corviale-Nuovo, con il quale ha una popolazione di circa 15000 abitanti (il 10% delle persone che abitano nel Municipio XV). L’area è stata interessata dal piano di recupero delle periferie di Roma e a partire dal 2004 si sono verificati numerosi interventi per migliorare l’ambiente, inserendo nuove aree verdi, spazi dedicati ai bambini, eliminando il fenomeno dell’abusivismo ed infine inserendo nuove realtà culturali quali musei, centri polivalenti e ludoteche. Il quartiere è uno fra i meno densamente popolati di tutta Roma e negli ultimi anni si è assistito a un notevole calo dell’indice di anzianità, fattore che suggerisce il trasferimento in zona di numerose giovani famiglie. L’intera area è comunque una zona molto tranquilla, dall’aspetto tipicamente residenziale non molto ben collegata con il centro cittadino e con il vicino quartiere dell’eur.
Corviale è il nome della zona urbanistica 15f del XV Municipio di Roma Capitale. Si estende sul suburbio S.VIII Gianicolense. Con il nome “Corviale” o più correttamente “Nuovo Corviale” (il “Serpentone” per i romani) si identifica un gigantesco edificio costruito lungo la via Portuense. Doveva essere il primo quartiere satellite o città satellite in grado di offrire ai suoi abitanti tutti i servizi necessari. La logica dell’intervento, rivelatasi ben presto visionaria, si ispira alle soluzioni residenziali del primo razionalismo e presenta chiari riferimenti, sviliti da un’attuazione non corretta nel momento della realizzazione dell’opera, alle teorie sulle “Unités d’Habitation” di Le Corbusier, di cui un esempio solo in parte attuato si trova a Marsiglia. Di proprietà dell’Istituto Autonomo Case Popolari, è stato progettato nel 1972 da un team di architetti: Federico Gorio, Piero Maria Lugli, Giulio Sterbini, e Michele Valori, coordinati da Mario Fiorentino. Rappresenta probabilmente il più lampante errore di programmazione architettonica nella storia dell’urbanistica italiana. Non è mai stato completato totalmente. Le prime abitazioni furono consegnate nell’ottobre 1982, ma già qualche mese dopo avvennero le prime occupazioni abusive delle abitazioni da parte di settecento famiglie. Costituito da due stecche, una verticale ed una più piccola e bassa orizzontale, conta un totale di 1200 appartamenti. Anni di occupazione e totale abbandono hanno ridotto l’edificio in condizioni di degrado e fatiscenza anche se recentemente è diventato oggetto di un tentativo di riqualificazione che interessa anche il territorio circostante. La parte centrale o “spina servizi” che si trova tra le due stecche è stata completata ed accoglie alcuni uffici del municipio XV, e un centro per il disagio mentale della ASL Roma D. All’interno del palazzo sono presenti l’incubatore d’impresa del comune di Roma, un ambulatorio ASL, un centro anziani, un supermercato. Poco distante dal terminale della seconda stecca, sul luogo dove sorgeva un’area verde, è stato recentemente costruito un centro commerciale. Nel 1983 il gigantesco edificio fu fatto conoscere a tutta Italia dal film Sfrattato cerca casa equo canone, con protagonista Pippo Franco, un’opera molto modesta della commedia all’italiana, dove vengono derisi i principi urbanistici e ideologici che avevano portato alla sua costruzione. Al Corviale è stata anche dedicata la canzone Serpentone dal misconosciuto gruppo romano di rock demenziale Santarita Sakkascia e la canzone “Eclissi Di Periferia” di Max Gazzè. Secondo una leggenda metropolitana, l’architetto responsabile del progetto si sarebbe suicidato una volta vista l’opera compiuta; il fatto, privo di alcuna verità, testimonia tuttavia il mancato apprezzamento dei romani per il risultato ottenuto, per quanto basato su soluzioni in se stesse non dannose, ma inficiate dalle fasi di realizzazione. La verità però vede Fiorentino morire di arresto cardio-circolatorio a seguito di una riunione di condanna da parte dei colleghi romani e da parte dell’amministrazione che aveva commissionato il progetto. Non è escluso che la terribile riunione abbia potuto causare l’infarto, ma certo non morì suicida. Il Municipio Roma XV ha stabilito a Corviale sede del Consiglio Municipale e degli uffici tecnici.
Bravetta è una zona di Roma nota perché è presente il Forte Bravetta che è stato per anni uno dei forti di Roma più importanti. Inserito nella stupenda cornice della Valle dei Casali, Forte Bravetta è stato costruito tra il 1877 e il 1883, e nel periodo della Seconda Guerra Mondiale l’area del Forte era adibita al luogo delle esecuzione da parte dei nazisti. Il passare del tempo aveva lasciato il forte e il quartiere nel degrado, ma diversi progetti di recupero e di riqualificazione hanno consentito di restituire dignità agli abitanti e a tutta l’area. Nel 2009 il Forte è diventato il Parco dei Martiri, un giardino comunale aperto al pubblico. Bravetta ha anche un complesso edilizio molto importante chiamato Complesso del Buon Pastore, iniziato a costruire nel 1929 e terminato nel 1943, che oggi ospita una scuola superiore. La via principale della zona è appunto via di Bravetta. Tra le strade si trovano edifici storici e di pregio come la Torretta dei Massimi risalente al XII e costruita sui resti di una villa romana di lusso. Ci sono inoltre diverse ville del Seicento e del Settecento, ma il quartiere è conosciuto anche per le aree verdi dedicate alla famiglie e ai bambini. L’atmosfera di libertà agevola i rapporti di vicinato, infatti la gente che abita in zona è più amichevole e solidale. Avete tutti i servizi sebbene vi sembri di vivere fuori, in un piccolo paese di provincia per l’ambiente creato dalla familiarità tra le persone. Molti religiosi abitano il quartiere per via dei diversi istituti religiosi che hanno stabilito la propria sede nei vari punti del Gianicolense. Il quartiere Bravetta è ricco di buoni bar, ristoranti e attività commerciali. Negli ultimi anni lo sviluppo della zona ha portato molti benefici al commercio e ai servizi pubblici. Sebbene l’area sia principalmente residenziale i negozi non sono quelli piccoli tipici dei paesi, ma ci sono banche, supermercati e punti vendita di biciclette, abbigliamento, alimentari, articoli per la casa e arredamento. Ci sono mercati autorizzati e tra i vari negozi si trovano prodotti per tutti i gusti e tutte le tasche. Le scuole includono quella dell’infanzia, le primarie e si arriva fino alle medie di secondo grado. Ci sono diverse linee di autobus ben connesse ai diversi quartieri cittadini, ma ci sono i tram 3 e 8 che sono il mezzo per transitare e fermarsi a Testaccio, al Gianicolo, al Centro Storico, a Villa Borghese, a San Lorenzo e Termini, a Piazza Venezia e a Largo Argentina. Ovunque lavoriate in città non avrete bisogno dell’auto. Da Bravetta vi recherete ovunque con comodi e frequenti mezzi pubblici. Le fermate nel quartiere sono ben distribuite tra i diversi isolati.
Magliana prende il nome dal corso d’acqua che ivi scorre, la Magliana. L’attuale Magliana, che fu tra le zone più importanti della periferia di Roma antica, è il risultato di una incontrollata speculazione edilizia condotta nella capitale dal dopoguerra. Il quartiere, che fu costruito a metà degli anni ’60, sorge su un ansa del Tevere al di sotto del livello degli argini del fiume; è di fatto esposto al rischio di inondazioni qualora il Tevere dovesse straripare. La nascita di costruzioni abusive e di fabbricati industriali in una parte di territorio resasi sempre più popolosa, ha contribuito ad offuscare la memoria storica di una zona di notevole interesse storico-archeologico. Tra gli anni ’60 e ’70 venne costruita la maggior parte dei ‘casermoni’ della Magliana. Tutta la zona, situata sette metri sotto l’argine del Tevere, doveva essere reinterrata sino a raggiungere il livello dell’argine stesso. Il Comune diede il permesso di costruire, alla sola condizione di sottoscrivere un atto d’obbligo che impegnava i costruttori a reinterrare i due primi piani dei palazzi in epoca successiva, accordo che non fu mai rispettato. Furono così realizzati due piani in più rispetto a quelli previsti. Non si costruirono invece strade, fogne, scuole, campi sportivi e soprattutto niente verde.  È stata a lungo considerata un quartiere popolare, caratterizzato da una bassa qualità della vita: il suo nome è infatti non a caso associato a quello della Banda della Magliana, celebre organizzazione criminale romana. Tuttavia, come detto, negli ultimi tempi la zona ha conosciuto una importante riqualificazione e oggi la zona ha acquisito nuovo valore grazie, soprattutto, ad un evidente calo del suo tasso di criminalità e ad una riqualificazione urbana che ne fa un quartiere vivibile. Vivere a Magliana oggi può dunque riservare notevoli vantaggi. Tra questi la già citata vicinanza e i buoni collegamenti con zone strategiche e particolarmente vitali di Roma, come il quartiere Eur. La presenza e il livello di uffici e servizi, luoghi di aggregazione, scuole e negozi sono inoltre molto aumentati e migliorati e anche i collegamenti sono interessanti, in particolare per la facilità di arrivare all’aeroporto di Fiumicino sia in auto che in treno. Le linee bus che servono il quartiere sono 3, mentre la rete ferroviaria urbana conduce a Trastevere, Ostiense, Tiburtina e Nomentana.
Montagnola è il nome di un zona del XI Municipio di Roma. Si estende sul quartiere Ardeatino. Un tempo chiamata Borgata Laurentina prende il suo nome dall’altura che si forma nei pressi dell’intersezione tra la via Laurentina e la via Cristoforo Colombo, abitata agli inizi del XX secolo da immigrati marchigiani e da sfollati del terremoto della Marsica del 1915. Negli anni ’40 vengono erette le prime chiese e tutto intorno sorgono i primi insediamenti abitativi, nonché fabbricati di carattere industriale che vennero eretti nella zona dell’Eur. Tra gli anni ’60 e ’70 la Montagnola si arricchisce di un nuovo sistema stradale più fitto, che la definiscono come quartiere e la rendono autonoma rispetto a Roma centro. Gli immobili esistenti presentano il segno dell’edilizia popolare degli anni ’50 e ’70, con palazzine e condomini di discrete dimensioni e composti da numerose unità abitative. Non mancano infine le linee dell’autobus fornite dall’ATAC e nelle vicinanze si trova la stazione Marconi della Metropolitana e la stazione ferroviaria Basilica di San Paolo, che collegano in maniera adeguata al centro cittadino. Sempre nelle vicinanze si trova l’Ospedale Pediatrico “Bambin Gesù”.  Ai giorni nostri il nome è ormai legato principalmente al piazzale dei Caduti della Montagnola, chiamata cosi in ricordo dei 53 caduti italiani del settembre 1943 durante gli scontri tra l’esercito tedesco, i militari italiani ed i civili della resistenza locale. Sul viale Pico della Mirandola c’è poi l’altro grande cuore pulsante della zona, il mercato rionale coperto “Montagnola”. Qui è possibile trovare banchi che vendono, a prezzi popolari, svariati generi alimentari, pesce e frutta. Un must, soprattutto nei giorni primaverili, è quello di farsi preparare un panino in uno dei banchi (costo inferiore ai 3 euro) e poi andare nel carinissimo parco pubblico che sta lì accanto, dove sorge il Casale Ceribelli, oggi sede di un centro anziani e di un centro civico e punto nodale della vita del quartiere. Il loro sacrificio è ricordato dalle croci sulla facciata della chiesa del Gesù Buon Pastore e dal monumento posizionato in principio al centro della piazza ma spostato lateralmente nei recenti lavori del 2005 nei quali la piazza ha subito un ammodernamento totale dell’arredo urbano e la costruzione di un parcheggio sotterraneo. La Montagnola e le zone limitrofi sono un territorio di recente urbanizzazione che però mantiene testimonianze di varie epoche compresa l’antica Roma dal quale proviene il nome di via Grotta Perfetta, derivante dal latino “Horti Praefecti” e poi “Orta Prefecte” riferito a dei giardini di un prefetto della seconda metà del II secolo d.C. Queste aree situate fuori le mura venivano considerate zone agricole ma ospitavano anche alcune ville rustiche romane, diversi santuari pagani, cave, tombe private ed i Granai di Nerva imperatore nel I sec. d.C. La zona che in gran parte conserva le testimonianze di allora è la tenuta Tor Marancia ormai parte integrante del Parco Regionale dell’Appia Antica. La tenuta probabilmente prende il nome da “Amaranthus”, liberto della famiglia dei Numisi. Sul territorio della tenuta sono presenti: una tomba ipogea, le antiche cave di tufo, una catacomba nei pressi dell’Annunziatella, le catacombe di Domitilla a nord ed i resti della villa dei Numisi nel cuore della tenuta. Nel medioevo la zona agricola ormai abbandonata fu risollevata dalla Chiesa mantenendo intatta la sua vocazione agricola ma non solo, costruendo anche chiese di campagna e svariate torri di avvistamento, ne resta una inglobata nel casale Grotta Perfetta. Nei secoli successivi l’area vede l’espansione di un sistema di latifondi ed un aumento di pascoli in luogo alle coltivazioni fino alla bonifica che dal ‘800 riporta man mano all’attività agricola tipica dell’Agro Romano con i suoi insediamenti incentrati nei casali rustici. Tra il 1877 ed il 1891 viene costruito un sistema difensivo chiamato “campo trincerato” formato da 15 forti e 4 batterie posti intorno alla città a circa 4/5km dalle Mura Aureliane. Di questi forti ne troviamo due nelle vicinanze, il forte Ostiense ed il forte Ardeatino. Dal ‘900 con l’espansione di Roma tutto intorno crescono le aree Tor Marancia, Eur, San Paolo, Garbatella e lungo le arterie principali (Colombo, Laurentina, Grotta Perfetta) nascono piccole borgate spontanee che pian piano si fondono fino ad arrivare alla congestione totale dei giorni nostri.
L’EUR è un quartiere moderno celebre per la sua architettura razionalista, concepito e costruito in occasione dell’Esposizione Universale che si sarebbe dovuta tenere nella Capitale nel 1942, per celebrare il ventesimo anniversario della Marcia su Roma e che fu cancellata per via della Seconda Guerra Mondiale. Originariamente noto come E42 (Esposizione 1942), il nome del quartiere fu variato in E.U.R. dall’acronimo di Esposizione Universale di Roma, infine nel maggio 1965 assume l’attuale nome Europa, pur rimanendo conosciuto con l’acronimo. Il modello architettonico è ispirato, secondo l’ideologia fascista, all’urbanistica classica romana, apportandovi elementi del razionalismo italiano. Un esempio importante è il Palazzo della civiltà italiana. La costruzione del quartiere venne ultimata solamente alla fine degli anni cinquanta in occasione della XVII Olimpiade, tenutasi a Roma nel 1960, completando alcune infrastrutture, come il Palazzo dello Sport progettato da Nervi e Piacentini e Il Velodromo, nonché dando l’attuale struttura al laghetto ed alla zona verde ad esso limitrofa. L’EUR, oltre che zona residenziale, è sede di uffici, sia pubblici che privati ed è collegato alle altre zone della capitale principalmente attraverso l’arteria della via Cristoforo Colombo ed è raggiungibile dalle stazioni EUR Magliana, EUR Fermi, EUR Palasport e Laurentina. Il carattere relativamente tranquillo dell’Eur è adatto ad coppie giovani con figli, che trovano in questa zona della città il giusto compromesso tra ambiente tranquillo e attività lavorativa.
Si trova nell’area sud della città, a ridosso ed internamente al Grande Raccordo Anulare. La zona, detta soprattutto nel gergo degli agenti immobiliari EUR Torrino, è caratterizzata prevalentemente da abitazioni residenziali. In particolare la zona del Torrino Nord è composta da edifici di particolare pregio e condomini di lusso. Vi si trovano vari supermercati, diversi impianti sportivi, una chiesa cattolica (Santa Maria Stella dell’Evangelizzazione), la cui nuova struttura è stata consacrata il 10 dicembre 2006 da Sua Santità Benedetto XVI, e una sede distaccata dell’Ufficio dell’Erario. Inoltre troviamo un cinema multisala (Stardust Village) e, sempre nelle vicinanze, gli uffici della ORACLE, della Microsoft, dell’IBM e della Vodafone. Il 23 giugno 2008, nell’area Castellaccio, all’angolo fra la via Cristoforo Colombo e viale dell’Oceano Pacifico, è stato inaugurato il più grande centro commerciale d’Europa, denominato “Euroma 2”, andando a superare il precedente record detenuto da un altro centro commerciale romano: “Porta di Roma”. Benché appaia un quartiere moderno e funzionale, ben servito dai trasporti pubblici e ricco di scuole di ogni ordine e grado, il Torrino vanta origini antichissime, risalenti al periodo del Paleolitico inferiore, come ben testimoniano le ossa e i resti di un elefante rinvenuti durante gli scavi in epoca moderna. Servito dalla Ferrovia Roma-Lido, attraversata da due importanti arterie viarie quali via Laurentina e Via Ostiense, poco distante dal cuore pulsante di Roma e vicina anche alle affollate spiagge del litorale romano, il Torrino oggi rappresenta il quartiere giusto per chi voglia vivere in un ambiente lussuoso ma discreto. Condomini di nuova fattura, monolocali, appartamenti lussuosi e, soprattutto, attici e superattici panoramici, rendono il quartiere uno dei più ambiti di Roma, anche grazie alle vicine tentazioni rappresentate dall’Eur. Una delle principali attrazioni del Torrino, infatti, è il complesso conosciuto con il nome di Eurosky Business Park, caratterizzato dalla presenza di sette edifici di tipo direzionale, due di genere residenziale e uno propriamente commerciale. La Torre Eurosky, in particolare, progettata da Franco Purini offre un eccezionale punto di vista sull’intera città e rappresenta la soluzione abitativa ideale per chi desideri vivere nel lusso, senza tralasciare l’importanza degli spazi verdi e dell’architettura di tipo bio-ecosostenibile.
Nacque come Villaggio Operaio E42, adibito ad alloggiare gli operai impegnati nell’allestimento dell’ Esposizione Universale di Roma (che originò l’attuale quartiere EUR). Con lo scoppio della guerra gli operai abbandonarono le loro case che, dopo una breve occupazione anglo americana, rimasero abbandonate. Nel 1947, dodici famiglie di profughi provenienti dall’Istria, da Fiume, da Zara, da quei territori destinati dal trattato di pace del 1947 alla Jugoslavia, si insediarono nei padiglioni abbandonati dagli operai impegnati nella costruzione dell’Eur prima della guerra, che fu ribattezzato Villaggio Giuliano. Nel 1955, inseguito all’arrivo di circa duemila profughi istriani e dalmati, assunse il nome attuale. Il 4 novembre del 1961 fu inaugurato sulla via Laurentina, per volere dell’Opera Profughi, un monumento costituito da un masso carsico con incastonata la scritta “AI CADUTI GIULIANI E DALMATI” e gli stemmi delle città giuliane. Nel giro di pochi anni la comunità cominciò a contare più di 8000 profughi. Iniziarono ad essere costruite le prime palazzine ed il quartiere si unì al resto della città. Il nucleo originario comunque non si è ancora dissolto ed è ancora possibile girando nel quartiere imbattersi in dialetti veneti. Il 10 febbraio del 2008, in occasione della celebrazione del quarto Giorno del ricordo, è stato inaugurato, in largo Vittime delle Foibe Istriane, un monumento commemorativo per le vittime dei massacri delle foibe. L’opera è stata realizzata dal maestro Giuseppe Mannino. La denominazione toponomastica ufficiale Giuliano-Dalmata non è comunemente nota ed è raramente utilizzata nella segnaletica. La stessa popolazione romana indica la zona come “Laurentina” o “Cecchignola”.
Tra Vigna Murata e la Cecchignola si estendono i due consorzi residenziali di Fonte Meravigliosa e Prato Smeraldo; costruiti in un area annessa alla vecchia tenuta della Cecchignola furono ultimati tra il ’79 e l’82. Inseriti sull’asse di sviluppo EUR-mare, fu riservata una zona (circa 84 ettari) per la ubicazione del “Piano di Zona n. 40 per la realizzazione di Edilizia Economica e popolare – Vigna Murata”. Era nato il quartiere. Il Piano di Zona 40 “Vigna Murata” (approvato nel 1972/79) fu progettato dall’architetto Moneta che ne predispose le norme (altezze degli edifici, distacchi, ecc.) e stese il progetto planivolumetrico. Il piano dell’arch. Moneta, attuando le indicazioni del PRG, prevedeva l’insediamento di circa 16800 abitanti (200 ab. per ettaro) e la costruzione di edifici per un milione e mezzo di metri cubi, comprensivi di case, negozi ed uffici. Come prevedeva la legge – ed il PRG – oltre a quelli riservati alla viabilità ed ai parcheggi pubblici, vi erano individuati spazi per la realizzazione dei servizi pubblici (scuole, uffici pubblici, luoghi di culto, mercato, centro sportivo etc) ed ampi spazi a verde pubblico da sommare a quelli che sarebbero stati ricavati nelle aree destinate alla edificazione. Degli 84 ettari, 31 erano riservati alla realizzazione degli edifici e 53 destinati a servizi e spazi pubblici. Alla realizzazione del Piano concorsero tre soggetti: per la parte più rilevante si costituirono due grossi Consorzi di Cooperative – Fonte Meravigliosa e Solidarietà Sociale – mentre ad una Cooperativa (Statistica 2000) fu affidata la realizzazione di una porzione di territorio di estensione minore lungo via di Vigna Murata (via Visiani – via Devich). I due Consorzi affidarono la progettazione architettonica a due architetti: Moneta (Prato smeraldo) e Monardo (Fonte Meravigliosa), i quali connotarono il quartiere con due stili architettonici assai diversi. Lo stile degli edifici della porzione progettata dall’arch. Monardo (Fonte Meravigliosa) risulta d’impianto decisamente “tradizionale”: molto accurata, definita anche nei dettagli la tipologia edilizia che, assai diversificata, organizza appartamenti dai tagli dimensionali assai vari. Gli edifici progettati dall’arch. Moneta, che si trova ad operare costretto in un’area assai più limitata e irregolare (Prato Smeraldo), sono caratterizzati da una ricerca architettonica molto spinta: l’attenzione del progettista è posta, sostanzialmente, alla macroscopicità del “segno” impresso sul territorio con la disposizione degli edifici sul terreno. Interventi successivi messi in opera dal Consorzio costruttore (chiusura di piani piloty per realizzazione di negozi e box auto etc.), hanno portato ad un parziale, ma significativo, stravolgimento dell’idea originale dell’arch. Moneta, il cui tentativo di innovazione progettuale rimane molto considerato anche all’estero (spesso giungono studenti a visitare il complesso degli edifici) pur in presenza di alcuni nodi progettuali irrisolti.
Il Laurentino 38 occupa un’area compresa tra il quartiere Ferratella e la Via Laurentina. L’insediamento è stato progettato da una equipe di architetti che si sono ispirati ad esperienze europee (tedesche, danesi ed inglesi) sulla costituzione di un modello di quartiere moderno. Prende il nome dalla via Laurentina e dal numero del Piano di Zona. Di proprietà dei Torlonia, la zona è stata espropriata nel 1975 per divenire oggetto di un intervento di edilizia popolare, conosciuto più comunemente come I Ponti per la presenza di 11 ponti, a destinazione residenziale e commerciale. Il progetto del quartiere Laurentino 38 risale al 1972-73. In quell’area sorgevano una serie di borgate e borghetti “autocostruiti” che vennero interamente demoliti per dare modo ad i loro abitanti di avere delle vere e proprie case. Diciamo subito che non esiste una distinzione topografica netta fra gli appartamenti delle cooperative e quelli dello IACP: a parte infatti la zona tra l’ 11° ed il 1° ponte a ridosso della via Laurentina interamente costruita dalle cooperative, nel resto del complesso alcuni palazzi sono dello IACP ed altri, seppure in minor numero, sono delle cooperative. Ecco perché è successo che al Laurentino 38 abitino ceti sociali medi, costituiti da imprenditori, dirigenti, liberi professionisti, graduati delle Forze Armate, a fianco di ceti sociali più deboli. L’insediamento nel quartiere avvenne verso la fine degli anni ’70 e, per risolvere la situazione dei baraccati alla periferia di Roma, il Comune, attraverso lo IACP, pensò di assegnare loro buona parte dei nuovi alloggi. Furono pertanto sfollati dalle baracche e trapiantati bruscamente in una nuova realtà abitativa e sociale spesso, come per i baraccati della borgata di via Anzio sulla Tuscolana, quasi senza preavviso, mediante dei camion del comune che avevano il compito di raccogliere quelli ed i loro beni e “scaricarli” letteralmente nel nuovo quartiere. Ovviamente questo fu un miglioramento netto della loro condizione, fatto in sè certamente positivo ed encomiabile, però è anche chiaro che a molta di questa gente mancava necessariamente la “cultura della casa” non avendone mai avuta una, e non era dunque in grado, da un giorno all’altro, di occuparsene e di mantenerla efficiente. A questo si deve inoltre aggiungere che all’epoca dell’insediamento il quartiere era, per la maggior parte, privo dei servizi da quelli essenziali come strade asfaltate, acqua corrente, fognature ed elettricità a quelli sociali, vale a dire un centro servizi, una centrale di Polizia, un consultorio, un centro per anziani, strutture per handicappati, centri sportivi e soprattutto – forse la carenza più grave – le scuole. Questa situazione si protrasse per alcuni anni e quando in parte alcuni di questi servizi vennero attivati si era già arrivati ad un avanzato stato di degrado, ad una ” cultura dell’abbandono “: si può dire che il destino del quartiere forse si è giocato tutto in quei primi difficili anni. Negli ultimi anni numerose sono state le proposte di riqualificazione urbana e sociale dell’area; infatti nel 2006 sono stati abbattuti il IX, X e XI ponte e nel 2010 è stata deliberata la distruzione del V e del VI. Infine, la creazione di un sottopassaggio verso Via Carlo Levi e una nuova viabilità, stanno conferendo al quartiere Laurentino 38 un’ inedita permeabilità e una più efficace integrazione con il resto della città.
Detta anche EUR Mostacciano, la zona è caratterizzata prevalentemente da abitazioni residenziali. Mostacciano non doveva essere il nome di una tenuta, ma piuttosto il termine con cui si indicava già verso la fine del XII sec una località compresa tra le tenute di Acqua Acetosa ad est, Casal Brunori a sud, di Spinaceto e del Torrino ad ovest. L’origine del nome fa riferimento al mosto che si sarebbe ricavato dalle sue vigne. Su una delle collinette sorgeva una torre di avvistamento che, insieme alla torre dell’Arnaro (ancora oggi visibile al Km II della Via Ostiense) e alla Brunori, assicurava il controllo su tutto il territorio delimitato dalle antiche Vie Ostiense e Laurentina e dai fossi di Spinaceto e Vallerano. Il nome deriva dal latino mustacanus, mosto, prodotto nella già proprietà dei Pallavicini e grazie all’intervento della principessa Elvina Pallavicini, è nato il quartiere di Mostacciano sulla ex tenuta agricola di famiglia. Il quartiere gode di una posizione tranquilla, lontana dal caos e ben collegata. I mezzi pubblici che conducono verso il centro e i vari quartieri della capitale non mancano, infatti ci sono diverse linee di autobus, anche se il tempo per arrivare nel cuore dell’Urbe è abbastanza lungo. La ferrovia e il GRA possono aiutare. Se avete l’automobile potete facilmente immettervi sulle principali arterie e recarvi nelle varie aree, mentre il treno vi consente di scendere nelle stazioni principali o di arrivare a Termini in tempi brevi restando comodamente seduti senza lo stress del traffico.
Si trova nell’area sud-ovest del comune, a ridosso ed esternamente al Grande Raccordo Anulare. La zona fu così chiamata per il fatto che si trovava a metà strada fra Roma e la foce del Tevere. Lì si trovava una stazione di sosta, per i barconi carichi di merci, che provenivano dal porto di Ostia, diretti verso Roma, al porto fluviale di Ripa Grande, o a quello di Ripetta. Le barche, mediante funi, erano trainate da muli che percorrevano le sponde del fiume. Il percorso richiedeva due giorni e la sosta, dopo il primo giorno di cammino, avveniva in questo luogo, che, per tale motivo, prese il nome di Mezzocammino. La tradizione vuole che in questo luogo fu martirizzato San Ciriaco, primo Vescovo di Ostia. In questo luogo fu eretta una Chiesa, ancora intatta nel XII sec., e poi andata in rovina: alla fine dell’800 esisteva solo la torre campanaria. Adiacente alla Chiesa vi era anche un cimitero intitolato al Santo, il cui corpo, insieme ad altri venti compagni martirizzati sotto l’Imperatore Massimiliano, in seguito furono trasportati a S. Martino Monti e le teste a S. Maria in Lata. L’antico cimitero fu invano cercato, ma solo durante i lavori sulla Via Ostiense, prima della I° guerra mondiale,nel 1913 furono rinvenute delle tracce, dove oggi è collocato il ponte sul Tevere del G.R.A. A questi rinvenimenti occasionali fece seguito, tra la fine del 1915 e i primi mesi del 1916, una campagna di scavi archeologici svolta durante la costruzione della linea ferroviaria Roma-Ostia; in quell’occasione gran parte delle testimonianze rinvenute furono completamente distrutte per la realizzazione della strada ferrata. Oggi l’area abitativa si è ampliata occupando l’area dei Tre Pini e di Poggio dei Fiori, verso la  Pontina, e quasi  tutto il tratto che giunge fino alla riva sinistra del Tevere, raggiungendo la Via del Mare.
Anche nota come Eur Spinaceto, sua denominazione progettuale iniziale, si trova a sud del Grande Raccordo Anulare, da cui dista 1 km, ed è delimitata a nord e ad ovest da via di Mezzocammino, a est dalla via Pontina. Come i vicini quartieri di Mostacciano e del Torrino anche Spinaceto ha tratto il nome dall’antica tenuta su cui è stato edificato. Nel 1910 iniziò l’obbligo di bonifica a cui seguì lo sviluppo dell’edilizia economica e popolare. Spinaceto nasce come quartiere urbanisticamente studiato a tavolino da progettisti degli anni Sessanta. Erano gli anni dell’utopia urbanistica di una città interamente costruita o, comunque, indirizzata dall’uomo nelle sue linee guida di espansione sul territorio. Spinaceto viene studiato anche in alcuni corsi di architettura per la novita’ del suo progetto: un asse viario principale che attraversa nei due sensi il quartiere, con al centro negozi e uffici all’interno di centri commerciali, ai lati solo case. Il progetto di Spinaceto si inseriva nel più ampio P.R.G. adottato nel 1962 attraverso la definizione di un Piano di Zona, del ’94, che tra diverse aree romane definiva anche le linee sulle quali sarebbe sorto il nuovo quartiere “Spinaceto” . Pur previsto dal piano regolatore nel periodo della costruzione del quartiere, non è mai stato realizzato il capolinea della Metro B, che si ferma invece all’EUR. Dista 1 km dal Grande Raccordo Anulare e meno di 5 dall’Eur. La toponomastica di zona rende omaggio ai soldati caduti durante le varie guerre ed eccidi del XX secolo. Nel quartiere ci sono due parchi naturali.
Quartiere XXXIII Lido di Ostia Ponente Quartiere XXXIV Lido di Ostia Levante Quartiere XXXV Lido di Castel Fusano

ROMA EST

Casalbruciato è sito al km 7 dell’omonima via Tiburtina, via che pone in collegamento Roma e Tivoli e lungo la quale si sviluppa la zona industriale di Roma. Il progetto del quartiere ebbe inizio nel 1949, anno in cui prese ufficialmente il via il programma edilizio dell’Ina casa, a seguito dell’ufficializzazione del piano Fanfani, divenuto legge con il nome di:“Provvedimenti urgenti per incrementare l’occupazione operaia, agevolando la costruzione di case per i lavoratori”. Quest’opera fu realizzata su progetto di un gruppo di architetti i cui capigruppo furono Mario Ridolfi e Ludovico Quaroni ed è considerata uno degli interventi più significativi del Neorealismo architettonico, una delle diverse espressioni del Movimento Moderno in Italia. Composto di edifici formati da diversi tipi edilizi (a torre, a schiera, in linea) collocati in modo da ricreare la contiguità spaziale della città preindustriale, il quartiere accosta materiali e linguaggi tratti dalla tradizione vernacolare italiana in una forma planimetrica che, pur seguendo le indicazioni date dall’Ina-casa, mostra ancora una certa incertezza nelle sua matrici culturali. Le strade che passano attraverso il quartiere sono: Via Tiburtina (km 7), Via D.Angeli, Via E. Arbib, Via L.Cesana, Via dei Crispolti, Via Lucatelli.
Tiburtino III, ex borgata conosciuta con il nome di Santa Maria del Soccorso, è un zona del V Municipio del comune di Roma, situato nel quadrante est in prossimità di Colli Aniene e Pietralata. Nasce come una delle borgate ufficiali di Roma verso la metà degli anni 1930. I confini erano via di Grotta di Gregna, piazza Santa Maria del Soccorso, via Tiburtina. La zona è stata oggetto di una drastica ristrutturazione urbanistica avvenuta tra il 1981 e il 1990 fortemente voluta dalla popolazione residente. Attualmente l’area del Tiburtino III nasconde le tracce della borgata ufficiale IACP costruita nel 1936 per dare alloggio a quota parte degli abitanti del centro storico sfrattati durante l’operazione di “risanamento” attuata tra il 1930 e il 1938 dal Governatorato di Roma. Della vecchia borgata non resta che qualche edificio esemplare, mentre la semi totalità dei “lotti” popolari di color giallino pallido che disegnavano l’ambiente extraurbano sono stati abbattuti e sostituiti con edifici in linea di colore grigio, alti dai 4-8 piani, costruiti in cemento armato e tamponati con pannelli prefabbricati di gesso. Attualmente il quartiere è inglobato nel tessuto urbano di Roma, e ha perduto quei caratteri di riconoscibilità morfologica che sono propri delle 11 borgate ufficiali dello stesso periodo storico; in compenso la qualità degli alloggi è decisamente migliorata, in linea con lo standard contemporaneo. Nel 1990, una grande novità ha cambiato la vita della vecchia borgata: l’arrivo della Linea B della metropolitana, prolungata in occasione dei Mondiali di Italia ’90. La fermata Santa Maria del Soccorso, situata sulla Tiburtina a pochi metri dall’omonima Chiesa, ha posto così fine allo storico isolamento del Tiburtino III.
Casal de’ Pazzi è il nome della zona urbanistica del V Municipio del comune di Roma. Si estende sul quartiere Ponte Mammolo. Deve il suo nome al casale che fu restaurato e dove vi abitò l’omonima famiglia nel Rinascimento dalla famiglia fiorentina dei Pazzi nel XV secolo. Il casale, già preesistente, a quanto pare di origine ghibellina (a notare dalla merlatura delle torri), fu abitato dalla famiglia Pazzi all’incirca dal periodo della Congiura de’ Pazzi (circa dal 1474). La famiglia trasformò ed adeguò il casale, secondo le proprie esigenze ed i propri gusti sotto il pontificato di Sisto IV. All’inizio del XX secolo fu intrapreso un recupero del casale con susseguente restauro. Attualmente è utilizzato come villino signorile ad uso privato. La zona tutto intorno a questo casale è abbastanza recente, sorta intorno agli anni anni ’80 ed è composta da palazzi e palazzoni in stile moderno.
Rebibbia è un’area urbana di Roma sita sulla via Tiburtina prima del Casale di San Basilio nella periferia nord-est della città. Il nome richiama il casato del cardinale Scipione Rebiba, proprietario di una grande tenuta che costituiva l’attuale quartiere attorno a Ponte Mammolo. Cominciata a costruire agli inizi del XX secolo, è costituita da case quasi completamente familiari composte principalmente da pochi piani e piccoli giardini, in stile quasi rurale. Nella zona c’è l’omonimo carcere con accesso da via Bartolo Longo e dalla via Tiburtina. È stato consegnato nel 1972, si tratta di un vero e proprio complesso, una piccola città. Rappresenta uno dei principali carceri italiani a livello di sicurezza e di reintegrazione nel sociale dei detenuti, grazie a piani di recupero molto specifici e accurati.
Si trova nell’area nord-est della città, a ridosso ed internamente al Grande Raccordo Anulare. Sorto negli anni trenta-quaranta, il quartiere ebbe un nuovo sviluppo dopo la fine della seconda guerra mondiale con gli edifici di carattere intensivo della UNRRA, organizzazione umanitaria del famoso piano di aiuti Marshall. Negli anni cinquanta, insieme alla parrocchia di San Cleto, dedicata al terzo papa della chiesa cristiana Anacleto I, su lottizzazione abusiva nasce la omonima borgata di San Cleto, tra il fosso di San Basilio e la via Nomentana. La borgata fu costruita da emigranti provenienti per lo più dalle Marche e dall’Umbria che tuttora vi risiedono. I primi nuclei del quartiere di San Basilio, considerata borgata semirurale, risalgono agli anni 1928-1930. Durante il periodo fascista era abitato da operai e proletari comunisti. Fu teatro, alla pari di altre borgate, della lotta partigiana. Nel 1960 in occasione dei Giochi Olimpici svoltisi a Roma, a San Basilio furono realizzate nuove costruzioni: “torri” di sette piani, con riscaldamento e ascensore. Alla fine degli anni ottanta sorse una nuova area di sviluppo urbano chiamata Torraccia, a ridosso del Grande Raccordo Anulare. Nel 2007 viene realizzata la nuova Piazza di San Basilio su progetto degli architetti Piero Ostilio Rossi e Andrea Bruschi.
Casal Monastero è situato a nord-est della capitale all’esterno del Grande Raccordo Anulare. Il quartiere, omonimo del Casale che il nome deriva dalla chiesa di S. Maria in Monasterio, presso san Pietro in Vincoli, e proprietaria della zona, collega la Tiburtina alla Nomentana. È sorto negli ultimi anni del 1900, come nucleo di case costruite in cooperativa e finanziate dalla Regione, nella zona adiacente via di Sant’Alessandro. Inizialmente pieno di disservizi mancavano strade asfaltate, esercizi commerciali e trasporti pubblici – si è poi ampliato, e l’ampliamento continua ancora. Essendo di nuovissima progettazione, il quartiere offre oggi una buona vivibilità, le costruzioni non superano i sei piani e non sono addossate le une alle altre. Per la maggior parte si tratta di villette a schiera con un piccolo giardino; e tutti gli edifici sono forniti di parcheggio interno. Mancano, però, ancora collegamenti, spazi per l’aggregazione sociale, negozi diversi da quelli alimentari, scuole, l’ufficio postale, un posto di polizia e di pronto soccorso, qualche parco pubblico e altro ancora.
cCasal Bertone sorge su una zona un tempo di carattere collinare, i Colli di Portonaccio, un territorio agricolo tipico dell’Agro Romano. Il nome di Casal Bertone nasce da un casale che sorgeva in via degli Orti di Malabarba e dal tipo di cavalli che vi si allevavano, detti Bertone, sicuramente una modifica dei cavalli Bretoni di origine francese utilizzati nei lavori agricoli. Nel 1883 venne tracciata l’attuale via di Portonaccio, il cui nome originario era via Militare, secondo un progetto per la difesa di Roma voluto dal Ministro della Guerra Luigi Mezzacapo, congiungendo così la via Tiburtina alla via Prenestina. Con il Piano Regolatore di Saint Just di Teulada del 1909 il territorio fu destinato a zona industriale. Alla metà degli anni 20 ci fu una variante al Piano Regolatore che cambiò la destinazione da industriale in urbana e tra il 1924/29 furono costruiti alcuni edifici commissionati dalle Ferrovie e dalla Società dei Tramvieri, i palazzi storici del quartiere. Del periodo tra gli anni 20 e gli anni 30 risale anche la costruzione di un magazzino della Rinascente (successivamente dell’Upim) oggi occupato dal centro commerciale Auchan. Non esisteva una pianificazione precisa del quartiere, per cui le nuove edificazioni si svilupparono come una lunga linea grosso modo a misura della larghezza dell’intero quartiere, interrotta solo da uno spazio, l’odierna piazza S. M. Consolatrice. Alle zone non edificate si alternavano alcuni edifici privati, ora non più esistenti, e magazzini/capannoni di vario tipo, alcuni dei quali falegnamerie, una delle caratteristiche del quartiere sino agli anni 60. Solo nei primi anni ’50 venne costruita la scuola elementare Giovanni Randaccio in piazza Tommaso de’ Cristoforis e dello stesso periodo è il Cinema Puccini in via Baldassarre Orero. Alla fine degli anni 60 fu completata la A 24 e negli anni 80 lo svincolo della Tangenziale est, concludendo così l’isolamento di Casal Bertone con il resto della città, ciò che lo caratterizza ancora oggi, ossia una sorta di villaggio all’interno di una metropoli. Nel quartiere di Casal Bertone sono stati girati due famosissimi film: I soliti ignoti di Mario Monicelli nel 1958 e Mamma Roma nel 1962, di Pier Paolo Pasolini dove la grande Anna Magnani va ad abitare nel palazzo dei ferrovieri di piazza de Cristoforis caratterizzato dai cervi. In via Efisio Cugia 2 era il palazzo dal cui terrazzo Totò spiega come si apre una cassaforte, tra panni stesi, nel film “I soliti ignoti”. Nel 2010 il quartiere è stato scelto dall’amministrazione comunale come area pilota per la sperimentazione di un modello di quartiere sostenibile, nell’ambito del progetto Cat-Med (Change Mediterranean Metropolis Around Time – Cambiare le Città Mediterranee nel tempo), promosso dalla Comunità Europea e che coinvolge complessivamente 12 città del Mediterraneo. Nel marzo 2014 Casal Bertone ha ospitato la seconda edizione del progetto “Nuova Gestione”, progetto di riqualificazione urbana per la città di Roma ideato dall’associazione Sguardo Contemporaneo che, dopo una prima esperienza nel quartiere Quadraro, è tornata a coinvolgere cittadini e artisti. L’idea è stata quella di rivitalizzare una zona sempre più soggetta all’abbandono, riattivando temporaneamente spazi commerciali dismessi o in disuso, grazie alle opere site specifiche progettate da un gruppo di artisti.
Il quartiere si sviluppa a ridosso di Via Tiburtina. Nasce alla fine del 1800 con l’insorgenza di attività industriali periferiche ormai inesistenti (Birra Roma, Vetreria Sciarra, Pastificio Cerere, Fabbrica del ghiaccio Pizzamiglio, Fabbrica Farmaceutica in Via dei Salentini, Fabbrica del Legno in Via degli Enotri). Notevole sarà anche lo sviluppo di attività artigianali, legate alla presenza del Cimitero del Verano.  Il quartiere rappresenta il primo esempio a Roma di insediamento periferico in senso moderno. Gli edifici sono rifiniti con intonaci e stucchi pregiati e con particolari decorativi di tipo neoclassico. La destinazione prettamente popolare ne fa (fin dalle prime abitazioni per ferrovieri del 1907) il quartiere di Roma con la più alta offerta di abitazioni a basso costo.  Le costruzioni realizzate da imprenditori privati seguirono standard che puntavano principalmente alla razionalizzazione nelle tipologie “a ballatoio”.  Una prima trasformazione avviene con la realizzazione dell’Università e con la sua espansione. Alla fine del 1920 si avvia un piano di risanamento che interesserà la parte nord del quartiere: le FS realizzano un piccolo nucleo di città giardino denominato “Quieta Domus” e la Cooperativa Risorgente realizza numerosi edifici.  Nello stesso tempo vengono costruiti due piccoli villini “stile Coppedè” in Via dei Ramni, su progetto di E. Del Fa.  Il 19 luglio 1943 il quartiere è duramente colpito da bombardamenti. Sono stati circa 3000 i morti e oltre 11.000 i feriti; molti gli edifici distrutti; alcuni portano ancora il segno di quel tragico evento.  Il quartiere è caratterizzato inoltre dalla presenza di reperti archeologici e monumenti storici: le Mura Aureliane, Porta Valeria, Largo Talamo, la Villa Gentili-Dominici, la Basilica di San Lorenzo (risalente all’epoca Costantiniana), il Cimitero del Verano, il cui primo nucleo fu progettato dal Valadier nel 1911/1913. L’attuale parco dedicato ai Caduti del 19 luglio 1943 era il crocevia delle antiche vie Valeria e Collatina e nel 1876 era attraversato dalla ferrovia Roma-Tivoli. Il quartiere vede la sede di una delle più grandi università italiane, ovvero Roma La Sapienza. Per tale motivo, acquistare casa in questa zona della città potrebbe rivelarsi una scelta alquanto oculata, poiché sono tantissimi i giovani alla ricerca di una stanza da affittare durante il loro periodo di studi. Oggi nel quartiere trovano sistemazione numerosi studenti universitari e artisti.
Tor Pignattara è una zona della periferia storica romana, incastrata nell’area sud-orientale della città, fra le via consolari Prenestina e Tuscolana . Storicamente esso appare costituito da tre microaree distinguibili spazialmente e socialmente: la borgata della Marranella ad est, fra Via Casilina e Via del Pigneto, la zona di Villa Certosa (ex borsetto degli Angeli), che si colloca su una collina tufacea a ovest della Casilina e a ridosso della ferrovia Roma-Napoli, e il nucleo edilizio di Tor Pignattara, tra via Casilina e Via Tuscolana. Il quartiere nasce prima come come villaggio rurale e stazione di posta lungo la via Casilina – strada di collegamento con i paesi del basso Lazio e sopratutto della provincia romana – sfruttando la presenza del fosso della Marranella, un piccolo fiume, a carattere torrentizio, che tutt’oggi attraversa il settore orientale di Roma dal parco dell’Appia Antica fino al fiume Aniene. Torpignattara, e con essa il vicino Pigneto è storicamente un quartiere proletario, che durante il fascismo e il dopoguerra ha ospitato moltissimi immigrati dal sud Italia. La configurazione del tessuto urbano, il mix funzionale che caratterizza la maggior parte degli edifici sulle principali vie di attraversamento (Casilina, Prenestina, Acqua Bullicante, Torpignattara) hanno contribuito a caratterizzare questo come un “tessuto misto poroso” che proprio grazie a questa sua porosità, accresciuta dallo svuotamento (residenziale, commerciale, produttivo) da parte della popolazione autoctona avvenuto tra gli anni ’80 e ‘90, ha permesso con più facilità l’inserimento di immigrati (e di altre nuove popolazioni) e la trasformazione, di senso, degli spazi urbani. Oggi, in effetti, si riscontra una presenza di immigrati nel Municipio VI, attorno al 15% (questo e gli altri dati riferiti alla popolazione straniera si riferiscono agli iscritti all’anagrafe al 31 dicembre 2009, fonte: Ufficio Statistica Comune di Roma) principalmente asiatici, in particolare bangladesi e cinesi, ma anche da altri continenti come romeni ed egiziani.
Il Pigneto è un’area urbana della città di Roma che appartiene al quartiere Prenestino-Labicano ed in minor parte al quartiere Tiburtino ed è inclusa all’interno della zona urbanistica tra Torpignattara e San Lorenzo. Si tratta di una zona della città considerata proletaria ma al contempo molto giovanile. Il territorio si è formato nel 1870; fino ad allora l’area era ancora una zona rurale costituita da braccianti e contadini. Qui si portavano le greggi al pascolo e vi era solo la presenza di qualche sporadica villa e di qualche casale, sparpagliati nello spazio circostante. Nel 1870 comincia l’urbanizzazione dalla fusione di svariati insediamenti abitativi già esistenti, che porta la zona nel periodo del dopoguerra ad essere uno dei più grandi insediamenti popolari di Roma, costituito interamente da persone del ceto proletario e di classe operaia. Fu così che nel giro di una quindicina d’anni il Pigneto divenne una periferia piena di vita. Nel dopoguerra si moltiplicheranno gli edifici dal tratto distintivo popolare; l’intera area è perciò contraddistinta dalla presenza di differenti tipologie di edifici diversi fra loro a carattere in prevalenza residenziale. Vi è poi la zona detta “dei villini” ed è composta da villini bifamiliari in stile liberty, costituiti al massimo da due piani e delimitati da giardinetti privati ispirandosi all’esempio della città giardino. Il progetto prevedeva 125 villini, ma in realtà attualmente ve ne sono in numero minore in quanto tutto il quartiere Pigneto, insieme ad altri quartieri limitrofi, venne pesantemente bombardato nel luglio e nell’agosto del ’43. Gli investimenti che in questi anni hanno riqualificato il quartiere hanno certamente prodotto buoni risultati: da quartiere popolare, quasi una borgata (come si vede in Accattone, il film di Pasolini girato in quell’area nel 1961), il Pigneto è diventato “quartiere alla moda” . Nel 1997-98 è stata completata l’isola pedonale e oggi, il Pigneto è diventato un quartiere vivace anche la sera perché ci sono ristoranti, pub, vinerie che attirano centinaia di persone, anche esterne al quartiere . Inoltre vi è una forte presenza di studenti universitari che frequentano la vicina Università de “La Sapienza” e vi si stanno continuando a trasferire ancora nuovi residenti appartenenti ad un ceto medio alto, artisti ed intellettuali. Questi nuovi insediamenti hanno modificato la zona rendendola pian piano un quartiere molto ammirato, pieno di vitalità, frequentato e movimentato, soprattutto di sera. Inoltre è stato oggetto di alcune opere di riqualificazione del territorio e di svariati lavori di ristrutturazione dei palazzi appartenenti al primo ventennio del ‘900 ad opera dei singoli proprietari; sono stati migliorati di molto i servizi ed è stata aperta la nuova linea C della metropolitana che ha migliorato notevolmente i collegamenti pubblici col resto della città. Essa possiede 2 fermate: una in via del Pigneto e l’altra in via Roberto Malatesta.
Il quartiere prende evidentemente il suo nome da viale Appio Claudio, la quale strada, a differenza di quanto accade per la quasi totalità delle strade radiali di Roma – che sono di confine tra il quartiere in oggetto e quello immediatamente adiacente – si trova stavolta interamente ricompresa nel quartiere in oggetto; sull’origine del nome, Appio Claudio fu Senatore dell’antica Roma, cui si deve la costruzione della Via Appia. Caratteristica dell’Appio-Claudio è l’esser stato ricavato da parte del suburbio Tuscolano, istituito nel 1926 e soppresso appunto nel 1961, dal territorio del quale sono stati scorporati il quartiere in oggetto con i seguenti limiti “via Tuscolana – piazza di Cinecittà – via Tuscolana – via delle Capannelle – via Appia Nuova – via del Quadraro – via Tuscolana”; Per quanto riguarda i punti principali del quartiere, si ricorda via Tuscolana, la principale arteria dell’intera zona, dal traffico intenso per il quale sono stati necessari numerosi interventi viari e ricca di esercizi commerciali. Il quartiere è collegato con il centro della capitale con la linea A della metropolitana. Parte del traffico di transito percorre la via Appia Nuova dal centro e dal Tuscolano, in direzione dell’ippodromo delle Capannelle. L’edificio più appariscente del quartiere è senza dubbio la chiesa parrocchiale di San Policarpo, originale costruzione centrale a pianta essenzialmente esagonale. Di grande importanza culturale è il Parco degli Acquedotti, detto anche parco di via Lemonia. È percorso da uno dei tratti più suggestivi dell’Acquedotto Claudio, dell’Acquedotto Felice e dell’Aqua Marcia.
Presso l’Appia Nuova è situata la zona residenziale dello Statuario, unita al territorio dell’Appio Claudio dopo la seconda guerra mondiale. Il nome Statuario è molto antico e la sua prima comparsa si trova in un atto di compravendita del 1393. Per alcuni esso deriva dal cospicuo numero di statue di marmo ritrovate nella prospiciente Villa dei Quintili, per altri dal gran numero di scalpellini e scultori che abitavano nella zona. Nel 1940 vi furono costruite due borgate urbano-rurali chiamate Tempio della Salute e Roma Vecchia (nella zona dell’odierno Parco degli Acquedotti). Nel 1941 sorse una borgata privata, detta Caroni dal nome del proprietario, proprio nell’area dell’attuale quartiere. Nel 1948 cominciò la sistemazione urbanistica della zona con la realizzazione di strade e scuole. Negli anni ’70 e ’80 il quartiere si è sviluppato come zona periferiche residenziale. La viabilità attuale è rimasta essenzialmente quella della borgata agricola, con vie strette percorribili solamente a senso unico dalle autovetture, spesso senza marciapiedi.
Inizialmente quest’area era compresa nella zona nota come il Quadraro, toponimo rimasto per gran parte della zona sud-est di quello che ufficialmente è il quartiere Tuscolano. Infatti con Quadraro si indicava, fino agli anni trenta circa, tutta la zona a sud est di Roma che va da Porta Furba agli attuali studi cinematografici di Cinecittà. Cinecittà è un quartiere molto popoloso i cui lavori iniziarono nell’immediato dopoguerra la cui nascita si ebbe per due fattori: la fondazione e lo sviluppo degli studi cinematografici di Cinecittà nel 1936, allora i più moderni e grandi d’Europa; poi per la costruzione e sviluppo del complesso salesiano e della basilica di San Giovanni Bosco. Così sorse nei primi anni cinquanta il quartiere intensivo di Don Bosco, nato proprio con la promozione dei Salesiani intorno all’omonima basilica, inaugurata nel 1959. La sua piazza fu utilizzata come set di alcune scene de La dolce vita di Federico Fellini, immaginandola come parte del quartiere EUR, invero assai distante dagli studi cinematografici di Cinecittà. La prima urbanizzazione di questa area avvenne poi nel dopoguerra dove si popolò in fretta anche grazie alla vicinanza della linea ferroviaria che collegava Frascati alla Stazione Termini. Negli anni ’80 la costruzione della linea A della metropolitana ha collegato in modo ancora più efficace Cinecittà al centro di Roma, contribuendo alla sua ulteriore espansione. Una curiosità: tutte le strade sono intitolate a personaggi che sono stati insigniti con la Medaglia d’Oro al Valor Militare. Nel quartiere è da ricordare l’edificio dell’Istituto Luce, la più antica istituzione pubblica destinata alla diffusione cinematografica italiana. Una curiosità: tutte le strade sono intitolate a personaggi che sono stati insigniti con la Medaglia d’Oro al Valor Militare.
Cinecittà Est è un’area urbana all’interno del Grande Raccordo Anulare. Il quartiere è compreso tra gli studi cinematografici di Cinecittà, la via Tuscolana ed il Grande Raccordo Anulare. Attualmente si compone di tre nuclei abitativi, che si raggruppano attorno a viale Ciamarra, agli studi di Cinecittà e a via Tuscolana. Si è formata tra gli anni settanta e ottanta, con edifici privati discretamente dotati di verde pubblico. Oggi risulta composta da tre nuclei urbanistici: il primo e più consistente lungo l’asse di viale Ciamarra, il secondo dietro agli studi di Cinecittà (viale Vignali), il terzo vicino a via Tuscolana (via Giulioli). È sede di numerosi uffici pubblici e privati come il Catasto di Roma, l’American Express, l’ANAS, l’Agenzia delle entrate Roma 8, il Centro per l’Impiego di Roma Cinecittà. Recentemente è stato completato su viale Ciamarra il tratto che interessa il quartiere del “corridoio della mobilità ” Anagnina-Tor Vergata, con la corsia preferenziale per gli autobus e la riqualificazione del vecchio spartitraffico mediante la creazione di un parco lineare pavimentato e di una fontana all’incrocio con viale Rizzieri. Il quartiere è oggetto di un accordo di programma per edificare l’area libera verso la stazione Anagnina denominata “Quadrato”, mentre è in corso di pianificazione una delle centralità urbane previste dal nuovo Piano regolatore generale romano, quella di Torre Spaccata. Molti studenti decidono di affittare un appartamento o un monolocale a Cinecittà, vista la vicinanza con l’Università di Tor Vergata e l’ampia disponibilità di mezzi per il collegamento.
Il toponimo Quadraro si riferisce a tutta la zona fra l’attuale Porta Furba fino all’altezza della fermata della metropolitana Linea A Numidio Quadrato, identificato anche in parte come INA Casa 49: le case del piano casa Fanfani, piano che consisteva nella realizzazione di insediamenti  pubblici d’abitazione per incrementare anche l’occupazione operaia. Il quartiere Ina Casa rimane famoso nell’ immaginario collettivo per via delle grandi torri e del “boomerang”, progettati da Mario De Renzi (Nel 1952-55, con Saverio Muratori è impegnato alla realizzazione del quartiere INA-Casa al quartiere Tuscolano). L’origine del territorio che da un punto di vista sia paesaggistico sia storico sia sociale risulta attualmente del tutto contiguo con quello Appio-Latino, non risale oltre l’età medievale. Primo monumento inerente per certo è la Torre del Quadraro, del XII-XIII secolo, che ancora oggi dà il nome alla zona che sorge poco oltre Porta Furba. Meta di tutti gli abitanti è il mercato Tuscolano III dove sull’adiacente Largo Spartaco sorge il casermone popolare ripreso da Pasolini in Mamma Roma quale luogo dove abitavano Anna Magnani e il figlio.
Nasce fra la fine degli anni ’10 e l’inizio degli anni ’20, una lottizzazione, avveniristica per quell’epoca, sui cui lotti vennero edificate palazzine di due o al massimo tre piani di tardo stile liberty. I suoi confini sono: via degli Angeli, via di Centocelle, parco Monte del Grano, via Tuscolana e l’ex sanatorio Ramazzini (oggi sede della Guardia di Finanza), fermata della metro linea A Porta Furba- Quadraro. Durante l’occupazione nazista di Roma le attività di Resistenza al Quadraro furono molte intense, tanto che gli occupanti nazifascisti chiamavano il quartiere Nido di Vespe per la presenza di gallerie sotterranee (vecchie cave di pozzolana di epoca romana utilizzate fino al medioevo) che offrivano rifugio a coloro i quali, o per motivi politici (bandiera rossa, i partigiani) o per motivi meno gloriosi (il Gobbo del Quarticciolo), dovevano nascondersi alle retate o rappresaglie dei tedeschi. Le prime edificazioni abusive sorte negli spazi fra una palazzina e l’altra, risalgono agli anni della guerra. Ancora oggi possiamo vedere chiaramente quegli edifici di semplice e modesta realizzazione, “addossati” alle palazzine liberty, in genere di un solo piano.
Il nome Appio-Latino è dovuto al fatto che il suo territorio si estende tra la via Appia Antica e la via Appia Nuova ed è attraversato dalla via Latina conservando gran parte della storia e del fascino della capitale italiana. Non sorprende, dunque, che le origini del quartiere Appio Latino risalgano all’epoca pre-romana, in quanto la via Latina fu già percorsa dagli etruschi perché collegamento fondamentale tra il Latium Vetus e la Campania. La nascita dell’Appia Antica, invece, risale al 312 a. C. Molto interessante anche dal punto di vista storico e turistico, Appio Latino è caratterizzato dalla presenza di ville patrizie, grandi cisterne ipogee e strutture difensive come le Mura Aureliane. Tra i luoghi di maggiore interesse del quartiere sono da annoverare sicuramente la Villa Lazzaroni, che si trova nella cosiddetta zona Alberone e risale alla fine dell’Ottocento, e l’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, la cui fondazione risale al 1928, sito in via Capponi. Non bisogna dimenticare, poi, il parco della Caffarella che rappresenta uno dei posti più suggestivi della zona. Come tutta Roma, inoltre, anche il quartiere Appio Latino è ricco di siti archeologici, a partire dal tracciato della stessa via Latina, passando per il Tempio di Cerere e Faustina e il Castrum Caetani. Ben servito dai mezzi di trasporto, il quartiere di Appio Latino è raggiungibile dalle fermate della metro Furio Camillo, Re di Roma, San Giovanni e Ponte Lungo che lo collegano al resto della città. Grazie alla sua posizione ottimale è possibile imbattersi in importanti negozi e in un elevatissimo numero di pub, pizzerie e ristoranti che attirano l’attenzione e la curiosità di turisti e residenti, ormai abituati alla movida che dal centro storico si sta spostando anche nelle altre zone della città attirando sempre più giovani e ridando vita in maniera importante ai quartieri della capitale d’Italia.
Il quartiere Alessandrino si estende all’estrema periferia est della capitale e prende il nome dall’acquedotto Alessandrino, realizzato nel 220 d.C. dall’allora Imperatore Alessandro Severio. L’acquedotto romano è, infatti, il simbolo principale del quartiere, uno dei più tradizionali di Roma tanto di esser chiamato “borgata”. Lo sviluppo urbanistico dell’area avvenne nel Novecento, quando vi fu costruita la Casa Generalizia delle Povere Figlie di Maria Santissima Incoronata, un grande edificio che iniziò a dominare la zona, ancora di campagna. In breve tempo si formò una lunga strada, Viale della Borgata Alessandrina – oggi Viale Alessandrino -, intorno alla quale nacque in maniera spontanea il nucleo dell’odierno Quartiere Alessandrino. Intorno al 1939, nella parte dell’odierno Quartiere lungo la Via Prenestina nacque una nuova zona dall’originale impianto urbanistico: il Quarticciolo. Progettata dall’Architetto Roberto Nicolini in un’area un tempo proprietà della famiglia Santini, costruita dall’Istituto per le Case Popolari, è costruito sul modello di un borgo simile a quello delle città di fondazione di epoca Fascista nell’Agro Pontino. Durante l’occupazione Nazista di Roma (1943-1944), la zona del Quarticciolo dette molto filo da torcere ai Tedeschi con una fervente attività partigiana. Nella zona, tra l’altro, era attiva la banda di Giuseppe Albano, noto con il nome di Gobbo del Quarticciolo. Nel 1953, nel Quartiere Alessandrino venne costruita la nuova Chiesa di San Giustino. Il Quartiere ricadde nel Suburbio Prenestino-Labicano fino a quando, nel 1961, non fu ufficialmente istituito il Quartiere Alessandrino. I progetti di riqualificazione in corso, ne fanno una zona in fase di forte rilancio ideale per famiglie e giovani coppie, ma anche per single in cerca di soluzioni alternative. Il quartiere è ben servito dai mezzi di trasporto, grazie alla presenza della linea C della metropolitana con fermate Grano e Alessandrino, e alla linea dei bus con numerose fermate nelle vie principali del rione. Il quartiere è fornito di centri commerciali di qualità dove fare la spesa e piccole attività alimentari e non per lo shopping essenziale.
Una città nella città, visto che Centocelle si estende su un’area di oltre 3 km quadrati con quasi 60 mila abitanti. Un rettangolo perfetto tra via Prenestina, viale Palmiro Togliatti, via Casilina e via Tor de’ Schiavi. Centocelle è un quartiere consacrato alla botanica: non solamente si possono scovare angoli di bellezza naturale inaspettata in un ambiente urbano, addirittura ogni strada, piazza, via ci ricorda il mondo vegetale. Fin dalle sue origini stretta tra via della Primavera e Via della Botanica (attuale Via Togliatti) la toponomastica del quartiere si suddivide in nomi di piante, alberi e fiori, nomi di botanici celebri e nomi di paesini delle campagne del basso Lazio da cui provenivano i primi residenti del quartiere negli anni Venti. L’espansione nel secondo dopoguerra ha avuto proporzioni enormi: circa la metà delle abitazioni esistenti sono state costruite tra il 1946 e il 1970. Centocelle però non è mai diventato un quartiere intensivo: pur essendo interamente edificato infatti ha mantenuto una tipologia edilizia di palazzine a 4-5 piani. Oggi, l’asse di via dei Castani costituisce il cuore commerciale non solo del quartiere ma di tutto il municipio. Da sempre collegato al centro da due importanti linee tranviarie, negli ultimi anni il quartiere è stato interessato dalla costruzione della linea C della metropolitana che lo connette da un lato con il centro della città e dall’altro con la direttrice Casilina, mediante tre fermate: Gardenie, Mirti, Parco di Centocelle. Centocelle ha da sempre un tessuto sociale molto sviluppato, ci sono associazioni culturali, centri per bambini e anziani, punti d’incontro. Pier Paolo Pasolini qui ha girato Accattone. Vivevano a Centocelle: Claudio Baglioni, Michele Zarrillo, Umberto Guidoni, Sergio Castellitto
Si trova nell’area est del comune, a ridosso ed internamente al Grande Raccordo Anulare, tra la via Prenestina e il tratto urbano dell’Autostrada A24. Suddivisioni. Il territorio di Tor Sapienza è idealmente diviso in quattro quadranti separati a croce da nord a sud dalla omonima via di Tor Sapienza e da ovest a est dalla via Collatina. Nel XIII secolo, tra la via Collatina e la via Prenestina sorse una torre quadrata in laterizio, con stipiti in travertino e merlata. Nel 1457 la torre fu affidata agli studenti perugini del Collegio di San Girolamo. Da ciò, la torre del casale fu rinominata in “Tor Sapienza”. L’attuale nucleo urbano si formò negli anni venti, ad opera di un ferroviere molisano antifascista, Michele Testa, che creò la “Cooperativa Tor Sapienza dell’Agro Romano”, realizzando prima 25 abitazioni economiche, quindi un altro centinaio. Il 20 maggio 1923 è inaugurata la borgata di Tor Sapienza, costruita regolarmente ed attrezzata di una scuola, una farmacia ed una condotta medica. Fino a qualche decennio fa, Tor Sapienza era una borgata in mezzo al verde, poi, con il passar degli anni, s’é trasformata in città. Considerata oggi una zona ad alta densità abitativa, Tor Sapienza presenta diverse tipologie di alloggi e abitazioni, rispondenti ognuna alle specifiche esigenze dei residenti. Accanto ai vecchi “palazzoni” popolari, oggi si possono trovare abitazioni di nuova fattura, più luminose, spaziose e confortevoli. 
Nasce come borgata ufficiale nel 1928-30 a ridosso del parco di villa Gordiani dove si erano già stanziate alcune importanti industrie chimiche e, dopo la prima Guerra Mondiale, i terreni furono in parte lottizzati per la realizzazione dapprima degli insediamenti dell’Opera Nazionale Combattenti, tra Prenestina e Tiburtina, e poi da parte delle cooperative agricole che costituirono il nucleo originario delle borgate di Tor Sapienza e Centocelle. Più tardi, su alcuni terreni liberi non lontani dalla grande fabbrica della SNIA Viscosa, il Governatorato fece costruire uno dei primi complessi di “casette popolarissime”, la Borgata Prenestina, un agglomerato di costruzioni che nel corso degli anni si ingrandì a dismisura con costruzioni abusive realizzate dai nuovi arrivati a Roma da varie regioni d’Italia divenendo un dedalo di case fatiscenti, che assunse comunemente il nome di Borghetto Prenestino. Abitato da povera gente, circa 5000 persone, il Borghetto era costituito da gruppi di casette a un piano, costruite con materiali di risulta, prive di acqua corrente, di luce e di bagni. L’acqua veniva presa da fontanelle poste in mezzo alle casette, mentre per i servizi igienici, sempre tra una casetta e l’altra, c’erano delle latrine pubbliche alla turca, con i canali di scolo ai lati, a scapito dell’igiene. Il Borghetto è stata narrato nelle novelle di Alberto Moravia e Pier Paolo Pasolini ed è la borgata (sia pure con nome modificato) in cui è ambientato il film Ho ritrovato mio figlio del 1954. Sarà solo dopo la seconda Guerra Mondiale, per rispondere se pur in maniera parziale e molto criticata, alla grave crisi degli alloggi che era andata profilandosi, che il Comune di Roma realizzò, su progetto di Saverio Muratore e Mario De Renzi, il grande complesso di case popolari di Villa dei Gordiani. Il boom economico e la cementificazione edilizia ha contribuito alla sua ulteriore espansione fino a come la conosciamo ai giorni d’oggi. Oggi nel quartiere ci sono supermercati, mercati rionali, negozi, banche, ristoranti, pizzerie, bar, enoteche, locali notturni, farmacie e la casa di cura “Fabia Mater”. Molto ben collegato alla rete di trasporto pubblica: c’è la fermata Teano della metro C, le linee di tram e bus diurni e notturni che portano direttamente in centro o collegano alle altre linee di metro. Merita inoltre una lunga visita il Parco Gordiani, un grande giardino ben tenuto dove si trovano i resti della residenza della famiglia imperiale Gordiani del III secolo (Gordiano I, Gordiano II e Gordiano III). Nella zona hanno sede diverse società sportive della capitale, il “Savio” ed il “Collatino”, oltre alla “Pro Roma”, società che ha visto crescere nelle proprie fila anche alcuni giocatori poi arrivati al successo nelle serie maggiori. Dal 2018 è nata la squadra “Borgata Gordiani” che si ispira ai valori del calcio popolare.
Il Quartiere Pietralata si trova tra le Via Nomentana e la Via Tiburtina, nell’area intorno all’omonima Via di Pietralata, fino al fiume Aniene. Il nome deriva da una corruzione di Prata Lata, antico nome di un ampio latifondo che, fin dal tempo dell’Antica Roma, si estendeva in questa zona. Ad oggi si tratta di un quartiere ad alta densità abitativa, popolato sia da residenti che da studenti. Quello che oggi è un importante quartiere cittadino all’epoca romana era un vasto latifondo, con un’estensione superiore ai 2000 ettari. E’ documentato che sul finire del Medioevo, Pietralata era proprietà dell’omonima famiglia, alla quale successe la famiglia Lante. Siamo adesso nel 1800, e le porzioni che costituiscono l’area di Pietralata vennero, finalmente, di nuovo unificate. Fautrice di questo fu la famiglia Mazzetti, nuova proprietaria di Pietralata. Nel 1842 Don Camillo Mazzetti ottenne anche da papa Gregorio XVI il titolo di marchese di Pietralata. Ma la vasta tenuta non rimase di proprietà dei Mazzetta a lungo, dato di lì a pochi anni divenne possesso della potente famiglia dei Torlona. L’antica Via di Pietralata era ben più lunga dell’attuale, che rappresenta solamente la parte interna a quella che un tempo era la vasta tenuta. La strada, infatti, partiva originariamente dalla Via Nomentana di fianco a Villa Torlonia, seguendo il percorso delle attuali Via Alessandro Torlonia e Via Giovanni Battista De Rossi, entrambe nel Quartiere Nomentano, quindi raggiungeva l’attuale tracciato stradale. La Via Tiburtina fino al Novecento è stata abbondantemente percorsa da carri trasporanti prodotti agricoli, per via della presenza di un importante mercato di prodotti di questo tipo proprio lungo questa consolare. L’area del Quartiere Pietralata si presentava infatti come un’ampia zona agricola. Negli anni successivi al 1870, a Roma furono costruiti diversi forti a difesa della città, tra i quali il Forte di Pietralata, situato proprio nel Quartiere Pietralata. La storia di Pietralata continuò a evolversi, e negli anni 1935-1940 il territorio subì un cambiamento radicale, divenendo nuova patria degli sfrattati provenienti dal centro di Roma. Per ospitarli, il governo si incaricò della costruzioni di modestissimi edifici, soprannominati casette da sette lire. Abitarvi non doveva essere piacevole: non disponevano di bagni, nè di cucine e tantomeno di acqua corrente! Quando vennero demoliti, negli anni ’50, è facile immaginare che nessuno ne abbia provato nostalgia. Ma le costruzioni più moderne che li sostituirono erano soggette ad un grosso problema: gli allagamenti. Soltanto negli anni Settanta la situazione venne risolta, favorendo così l’intensa urbanizzazione dell’area. Per un certo periodo, però, Pietralata, che nel 1961 aveva assunto lo status ufficiale di quartiere, rimase poco accogliente, per meglio dire un posto dove vivere e crescere non era affatto facile. Lo documentarono, fra gli altri, lo scrittore Per Paolo Pasolini, Elsa Morante e Alberto Moravia. Ma le cose stavano per cambiare. Negli anni ’90 vennero inaugurati la stazione della linea B della metropolitana di Roma, a linea B della metropolitana, tramite la quale in pochi minuti si raggiungono alcune delle principali sedi di studio/lavoro di Roma, come per esempio l’università la Sapienza e la Biblioteca Nazionale Centrale. Anche la stazione ferroviaria di Roma Tiburtina, la seconda per importanza dopo Roma Termini, si trova nel comprensorio di Pietralata. Recentissima l’inaugurazione di una sede Camplus College, volta a favorire gli studenti universitari che qui possono dormire e integrarsi facilmente nel tessuto sociale del quartiere. Rimanendo al suo interno, si trova un centro commerciale (Panorama), l’ospedale Pertini, diversi negozi al dettaglio, una vasta scelta per la ristorazione (pizzerie, trattorie, cocktail bar, etc.) caratterizzata da un buon rapporto qualità-prezzo. Ancora, Pietralata è vicina al parco della Riserva Naturale dell’Aniene, ideale per risanare i polmoni e contemplare la natura.
Il quartiere di Colli Aniene confina con la via Tiburtina e il nodo di scambio di Ponte Mammolo a nord, il depuratore e la Cervelletta ad est, l’autostrada Roma L’Aquila a sud e i quartieri di Verde Rocca e Tiburtino III ad ovest. Il nome deriva dalla tipologia del territorio prima dell’urbanizzazione, ondulato (sebbene oggi il quartiere sia pianeggiante) e in parte paludoso per la vicinanza del fiume Aniene. Il quartiere è attraversato centralmente da viale Palmiro Togliatti. La storia dell’insediamento inizia alla fine degli anni sessanta, quando una serie di cooperative edilizie, usufruendo delle facoltà previste dalla legge 167/1962 sull’edilizia economica e popolare, acquistarono una vasta area compresa nel Piano di Zona “Tiburtino Sud”. Le prime costruzioni giunsero agli inizi degli anni settanta a opera di tali cooperative e andarono avanti per tutto il decennio. Il quartiere Colli Aniene è prevalentemente un quartiere pianificato allo scopo residenziale con caratteristiche tipiche delle costruzioni degli anni Settanta e Ottanta. La densità abitativa di questa zona è probabilmente una delle più alte di Roma, e ciò è sicuramente motivato dal fatto che questo quartiere è nato con lo scopo principale di essere residenziale. Vanta inoltre un’età media della popolazione non troppo giovane ma neanche eccessivamente anziana così come la presenza di stranieri extracomunitari si attesta nei valori medi di Roma. Il territorio è molto ricco di aree verdi e parchi che consente di vivere in un ambiente estremamente tranquillo e ben collegato ai luoghi più centrali della capitale. Colli Aniene ha fatto da scenario cinematografico a diverse pellicole di commedie e poliziotteschi italiani[5], soprattutto tra la fine degli anni settanta e l’inizio degli anni ottanta, quando il quartiere era ancora in costruzione.
Si trova nell’area est del comune, a ridosso ed internamente al Grande Raccordo Anulare. Il territorio oggi corrispondente a Torre Maura era anticamente posto al quinto miglio della via Labicana (od.Casilina) e compreso in quell’area del  cosiddetto Lazio Antico, diviso fra le prime tribu’ dell’età Regia fra cui era la Pupinia, da molti collocata nell’area di Torrenova. La borgata Torre Maura, venutasi a costruire intorno al 1920, deve la sua denominazione ad un’antica costruzione i cui ruderi sono ancora visibili in via di Torre Spaccata, poco dopo l’incrocio con via Casilina. A Torre Maura, inoltre, in località S. Maria, al centro di un complesso di case popolari, si rinvennero nel 1983 le strutture di una villa in uso dalla tarda età repubblicana fino alla tarda età imperiale. Poco oltre, all’incrocio di Via dell’Airone con Via dei Fagiani sorge il cosiddetto Muraccio di S. Maura, un sepolcro in laterizio, completamente decontestualizzato dalle moderne costruzioni che lo circondano. A servizio della zona Torre Maura è presente fermata della Linea C della metropolitana di Roma che la collega al centro di Roma oltre alcune linee Bus.
Si trova nell’area est del comune, a ridosso ed internamente al Grande Raccordo Anulare. Il nome della zona è dato da una torre diroccata che si affaccia su via di Torre Spaccata, al confine sud del quartiere, ora non più visibile a causa della costruzione di abitazioni e di un grande parcheggio. Questo quartiere è un’ampia zona periferica della città, il cui primo nucleo fu inaugurato il 15 agosto 1961 grazie all’attuazione del cosiddetto “Piano Fanfani” dell´INA-CASA. Progettato come quartiere residenziale popolare in contrapposizione al dilagante abusivismo della periferia, per dare alla popolazione del ceto medio un quartiere vivibile, dignitoso, e ampio spazio al verde, abbondante lungo le strade e nei cortili. Tutte le strade del quartiere sono intitolate a personaggi che hanno legato il loro nome alla cultura romana: poeti romaneschi come Adone Finardi, Giuseppe Berneri, Alessandro Barbosi, Camillo Peresio, Pietro Sommaria o personaggi della cultura popolare di Roma come Rugantino e il Sor Capanna. Nella zona passano vari autobus e la metropolitana C che è facilmente raggiungibile dalla stazione Torre Spaccata, aperta di recente, nel novembre del 2014. 
Il quartiere di Tor Vergata situato esternamente al GRA, sul lato sud della via Casilina, nasce secondo tradizione nel 1360 dall’antica tenuta ed il casale situati tra Via Tuscolana e Via Labicana, a sud del 13° km della Via Casilina. L’antica tenuta ed il casale di Tor Vergata erano situati tra le vie Tuscolana e Labicana a sud del 13º km della via Casilina. Secondo lo storico Antonio Nibby il nome deriva dall’aspetto “vergato” della torre, risultante dall’impiego, a fasce alterne, di mattoni rossi e tufi cenerognoli con i quali la struttura era costruita. Dell’antica torre non rimane alcuna traccia. Torvergata è raggiungibile in metropolitana con le fermate: Torre Gaia, Torre Angela e Torrenova oppure con la stazione di Torvergata, posta sulla linea Roma-Cassino-Napoli e situata nel territorio di Frascati. Sede dell’Università degli studi di Roma “Tor Vergata”, è la seconda università statale di Roma in ordine cronologico di fondazione e la terza per numero di iscritti, progettata sul modello dei campus anglosassoni, con una superficie occupata di 600 ettari. Questa zona della capitale non è così densamente popolata come i quartieri più centrali. Questo ha dato modo di costruire numerosi parchi anche di notevoli dimensioni. Fra questi va ricordato il grande parco di Tor Vergata che ha ospitato nel 2000 la veglia del sabato e la messa della domenica della XV Giornata Mondiale della Gioventù durante il Giubileo del 2000. Inoltre nel 2004 è stato inaugurato il Centro Commerciale Tor Vergara, conta una galleria con oltre 60 negozi di livello nazionale e internazionale distribuiti su 2 piani.
Sorge sul lato sud della via Casilina, a ridosso del Grande Giardinetti, racchiuso fra le zone di Torre Angela a nord, Tor Vergata, La Romanina a sud e Torre Maura a ovest è il primo quartiere che si incontra sulla via Casilina percorrendola in direzione Borghesiana-Finocchio, appena lasciato il GRA all’uscita 18. La sua prossimità agli edifici della Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali (MM.FF.NN.) dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” rende questo quartiere luogo di domicilio di molti studenti universitari fuorisede. E’ possibile evidenziare in via dei Giardinetti uno dei luoghi intorno a cui gravita la maggior parte della vita del quartiere. Con il suo tracciato rettilineo attraversa l’intero centro abitato e costituisce, insieme a via C. Santarelli, con il mercato settimanale e la scuola elementare, un luogo di grande movimento e attività. E’ servito dai seguenti mezzi pubblici: Bus 105 e 106 (fermata Casilina/Santarelli); Bus 046 e 058 (fermata Orafi/Casilina) e dalla Metro C (fermata Giardinetti) che lo collega al centro della Capitale.
Sorge sul lato nord della via Casilina, all’esterno del Grande Raccordo Anulare, su una zona ondulata, solcata dal “fosso (marrana) di Tor Bella Monaca”. Dopo la caduta dell’Impero romano, progressivamente la Chiesa romana subentra in possesso dei patrimoni imperiali, ma bisognerà giungere al medioevo per vedere rifiorire  le abitazioni e le coltivazioni del territorio. Nel 1115 la zona apparteneva all’epoca alla famiglia Monaci, che nel XIII secolo fece erigere la torre tuttora esistente. Il 7 maggio 1319 Maria, vedova di Pietro Monaci  vendette il territorio a Landolfo Colonna. Era costume nella campagna romana che una volta venduto un bene immobiliare esso prendesse il nome del vecchio proprietario; pertanto la zona, dal giorno in cui venne venduta alla famiglia Colonna, fu denominata “Turris Pauli Monaci”. Nel seicento appaiono i nomi di “Torre Bella monica” e “Torre Belle monache” ma nei secoli seguenti s’impone quello di “Tor Bella Monaca”. Poi i possedimenti, intorno al XVI secolo, furono acquistati dal cardinale Borghese, già proprietario del latifondo di Torre Nova al quale si annettono i nuovi territori. Il 23 marzo 1869 i Borghese permutarono la loro tenuta Casa Calda con il territorio di Tor Bella Monaca, ma una crisi economica nell’ultimo decennio del secolo costrinse i Borghese a vendere le proprietà e nel 1919 furono completamente smembrate. Nel 1923 Romolo Vaselli acquistò la tenuta di Tor Bella Monaca e fino alla seconda guerra mondiale la zona acquistò una certa stabilità anzi si ingrandì con l’acquisto di Torre Angela. Finita la guerra iniziarono le nuove vendite  e le lottizzazioni che dettero origine alla borgata. Negli anni 50 la zona cominciò a popolarsi e i protagonisti della nuova edificazione furono gli immigrati dei castelli romani e del frusinate in quanto per essi la via Casilina costituiva il collegamento ideale tra città e luogo di origine. Successivamente il Comune di Roma ha lasciato che questa borgata crescesse in modo incontrollato e autonomo assieme ai suoi palazzi. Fino a che, negli anni Ottanta, viene predisposto il cosiddetto “Piano Casa”: un programma edilizio pensato per chi non poteva permettersi un alloggio ai prezzi di mercato. Gli amministratori dell’epoca pensano, così, di mettere fine all’abusivismo edilizio, incentivando al contempo la costruzione di lotti popolari per risolvere l’emergenza abitativa che a Roma è sempre stata una cifra stilistica. È così che nascono le cosiddette Torri: ventuno parallelepipedi grigio stinto, da quindici piani l’uno, che diventano il simbolo del quartiere da cui prendono il nome. La zona avrebbe dovuto essere totalmente autosufficiente, con farmacie, uffici postali, campetti sportivi, la chiesa, dei piccoli parchi recintati. Un modello di quartiere autonomo che, in una situazione di forte disagio economico e sociale, si è trasformato ben presto nella logica del ghetto. Durante le opere di urbanizzazione furono rinvenuti resti di epoca romana (una villa di cui vennero scavati alcuni ambienti termali, che ebbe varie fasi di vita tra il IV secolo a.C. e il III secolo DC.; resti di un porticato aperto su un piazzale pavimentato con basoli, pertinenti ad una fattoria romana e, infine, un tratto dell’antica via Gabina, presso piazza Castano. Recentemente vi è stata costruita la chiesa di Santa Maria Madre del Redentore, dell’architetto Pierluigi Spadolini. Il 9 dicembre 2005 vi è stato inaugurato il “Teatro Tor Bella Monaca”, con la direzione artistica di Michele Placido.
Si trova nell’area est del comune, a ridosso ed esternamente al Grande Raccordo Anulare tra le vie consolari, Prenestina a nord e Casilina a sud. La zona era collegata a queste consolari già nel periodo tra le prime relazioni tra la giovane Roma e le città latine sue vicine. Trae probabilmente  il suo nome  da un Angelo del Bufalo che potrebbe essere stato proprietario della torre nel secolo XIV. Dai del Bufalo la tenuta passa in seguito agli Albertoni, ai Lante, ai Ruspoli, (che  fanno costruire l’attuale casale di Tor Angela vecchia), ai Cesi, ai Sala, al collegio romano dei padri Gesuiti, a Angelo Franceschetti, ai Ludovisi-Boncompagni e finalmente ai Lanza. Questi vendettero nel 1923 a Davide Brunetti 28 ettari, ad ovest della strada di Torrenova, e la rimanente parte fu acquistata nel 1935 da Romolo Vaselli  che l’ha conservata immune da lottizzazione fino al 1954. Oggi la zona è popolata da immobili edificati a scopo residenziali e non mancano i servizi come negozi e scuole. Le varie linee di autobus che percorrono la via Casilina e la linea ferroviaria con diverse stazioni disseminate tra la città e i dintorni permettono di raggiungere i vari luoghi principali della città. La Metropolitana C è in grado di portarvi al centro fino ai Fori Imperiali grazie alla connessione con la linea B oltre alle diverse linee di autobus diretti a Termini con svariate fermate all’interno della città. 
Colle Prenestino sorge a cavallo della via Prenestina, oltre l’incrocio con via dell’Acqua Vergine a nord e via di Torrenova a sud. a circa 1,5 Km dalla rampa del Grande Raccordo Anulare. Sorge come borgata spontanea nei primi anni sessanta-settanta, inizialmente come zona agro-industriale, poi come zona abitata. Il suo primo nome fu “Colle Mentuccia”, per l’allora abbondante presenza della mentuccia, un’erba aromatica. Con il piano regolatore generale, la borgata crebbe demograficamente in maniera vertiginosa, abusivamente, con un’edilizia disordinata ai lati della via Prenestina, che taglia in due la frazione. Con il piano regolatore generale, la borgata crebbe demograficamente in maniera vertiginosa, con un edilizia disordinata ai lati dell’arteria principale,la via Prenestina, che taglia in due il quartiere. Oltre ai resti romani dell’acquedotto dell’Acqua Vergine, che ha sorgente proprio in zona, dagli scavi per la costruzione della chiesa di San Patrizio, sono state portate alla luce alcune tombe etrusche, attualmente site sotto il basamento della chiesa e visibili da un’apertura vetrata posta sul pavimento a destra all’entrata. Una villa Romana, ancora interrata, si trova vicino al comprensorio scolastico “Maria Grazia Cutuli”. Con la linea ATAC 075 in pochi minuti è possibile raggiungere il centro commerciale Roma Est.
Ponte di Nona è un nuovo agglomerato urbano del comune di Roma. Si estende a ridosso della via del Ponte di Nona a sud di via Collatina. Alla parte storica del quartiere, comprendente palazzine e case popolari, si è aggiunta nel 2002 una zona di nuova costruzione, situata tra la vecchia zona e la via Collatina, definita Nuova Ponte di Nona (da alcuni chiamata imprecisamente “quartiere Caltagirone”, dal nome della strada principale del quartiere). Ponte di Nona è uno tra i primi quartieri ad essere stati progettati a partire da zero, secondo una nuova tipologia di convenzione tra l’ente locale e i costruttori, stipulata nel 1995, ed entrata nel vivo a partire dal 2002. Gli edifici sono costruiti da un gruppo di società edilizie consorziate, che hanno acquistato gli appezzamenti di terreno, adibiti ad uso agricolo fino all’inizio degli anni novanta, quindi hanno suddiviso l’area in gruppi di costruzioni. Ogni gruppo è caratteristico per lo stile e l’architettura degli edifici. Il 31 marzo 2007 è stato inaugurato uno tra i più grandi centri commerciali retail d’Europa, denominato “Roma Est”. Durante i lavori di edificazione sono stati rinvenuti numerosi reperti archeologici che testimoniano la presenza di ville di epoca romana. Nelle vicinanze erano inoltre ubicati un santuario ed un centro abitato di età romana. All’interno del quartiere ci sono due asili nido comunali,  4 scuole dell’infanzia comunali oltre due istituti comprensivi  comprendenti scuole medie ed elementari. Il quartiere è collegato con il 314 (largo Preneste), lo 075 (stazione metro B Ponte Mammolo), 055 (stazione metro C Grotte Celoni), il 555 (stazione Ponte di nona fr2 e stazione metro c Borghesiana).
Lunghezza è il nome della decima zona del comune di Roma nell’Agro Romano, si trova nell’area est del comune, esternamente al Grande Raccordo Anulare. La località conta circa 4000 abitanti e la si può raggiungere percorrendo la via Collatina o, dalla via Tiburtina, percorrendo via della Tenuta del Cavaliere, che terminano nella piazza di Lunghezza. L’uscita autostradale della A24 Lunghezza/barriera Roma est è a2,6 km dalla piazza di Lunghezza. All’interno del quartiere si trova la stazione ferroviaria FS che collega Lunghezza alla stazione di Roma Tiburtina con la linea FR2. Tra i monumenti, il più importante è il castello di Lunghezza, mentre nella piazza centrale del quartiere si trova un monumento in ricordo dei caduti della seconda guerra mondiale. È presente una scuola elementare (F.Martelli) costruita negli anni trenta. Il Castello di Lunghezza è un castello medievale che dà il nome alla località di Lunghezza, nel comune di Roma. Il castello è classificato “monumento nazionale”. Il resto è storia recente il vero, grande recupero del castello sta avvenendo grazie all’iniziativa de  IL FANTASTICO MONDO DEL FANTASTICO. . Il castello è stato finalmente riaperto al pubblico e specialmente ai bambini; è tornato a vivere, per tutti, e non per pochi; giorno dopo giorno ritrova il suo antico splendore.
Castelverde è una frazione del comune di Roma, situata in zona Z.X Lunghezza, nel territorio del Municipio VIII. Sorge fra la via Prenestina a sud e la via di Lunghezza (via Collatina) a nord, lungo la dorsale via Massa di San Giuliano, tra le frazioni di Villaggio Prenestino a ovest, Lunghezzina a nord, Fosso San Giuliano a est e Osa a sud. Nel 1950 si stabilì qui un gruppo di migranti marchigiani, che diedero il nome di “Castellaccio” alla zona per la presenza della torre di un vecchio castello. Bonificata l’area per la coltura, iniziarono a costruire le prime case e una chiesa. Il 30 settembre 1966, su richiesta del parroco don Alfredo Maria Sipione al sindaco di Roma Americo Petrucci, il quartiere cambiò nome in “Castelverde”, ufficializzandolo in occasione della visita pastorale di papa Paolo VI. A partire dagli anni duemila il quartiere ha conosciuto una forte impronta edilizia che ha portato alla realizzazione di una zona completamente nuova denominata in gergo “Lunghezzina 2”. Si tratta di una zona che si dirama da via Ortona dei Marsi, nella quale il comune ha dato la possibilità di costruire sul proprio terreno.